L'estate europea del 2022 ha scritto una pagina drammatica nella storia climatica contemporanea, con una cupola di calore che ha investito dodici metropoli causando 2.300 vittime in appena dieci giorni. Un team di ricercatori internazionali ha sviluppato per la prima volta un metodo rivoluzionario per calcolare in tempo reale l'impatto mortale del cambiamento climatico durante gli eventi estremi, rivelando che senza il riscaldamento globale oltre 1.500 persone sarebbero ancora vive. La ricerca, condotta dal World Weather Attribution network in collaborazione con la London School of Hygiene and Tropical Medicine, rappresenta un punto di svolta nella comprensione immediata delle conseguenze letali dell'emergenza climatica.
La metodologia che cambia tutto
Gli scienziati hanno combinato dati meteorologici con modelli epidemiologici per confrontare la mortalità reale con quella che si sarebbe verificata in un mondo non alterato dal riscaldamento globale. La cupola di calore che ha colpito l'Europa occidentale e centrale tra il 23 giugno e il 2 luglio ha spinto le temperature fino a 35°C a Londra, 40°C a Parigi e 46°C in alcune zone di Spagna e Portogallo. Tradizionalmente, determinare l'impatto del cambiamento climatico sui decessi richiedeva mesi di analisi, ma questa nuova metodologia permette valutazioni immediate.
L'analisi ha coinvolto dodici città europee: Atene, Barcellona, Budapest, Francoforte, Lisbona, Londra, Madrid, Milano, Parigi, Roma, Sassari e Zagabria. I ricercatori hanno applicato curve che correlano temperatura giornaliera e mortalità in eccesso, confrontando i dati reali con quelli calcolati per un mondo senza alterazioni climatiche.
L'anatomia di una strage silenziosa
Il calore rappresenta il fenomeno meteorologico estremo più letale, ma agisce come un killer silenzioso che aggrava patologie preesistenti senza lasciare tracce evidenti sui certificati di morte. Anche in un mondo più freddo, l'ondata di calore avrebbe causato 700 vittime, ma l'amplificazione delle temperature dovuta al cambiamento climatico - fino a quattro gradi in più - ha triplicato il bilancio finale.
L'88% delle vittime aveva più di 65 anni, confermando la particolare vulnerabilità degli anziani agli stress termici estremi. A Londra, il cambiamento climatico è stato responsabile di 171 dei 235 decessi registrati, mentre Madrid ha mostrato il dato più allarmante con il 90% delle morti attribuibili direttamente al riscaldamento globale.
Città impreparate di fronte al calore estremo
Milano si è rivelata la città più colpita con 499 decessi, una tragedia amplificata dall'elevato inquinamento atmosferico che il calore intensifica ulteriormente. La capitale spagnola soffre invece della mancanza di aree verdi capaci di mitigare l'effetto isola di calore urbano, mentre Londra presenta edifici spesso mal ventilati che trasformano le abitazioni in vere e proprie trappole termiche.
Durante l'emergenza, le autorità svizzere e francesi sono state costrette a spegnere reattori nucleari, mentre diverse regioni italiane hanno vietato il lavoro all'aperto dopo la morte di un operaio edile. Gli incendi hanno devastato il Mediterraneo, dipingendo un quadro apocalittico di un continente sotto assedio climatico.
Limiti e prospettive della ricerca
Secondo Kristie Ebi dell'Università di Washington, la ricerca potrebbe sottostimare il numero reale di vittime poiché si basa su dati di mortalità di un passato più freddo. "Non sappiamo cosa accade quando si raggiungono temperature davvero estreme", osserva la studiosa, suggerendo che gli effetti letali potrebbero essere ancora più drammatici di quanto calcolato.
Friederike Otto dell'Imperial College London sottolinea l'urgenza di interventi politici concreti: "Ora il calore pericoloso coinvolge più persone". Le soluzioni immediate potrebbero includere la distribuzione di acqua potabile nelle stazioni della metropolitana, il divieto di circolazione per veicoli non essenziali durante le ondate di calore e campagne di sensibilizzazione. Come avverte Otto: "Anche se pensi di essere invincibile, non lo sei".