L'impatto dell'intelligenza artificiale sul mercato del lavoro americano potrebbe manifestarsi molto prima di quanto previsto dagli esperti. Secondo un'analisi appena pubblicata da Goldman Sachs, basata su un sondaggio condotto tra oltre cento banchieri della stessa istituzione che seguono clienti in vari settori industriali, le aziende statunitensi stanno accelerando l'adozione di strumenti di IA con conseguenze già visibili sull'occupazione. Sebbene la narrazione dominante finora abbia enfatizzato i benefici in termini di produttività, emergono segnali concreti di riduzione del personale in specifici comparti professionali.
La peculiarità del momento attuale risiede nella strategia prevalente adottata dalle imprese. Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, quasi la metà delle aziende clienti di Goldman utilizza l'intelligenza artificiale principalmente per stimolare crescita e fatturato, non per tagliare i costi. Solo una su cinque la implementa con l'obiettivo esplicito di ridurre le spese. Questo approccio orientato alla crescita rappresenta una differenza sostanziale rispetto alle tradizionali ondate di ristrutturazione aziendale, dove il contenimento dei costi è sempre stato il motore principale.
Tuttavia, dietro questa facciata ottimistica si nasconde una realtà più complessa. Attualmente solo il 10% delle aziende ha effettivamente ridotto il personale a causa dell'IA, ma tra i banchieri che seguono i settori tecnologico, mediatico e delle telecomunicazioni, quasi un terzo segnala già pressioni emergenti sull'occupazione. Gli analisti di Goldman, guidati dal chief economist Jan Hatzius, prevedono una riduzione del 4% della forza lavoro nel prossimo anno, destinata ad ampliarsi fino all'11% nell'arco di tre anni.
I settori professionali più vulnerabili sono stati identificati con precisione. L'80% dei banchieri intervistati prevede tagli significativi nel servizio clienti, dove l'automazione si sta affermando rapidamente. Seguono i ruoli di supporto amministrativo e operativo, con il 49% di aspettative negative, e le posizioni nell'ambito IT e ingegneristico. Questa mappa del rischio occupazionale suggerisce che i lavori caratterizzati da attività ripetitive o standardizzabili saranno i primi a subire l'impatto della trasformazione tecnologica.
Le modalità con cui le aziende intendono gestire questa transizione variano notevolmente. Circa il 55% dei banchieri si aspetta che i clienti ricorrano al blocco delle assunzioni o all'attrito naturale, permettendo cioè che le posizioni vacanti non vengano rimpiazzate. Una percentuale significativa, il 26%, prevede invece licenziamenti diretti o ristrutturazioni più ampie. Questa diversità di approcci riflette tanto considerazioni economiche quanto sensibilità verso l'impatto sociale delle decisioni aziendali.
Il report di Goldman arriva in un momento particolare, coincidente con l'annuncio di Amazon di eliminare 14.000 posti di lavoro. Il CEO Andy Jassy ha giustificato i tagli citando ragioni di compatibilità culturale piuttosto che risparmi economici o automazione, ma la tempistica solleva inevitabili interrogativi sul ruolo della tecnologia nelle decisioni di ridimensionamento. Per il mercato del lavoro italiano, abituato a dinamiche occupazionali diverse e più protette rispetto a quelle statunitensi, questi svilimenti rappresentano un segnale d'allarme su tendenze che potrebbero attraversare l'Atlantico.
Il tasso di adozione dell'intelligenza artificiale nelle aziende americane sta crescendo a ritmi impressionanti. Secondo i banchieri di Goldman, il 37% dei clienti utilizza già l'IA in produzione regolare, un dato che supera di gran lunga il 9,9% rilevato dal Census Bureau in un'indagine recente. Le proiezioni indicano che questa percentuale salirà al 50% entro il prossimo anno e raggiungerà il 74% nell'arco di tre anni, segnalando un'accelerazione nell'integrazione di questi strumenti nelle operazioni quotidiane.
Nonostante l'entusiasmo diffuso, permangono ostacoli significativi all'adozione su larga scala. Il 61% dei banchieri riferisce che i clienti considerano l'IA ancora una tecnologia troppo acerba per un'implementazione estesa, mentre il 47% sottolinea la mancanza di competenze interne necessarie per sviluppare gli strumenti adeguati. Questa cautela suggerisce che la trasformazione, per quanto rapida, non sarà uniforme e che molte aziende stanno ancora cercando di comprendere come sfruttare al meglio queste tecnologie senza compromettere la qualità o l'efficienza operativa.
Gli economisti di Goldman sottolineano come l'aumento relativamente rapido nell'adozione prevista e nelle riduzioni di personale nei prossimi tre anni evidenzi che gli effetti dell'intelligenza artificiale sul mercato del lavoro statunitense potrebbero materializzarsi ben prima delle aspettative. Questa valutazione conferma la visione di lungo periodo della banca d'investimento secondo cui l'IA è destinata ad avere un impatto trasformativo sull'economia e sull'occupazione, modificando profondamente non solo quali lavori vengono svolti, ma anche come vengono organizzate le aziende e distribuite le competenze al loro interno.