Contrordine, non è vero che i social fanno male. Ma lo studio è discutibile

Un nuovo studio mette in discussione quanto deciso in precedenza, forse anche a causa di una non così trasparente collaborazione tra le parti.

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a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

In uno dei più estesi studi mai condotti sulla salute mentale e sull'utilizzo di Internet, l'Oxford Internet Institute ha recentemente affermato che non esiste una reale connessione tra l'uso di Internet e i danni psicologici. I professori Andrew Przybylski e Matti Vuorre hanno analizzato i dati provenienti da due milioni di individui di età compresa tra 15 e 89 anni in 168 paesi, giungendo alla conclusione che nonostante due decenni di crescente connettività online, i cambiamenti nella salute mentale globale sono stati minimi.

Questi risultati, apparentemente sorprendenti, sfidano le preoccupazioni a lungo sostenute riguardo ai rischi associati all'uso eccessivo dei social media. Tuttavia, va notato che lo studio nello stesso si ammette la sua stessa limitatezza, in quanto i ricercatori non hanno avuto accesso diretto ai dati forniti dalle piattaforme stesse. Un rapporto diffuso dall'informatore Frances Haugen, riguardante Meta, ha rivelato che Instagram contribuisce ad aggravare i problemi di immagine corporea per una ragazza adolescente su tre.

"Gli adolescenti incolpano Instagram per l'aumento del tasso di ansia e depressione", afferma una diapositiva interna dello studio trapelato. “Questa reazione è stata spontanea e coerente in tutti i gruppi”.

È interessante notare che Przybylski ha avuto consultazioni non retribuite con Meta, ma riconosce che la ricerca sull'argomento è intrinsecamente complessa e ostacolata da metodologie contestate. Questo solleva la questione fondamentale della necessità di maggiore trasparenza da parte delle piattaforme social, la cui collaborazione è essenziale per comprendere appieno la relazione diretta.

Il recente scandalo legato a Meta, che ha portato a un'azione legale da parte di 33 stati, evidenzia l'attenzione crescente sulle conseguenze psicologiche dell'utilizzo delle piattaforme. Il presidente Joe Biden stesso ha affrontato questa problematica nei suoi discorsi più recenti, evidenziando l'impatto mentale dei social media. La questione è diventata così critica che Meta è stata accusata di violare leggi statali e federali nel tentativo di trattenere i giovani utenti più a lungo sulle loro piattaforme.

Nonostante l'aumento dell'uso di Internet in tutto il mondo, i social media non devono essere categoricamente considerati dannosi per la salute mentale. In alcuni casi, la connessione con individui simili provenienti da tutto il mondo può addirittura contribuire al benessere mentale, come dimostra la ricerca condotta dal Trevor Project sugli adolescenti queer. Tuttavia, la crescente preoccupazione espressa dal Congresso riguardo a TikTok, e i dibattiti sulla sua possibile messa al bando negli Stati Uniti, indicano che le inquietudini sulle piattaforme digitali rimangono un tema centrale.

Al momento non è possibile affermare con certezza che Internet non abbia alcun impatto sulla nostra salute mentale. La questione richiede un approccio più approfondito, con una maggiore collaborazione tra ricercatori indipendenti e il settore tecnologico, al fine di comprendere appieno le dinamiche complesse che legano il mondo online alla nostra benessere psicologico.