Un archivio di gesti inaspettati
Jared Towers, ricercatore della Bay Cetology, ha raccolto e analizzato 34 episodi documentati tra il 2004 e il 2024, tutti caratterizzati da un denominatore comune: orche che si avvicinano spontaneamente agli esseri umani per offrire loro delle prede. Il catalogo delle "offerte" è sorprendentemente vario e include diciotto specie diverse, dai pesci cartilaginei come le razze ai mammiferi marini come le foche, passando per uccelli marini, meduse, stelle marine, tartarughe e persino grasso di balena grigia.
Uno degli episodi più emblematici si è verificato in Nuova Zelanda, dove un'orca maschio soprannominata Funky Monkey si è ripetutamente avvicinata a un ricercatore portando una razza dalla coda lunga appoggiata sulla propria testa, come se fosse un cappello. In Norvegia, invece, un'altra orca è stata osservata mentre sembrava regalare meduse a un subacqueo, dimostrando come questo comportamento non sia limitato a una specifica popolazione o area geografica.
L'esperienza diretta del ricercatore
La ricerca di Towers è nata da esperienze personali che lo hanno profondamente colpito. Nel 2015, mentre filmava un gruppo di orche che si nutriva di uccelli marini ad Alert Bay, in Canada, due esemplari - Akela, una giovane femmina, e suo fratello minore Quiver - si sono avvicinati al ricercatore con degli uccelli morti tra le fauci. Entrambi hanno rilasciato la preda davanti a lui, rimanendo immobili come in attesa di una reazione, per poi riprenderla e allontanarsi.
Un episodio simile si è ripetuto nel 2018, quando una giovane femmina ha presentato a Towers un cucciolo di foca. "Ricordo di aver pensato: è davvero successo quello che ho visto?", racconta il ricercatore, che ha poi deciso di intervistare colleghi con esperienze analoghe per comprendere meglio il fenomeno.
Oltre i confini della specie
Secondo Lori Morino della New York University, questo comportamento rappresenta un'estensione naturale delle dinamiche sociali interne ai gruppi di orche. Le orche vivono in società complesse e coese, dove la condivisione del cibo è una pratica quotidiana che rafforza i legami sociali. Tuttavia, il fatto che estendano questa pratica a una specie completamente diversa suggerisce capacità cognitive ancora più sofisticate.
Towers interpreta questi gesti come una dimostrazione che le orche possiedono una teoria della mente, ovvero la capacità di riconoscere che altri individui hanno stati mentali distinti dai propri. Questa abilità, precedentemente osservata in alcune specie di uccelli, primati e altri mammiferi marini come i delfini, indica che le orche possono riconoscere la senzienza in altre specie e sono abbastanza curiose e audaci da sperimentare interazioni interspecifiche.
Una strategia evolutiva vincente
Dal punto di vista evolutivo, questo comportamento ha perfettamente senso per una specie che occasionalmente si trova con prede in eccesso. Le orche sono tra i pochi predatori marini che talvolta uccidono prede più grandi di quanto possano consumare immediatamente. In questi casi, possono scegliere di abbandonare la carcassa, utilizzarla per il gioco, oppure sfruttarla per esplorare relazioni nel loro ambiente.
Per animali che sono prevalentemente predatori generalisti, la curiosità rappresenta un vantaggio adattivo fondamentale. Come spiega Towers, "la curiosità è uno degli strumenti che riducono l'incertezza", permettendo a questi mammiferi marini di apprendere attivamente informazioni sul mondo che li circonda, inclusi gli esseri umani che sempre più frequentemente incontrano nei loro habitat.