La superficie ruvida che innesca la vita
Il segreto risiede nelle proprietà fisiche uniche delle superfici meteoritiche. Quando Irep Gözen, ricercatrice presso GOMOD in Svezia, ha iniziato a studiare un meteorite marziano, ha intuito che le superfici rugose e granulose di questi corpi celesti potrebbero favorire la formazione di protocellule - quelle strutture delimitate da membrane che gli scienziati considerano i precursori delle cellule viventi.
La chiave del processo sta nell'energia intrinseca delle superfici. "Nel momento in cui si crea una superficie, questa avrà un'energia in eccesso di cui vuole liberarsi", spiega Gözen. Gli atomi sui lati esposti non possiedono un set completo di legami, creando un potenziale energetico che può alimentare trasformazioni molecolari straordinarie.
L'esperimento condotto dal team di ricerca ha coinvolto tre diversi tipi di micrometeoriti, immerse in soluzioni contenenti vari tipi di lipidi - quelle molecole grasse capaci di formare spontaneamente sfere delimitate da membrane. Dopo una notte di osservazione, i risultati al microscopio hanno confermato l'ipotesi: le protocellule si erano effettivamente formate.
Archea e connessioni nanotubulari
I risultati più promettenti si sono verificati nei campioni contenenti gli stessi lipidi presenti nelle membrane degli archea, quegli organismi unicellulari considerati tra le forme di vita più primitive del nostro pianeta. Questa coincidenza non è casuale e potrebbe fornire indizi preziosi sui meccanismi che hanno portato all'emergere della vita sulla Terra.
Le protocellule che si formano sulle superfici presentano caratteristiche uniche rispetto a quelle che emergono in soluzione. "C'è una differenza enorme in termini di quello che accade sulle superfici rispetto alla soluzione", osserva Gözen. Queste strutture sviluppano reti interconnesse attraverso piccole connessioni nanotubulari che permettono il trasferimento di contenuti tra protocellule diverse, realizzando una forma rudimentale ma significativa di comunicazione.
Implicazioni cosmiche per l'astrobiologia
La portata di questa scoperta va ben oltre i confini terrestri. Anna Wang dell'Università del New South Wales di Sydney sottolinea l'importanza del fatto che le micrometeoriti possiedano energia superficiale sufficiente per guidare il meccanismo di formazione delle protocellule: "La fisica non era scontata", commenta la ricercatrice australiana.
Con centinaia di tipi diversi di micrometeoriti che attraversano costantemente lo spazio, questo studio rappresenta solo una prova iniziale di un concetto molto più ampio. Le micrometeoriti piovono praticamente su tutti i pianeti, trasportando spesso composti organici semplici che potrebbero fungere da mattoni per strutture più complesse.
Sebbene questi risultati non dimostrino definitivamente che le prime cellule viventi si siano formate attraverso questo meccanismo, aprono prospettive entusiasmanti per comprendere come la vita possa emergere nell'universo. "Se riusciamo a dimostrare che le protocellule si formano sulle micrometeoriti sulla Terra, allora è evidente che questo potrebbe accadere su altri pianeti abitabili", conclude Gözen. Ogni particella cosmica diventa così un potenziale catalizzatore per l'origine della vita, distribuendo le condizioni necessarie per l'emergere di strutture biologiche primitive su scala galattica.