Le ondate di calore che stanno diventando sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici non rappresentano solo una minaccia per la salute fisica degli esseri umani, ma potrebbero compromettere lo sviluppo cognitivo dei bambini fin dalle primissime fasi della vita. Una ricerca pubblicata di recente e coordinata dalla New York University ha analizzato per la prima volta l'impatto dell'esposizione prolungata a temperature estreme sulle capacità di apprendimento dei bambini in età prescolare, rivelando correlazioni significative tra calore intenso e ritardi nello sviluppo di competenze fondamentali. Lo studio si inserisce in un contesto scientifico in cui lo stress termico è già riconosciuto come la principale causa di morte legata a eventi meteorologici estremi, con quasi mezzo milione di vittime all'anno a livello globale.
Il team di ricerca guidato da Jorge Cuartas ha esaminato i dati raccolti dall'UNICEF su 19.600 bambini di età compresa tra 3 e 4 anni in sei paesi: Georgia, Gambia, Madagascar, Malawi, Sierra Leone e Stato di Palestina. I ricercatori hanno utilizzato l'Early Childhood Development Index, uno strumento standardizzato che valuta la capacità dei bambini di riconoscere lettere, leggere parole semplici, identificare i numeri da 1 a 10 e altre competenze cognitive di base. Questi dati sono stati poi incrociati con i registri climatici delle rispettive aree geografiche, applicando controlli statistici per isolare l'effetto della temperatura da altre variabili confondenti come il livello di povertà delle famiglie, l'educazione materna e le temperature medie di riferimento della regione.
I risultati mostrano che l'esposizione a temperature medie mensili massime di 32°C o superiori riduce la probabilità che i bambini siano sulla giusta traiettoria di sviluppo cognitivo dal 2,8% al 12,2%, rispetto ai coetanei esposti a temperature non superiori a 26°C. Significativamente, anche temperature di 30°C hanno dimostrato di avere un impatto negativo sulle competenze di lettura e calcolo numerico. In misura minore, il calore intenso ha influenzato anche lo sviluppo sociale, emotivo e fisico dei bambini. Come sottolinea Cuartas, questa è la prima evidenza scientifica documentata che dimostri come il calore eccessivo non colpisca soltanto la salute fisica, ma interferisca direttamente con le capacità cognitive in formazione.
Un aspetto particolarmente rilevante della ricerca riguarda l'effetto prenatale dell'esposizione al calore. L'analisi ha rivelato che temperature di 33°C durante il primo trimestre di gravidanza correlano con una riduzione del 5,6% nella probabilità che il nascituro raggiunga i parametri attesi di sviluppo cognitivo all'età di 3-4 anni. Questo dato suggerisce che i meccanismi biologici attraverso cui il calore estremo influisce sullo sviluppo neurologico potrebbero attivarsi già durante la gestazione, quando la formazione delle strutture cerebrali è particolarmente vulnerabile a stress ambientali.
Lo studio ha inoltre identificato una chiara diseguaglianza nell'impatto del calore: i bambini provenienti da famiglie più povere, residenti in aree urbane e con accesso limitato a fonti d'acqua hanno mostrato effetti significativamente più marcati. Secondo Cuartas, i cambiamenti climatici e il calore eccessivo agiscono come moltiplicatori di minaccia per i bambini che già affrontano condizioni di svantaggio socioeconomico. Questo fenomeno potrebbe essere spiegato dalla mancanza di sistemi di climatizzazione nelle abitazioni a basso reddito, dall'aumento dello stress genitoriale durante i periodi di caldo intenso e dalla maggiore vulnerabilità complessiva di queste popolazioni agli shock ambientali.
Julia Pescarini, ricercatrice presso la London School of Hygiene & Tropical Medicine, pur riconoscendo l'importanza dello studio, evidenzia alcune limitazioni metodologiche. La ricerca potrebbe non aver completamente isolato l'effetto di altri fattori che caratterizzano i contesti studiati, come l'esposizione alla violenza o l'instabilità politica, entrambi elementi che potrebbero autonomamente compromettere lo sviluppo infantile. Pescarini sottolinea la necessità di ulteriori ricerche per chiarire i meccanismi causali specifici attraverso cui il calore interferisce con l'apprendimento: si tratta di effetti diretti sul metabolismo cerebrale, di perturbazioni del sonno, di ridotta interazione sociale durante le ondate di calore, o di una combinazione di questi fattori?
Le implicazioni di questi risultati sono profonde e urgenti. Come osserva Cuartas, anche piccoli ritardi cognitivi nelle fasi iniziali della vita possono amplificarsi progressivamente: un bambino che conosce meno numeri a 3-4 anni avrà maggiori difficoltà nell'apprendimento dell'aritmetica e potrebbe accumulare svantaggi nel percorso scolastico. A conferma della gravità della questione, una valutazione rapida condotta nel 2024 ha stimato che un'ondata di calore nei mesi di giugno e luglio ha causato la morte di 2.300 persone in 12 città europee, prevalentemente ultra-sessantacinquenni, dimostrando che nemmeno le nazioni più sviluppate sono immuni dagli effetti dello stress termico.
Le prospettive future della ricerca dovranno concentrarsi sull'identificazione precisa dei gruppi più vulnerabili e dei percorsi causali che collegano temperatura e sviluppo cognitivo, per permettere lo sviluppo di strategie di adattamento mirate. Interventi possibili includono programmi di raffrescamento per le abitazioni a basso reddito, modifiche degli orari delle attività educative durante i periodi più caldi, supporto psicologico per le famiglie sotto stress termico e politiche urbanistiche che riducano l'effetto "isola di calore" nelle città.