L'azzardo, calcolato, di Intel

Con Intel ripercorriamo il cammino che ci ha portato agli Ultrabook, notebook molto sottili con caratteristiche ben precise, ma sempre in evoluzione, come gli schermi touch.

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a cura di Tom's Hardware

L'azzardo, calcolato, di Intel

Prima del 2011 c'era qualcuno che chiedeva gesture e voce sui notebook? Nessuno. È per questo che si deve almeno ammirare l'audacia, giusta o sbagliata, avuta da Intel per spingere lo sviluppo di queste tecnologie su prodotti di questo genere. È stata una decisione informata, una scommessa che non si sapeva come sarebbe andata.

"Quando abbiamo realizzato Centrino, ci siamo affidati a ricerche estese tra gli utenti mobile", ha affermato Karen Regis. "Eppure non c'era niente nella nostra ricerca che diceva specificamente che gli utenti desideravano il wireless nei notebook. Quelle sono intuizioni che bisogna imporre. Sapevamo che le persone volevano maggiore libertà e flessibilità, e sapevamo che il wireless avrebbe offerto tutto questo e molto di più. Sapevamo che il wireless avrebbe mutato radicalmente il modo in cui le persone interagiscono con i loro PC portatili, e lo ha fatto".

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Indovinare ciò che la gente vorrà prima che essi stessi lo sappiano era qualcosa che uno come Steve Jobs aveva capito da tempo. "Pensiamo che questa nuova ondata di modi per interagire con la tecnologia stia profondamente influenzando il modo in cui realizziamo i PC", ha aggiunto Regis. "Touch e gesti sono ideali per realizzare un progetto completamente integrato. Una persona potrebbe trovarsi in cucina, con le mani sporche e il desiderio di fare qualcosa a schermo, senza poterlo toccare. Ed ecco che entrano in gioco voce e gesti".

Se la prima metà dello sforzo per creare un Ultrabook ha riguardato il form factor, la seconda si concentra sui sensori e quello che ci consentono di fare. Intel sta cercando di realizzare un riconoscimento vocale quasi perfetto e sta lavorando con Dell su una versione rinnovata del motore di Dragon, ma non aspettatevi tante chiacchiere intorno a questo progetto. Intel sta facendo le cose lentamente e con cautela.

Per un paio di anni a partire dal 2003, AMD fece fortuna nel mercato dei server Opteron con un'architettura indiscutibilmente superiore. Ci sono voluti due o tre anni a Intel per recuperare e riprendere il suo vantaggio. Oggi, la situazione con i dispositivi client è analoga. Apple, Qualcomm, ARM e tutti gli altri pesi massimi del settore ultramobile hanno spazzato via i netbook dalla carta geografica e diviso il personal computing in due segmenti, fruizione e produzione di contenuti. Intel ha dormito, perdendo la sua presa sul mondo della fruizione dei contenuti.

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Gli Ultrabook sono un'accelerazione per dare nuova linfa al mercato dei portatili, che ne ha bisogno, ma soprattutto il tentativo di riunire "consumo" e "produzione" e frenare l'avanzata e la diffusione di prodotti non Intel. Gli Ultrabook mirano a rendere la piattaforma così convincente che, francamente, sarebbe stupido considerare un tablet di fascia alta sottoperformante, troppo caro e con funzioni limitate.

Quel giorno però non è oggi, né tra pochi mesi. È un percorso a lungo termine. "Normalmente Intel avrebbe fatto uno sviluppo tecnologico e sperato che l'ecosistema lo sfruttasse al meglio. Stiamo seguendo un approccio fondamentalmente diverso e questo conferisce una probabilità di successo più alta. Dobbiamo fare i passi giusti in modo che, guardandoci indietro tra 24 mesi, potremo dire di aver imboccato la strada giusta", ha concluso Rob DeLine.