Semiconduttori, previsioni in calo del 3,6% nel 2023

I motivi del calo sono in larga parte dovuti al calo della domanda e all'aumento progressivo dei costi di produzione.

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a cura di Gabriele Giumento

Le tendenze di mercato di quest'ultimo periodo continuano a confermare il calo di domanda per i prodotti informatici, principalmente causato dall'aumento dei costi di produzione e dell'inflazione, con impatto diretto sui prezzi di vendita. L'ultimo report proveniente da Gartner Forecasts prevede un calo del 3,6% del mercato dei semiconduttori nel 2023, dopo una crescita del 4% di quest'anno e del 26,3% nel 2021. A seguito di questo calo, i guadagni del prossimo anno dovrebbero tornare alle cifre del 2021, vale a dire 596 miliardi di dollari.

Secondo quanto affermato dalla società di consulenza il mercato delle imprese è rimasto relativamente stabile, di conseguenza non ci si aspetta che questo diminuisca come quello dei consumatori per quanto riguarda la domanda di semiconduttori. A riconferma di quanto anticipato da TrendForce, inoltre, Gartner prevede anche una diminuzione per il mercato delle memorie NAND, che dovrebbe calare al 13,7% nel 2023, mentre allo stesso modo il mercato delle memorie scenderebbe al 16,2%, per via di un eccesso di offerta. A seguito dei bruschi cali di prezzo, i produttori hanno ridotto la produzione al fine di arginare l'andamento.

La maggior parte delle imprese sta rafforzando le proprie infrastrutture, sia di produzione che di distribuzione, al fine di espandere maggiormente le proprie potenzialità e far scendere i costi di produzione, progressivamente lievitati negli ultimi anni. Fra queste c'è Intel, che nel tentativo di proporsi come fonderia globale alternativa a TSMC, ha aumentato gli investimenti per costruire nuove fabbriche in Europa, tra cui due impianti di packaging anche qui in Italia. I territori candidati sono Piemonte e Veneto, mentre le cifre sono aumentate da 5 miliardi iniziali, a ben 11 miliardi attuali. La nuova infrastruttura di Intel, la prima nella nostra Nazione, consentirebbe di generare fino a 1500 posti di lavoro, con ulteriori 3500 posti tra fornitori e partner. L'accordo definitivo richiede però ancora del tempo: ve ne abbiamo parlato in questo articolo.