L'Autorità nazionale per le relazioni sindacali degli Stati Uniti ha infatti archiviato le accuse che pendevano da oltre due anni contro Tim Cook, amministratore delegato di Apple, per presunta violazione delle normative federali sul lavoro. La decisione rappresenta un esempio concreto di come i mutamenti politici possano influenzare l'interpretazione delle leggi che regolano i rapporti tra management e dipendenti nelle corporation americane.
L'email che scatenò la controversia
Tutto ebbe inizio nel 2021, quando Cook inviò una comunicazione interna dai toni insolitamente duri dopo che i dettagli di un meeting riservato erano finiti sui media. La riunione aveva toccato argomenti particolarmente sensibili per l'azienda di Cupertino, dalla questione dell'equità salariale alle posizioni aziendali riguardo la controversa legge texana sull'aborto.
Il CEO non usò mezzi termini: "Le persone che divulgano informazioni riservate non appartengono a questa azienda" e promise che Apple avrebbe fatto "tutto ciò che è in nostro potere per identificare chi ha fatto trapelare" le informazioni.
Le parole di Cook finirono nel mirino di Ashley Gjovik, ex dipendente Apple che nel 2021 presentò una denuncia formale all'NLRB. Secondo Gjovik, non solo l'email del CEO violava le normative federali, ma anche diverse clausole del manuale per i dipendenti risultavano illegittime. Tra queste, le restrizioni sulla divulgazione di "informazioni commerciali", i divieti di comunicare con i giornalisti, le limitazioni nel rivelare i compensi dei colleghi e persino le regole sui contenuti dei post sui social media.
Il ribaltamento delle accuse
Nel gennaio 2023, l'NLRB aveva accolto le istanze dell'ex dipendente, stabilendo che diverse "regole lavorative" di Apple erano in contrasto con i diritti sindacali. Il caso era stato quindi trasmesso ai giudici amministrativi per un'ulteriore valutazione. Tuttavia, la situazione ha subito una svolta drammatica con l'insediamento della nuova amministrazione Trump.
L'ufficio del procuratore generale dell'agenzia ha ritirato non solo le accuse contro Cook, ma anche una serie di altre allegazioni contro Apple. Tra queste, le presunte violazioni legate alle regole di riservatezza imposte ai dipendenti, il licenziamento dell'attivista Janneke Parrish e le accuse di sorveglianza sui lavoratori. In una lettera inviata venerdì all'avvocato che rappresentava Parrish, un direttore regionale ha spiegato che l'agenzia aveva "investigato e considerato attentamente" le rivendicazioni, ma che "dopo ulteriori considerazioni" aveva determinato che molte dovessero essere archiviate.
Il dietrofront dell'NLRB non è casuale, ma riflette un cambio di rotta più ampio nell'approccio governativo verso le grandi corporation tecnologiche. Donald Trump ha sostituito Jennifer Abruzzo, nominata da Biden come procuratore dell'agenzia, con William Cowen. Quest'ultimo ha intrapreso una politica di ridimensionamento sia nell'ampiezza che nella profondità dei casi sotto investigazione, pur mantenendo alcune azioni legali contro colossi come Amazon e l'app di incontri Grindr.