SpaceX ha superato quota diecimila satelliti Starlink lanciati complessivamente, raggiungendo questo risultato domenica scorsa con il doppio lancio di 56 unità aggiuntive a bordo di razzi Falcon 9 separati. Il dato assume una rilevanza particolare se si considera che l'azienda di Elon Musk ha eguagliato il proprio record annuale di lanci con ben due mesi di anticipo sulla fine dell'anno.
Il progetto Starlink, nato con i primi prototipi sperimentali nel febbraio 2018 e divenuto operativo commercialmente nel 2021, punta a fornire connettività internet veloce e a bassa latenza in ogni angolo del pianeta. L'infrastruttura attuale conta circa 8.608 satelliti effettivamente funzionanti, secondo i calcoli del tracker satellitare gestito da Jonathan McDowell. La discrepanza tra unità lanciate e operative si spiega con il ciclo vitale di questi dispositivi, progettati per restare attivi circa cinque anni prima di essere intenzionalmente fatti rientrare nell'atmosfera dove si disintegrano.
Le autorizzazioni ottenute da SpaceX coprono il dispiegamento di 12.000 satelliti, ma i piani complessivi dell'azienda sono ben più ambiziosi e prevedono oltre 30.000 unità. Questa espansione massiccia non rappresenta un caso isolato nel panorama della nuova economia spaziale: Project Kuiper di Amazon, insieme a iniziative europee e cinesi, stanno sviluppando proprie megacostellazioni con obiettivi analoghi.
Il ritmo serrato delle operazioni di lancio diventa evidente analizzando i numeri del 2025: il traguardo dei diecimila satelliti è stato raggiunto durante la centotrentaduesima missione Falcon 9 dell'anno in corso. Si tratta di una frequenza che non ha precedenti nella storia dell'astronautica, resa possibile dalla tecnologia dei razzi riutilizzabili sviluppata da SpaceX negli ultimi anni.
L'affollamento dell'orbita terrestre bassa sta però generando crescenti preoccupazioni nella comunità scientifica e tra gli operatori del settore spaziale. La moltiplicazione esponenziale di oggetti artificiali in orbita aumenta statisticamente il rischio di collisioni e complica le operazioni di tutti i satelliti, compresi quelli dedicati alla ricerca scientifica e all'osservazione astronomica. Gli esperti avvertono che senza una regolamentazione internazionale più stringente, la gestione del traffico orbitale potrebbe diventare critica nei prossimi anni.