Durante i rigidi lockdown del 2020, mentre milioni di persone si ritrovavano confinate nelle proprie abitazioni, molti hanno creduto di aver trovato la soluzione perfetta alla solitudine forzata: adottare un animale domestico. Cani, gatti e altri compagni a quattro zampe sono stati accolti nelle case con la speranza di colmare il vuoto emotivo lasciato dall'isolamento sociale. Tuttavia, una ricerca condotta dall'Università ELTE Eötvös Loránd di Budapest durante questo periodo storico unico ha rivelato risultati che sfidano completamente le nostre convinzioni consolidate sui benefici psicologici degli animali domestici.
Il mito del "pet effect" sotto la lente scientifica
Gli scienziati ungheresi hanno analizzato i dati di quasi tremila persone seguite per diversi mesi durante la pandemia, scoprendo che 65 partecipanti hanno acquisito un animale domestico e 75 ne hanno perso uno nel corso dello studio. Quello che è emerso contraddice radicalmente l'idea romantica che associa automaticamente la presenza di un animale domestico a maggiore felicità e benessere psicologico. Eniko Kubinyi, responsabile del gruppo di ricerca MTA-ELTE 'Momentum' sugli animali da compagnia, sottolinea come abbiano avuto accesso a dati eccezionali proprio grazie alla collaborazione con il team di psicologi guidato da Zsolt Demetrovics e Róbert Urbán.
La particolarità di questa ricerca risiede nel fatto che ha documentato acquisizioni spontanee di animali domestici da parte di persone non necessariamente predisposte verso il possesso di animali. Solitamente, infatti, gli studi si concentrano su persone già orientate verso l'adozione, creando un bias che può influenzare i risultati. Come spiega Ádám Miklósi, che ha avviato la raccolta dati sugli animali da compagnia, raramente si ha accesso a informazioni così pure e non condizionate da pregiudizi preesistenti.
Quando la realtà supera le aspettative
I risultati hanno sorpreso persino i ricercatori stessi. Mentre l'acquisizione di un cane ha prodotto un breve incremento di allegria, nel lungo termine i proprietari hanno mostrato una diminuzione significativa in termini di calma, soddisfazione di vita, cheerfulness e attività. Ancora più stupefacente è stato scoprire che la perdita di un animale domestico non ha lasciato tracce significative sul benessere dei precedenti proprietari, contraddicendo l'idea comune del dolore devastante per la perdita di un compagno peloso.
Judit Mokos, data scientist e co-autrice dello studio, rivela di essere rimasta particolarmente colpita dal fatto che un nuovo animale domestico non ha avuto alcun effetto sulla solitudine dei rispondenti. Questa scoperta assume particolare rilevanza considerando che rifugi e aziende di cibo per animali promuovono costantemente l'adozione come rimedio contro l'isolamento, specialmente per anziani e persone sole. La ricerca suggerisce invece che i cani, anziché alleviare la solitudine, tendano a rendere i nuovi proprietari più ansiosi.
Oltre le convinzioni popolari
Lo studio pubblicato su Scientific Reports mette in discussione decenni di credenze popolari sui benefici universali degli animali domestici per il benessere umano. Durante un periodo di stress estremo come la pandemia, quando le persone erano maggiormente vulnerabili e isolate, ci si sarebbe aspettati che i legami uomo-animale mostrassero il loro potenziale trasformativo più potente. Invece, anche in queste circostanze eccezionali, l'effetto benefico tanto decantato non si è materializzato.
Kubinyi conclude che la maggior parte delle persone che convivono con un animale domestico non sembrano sperimentare alcun "pet effect" a lungo termine, né sviluppano legami particolarmente forti con i loro animali. È possibile che le dinamiche della pandemia abbiano spinto molti verso scelte impulsive contrarie ai loro interessi a lungo termine, oppure che solo gruppi specifici - come gli amanti devoti degli animali o gli anziani che vivono soli - traggano realmente beneficio dalla compagnia animale durante periodi di stress.
Questi risultati non negano che alcune persone possano trovare conforto e gioia nella compagnia degli animali, ma suggeriscono che l'idea di un effetto benefico universale potrebbe essere più un mito culturale che una realtà scientifica. Durante la COVID-19, i legami emotivi che le persone hanno formato con gli animali si sono spesso rivelati inferiori alle aspettative, rivelando la complessità delle relazioni uomo-animale e la necessità di approcci più sfumati nella comprensione del loro impatto sul benessere umano.