Nelle acque che circondano l’isola di Ischia, minuscole bolle di CO2 di origine vulcanica stanno offrendo ai ricercatori un laboratorio naturale unico, dove è possibile osservare in anticipo gli effetti del cambiamento climatico sugli ecosistemi marini. Uno studio dell’Institut de Ciències del Mar (ICM-CSIC), mette in luce i rischi per i briozoi, piccoli invertebrati spesso trascurati ma fondamentali per la vita sottomarina del Mediterraneo.
Gli architetti dimenticati del mare
I briozoi costruiscono strutture tridimensionali che offrono rifugio a numerose specie, svolgendo un ruolo ecologico paragonabile a quello dei coralli. Myriapora truncata, noto come “falso corallo”, è tra i principali costruttori di habitat del Mediterraneo. «Nonostante l’importanza globale del phylum a cui appartengono, i briozoi vengono spesso ignorati negli studi sugli effetti ambientali», spiega Blanca Figuerola, ricercatrice ICM-CSIC e autrice principale.
Per la prima volta è stato descritto il microbioma di Myriapora truncata, rivelando un ecosistema microscopico complesso. Grazie a microtomografia e modellazione 3D, i ricercatori hanno osservato che, pur apparendo sane, le colonie perdono diversità microbica funzionale. «Abbiamo riscontrato un declino nei generi coinvolti in nutrizione, difesa e resistenza allo stress», afferma Figuerola. Questo squilibrio potrebbe compromettere la resilienza dei briozoi a lungo termine.
La combinazione letale: acidificazione e riscaldamento
Le acque acidificate di Ischia simulano le condizioni oceaniche previste per il 2100. «Quest’area è ideale per osservare in natura gli effetti dell’acidificazione», spiega Núria Teixidó, della Stazione Zoologica Anton Dohrn. Dopo cinque anni di monitoraggio, i ricercatori hanno rilevato che il riscaldamento amplifica gli impatti, riducendo la copertura dei briozoi e aumentando la mortalità. «I modelli mostrano come la combinazione dei due fattori peggiori drasticamente la situazione», aggiunge Pol Capdevila dell’Università di Barcellona.
Questi risultati aprono nuove prospettive per la gestione degli ecosistemi mediterranei. L’identificazione di microrganismi potenzialmente benefici suggerisce la possibilità di sviluppare strategie basate sulla natura per rafforzare la resilienza dei briozoi. «I cambiamenti nel microbioma possono diventare bioindicatori precoci di stress ambientale», spiega Javier del Campo dell’Istituto di Biologia Evolutiva.
La ricerca, iniziata con il progetto MedCalRes e oggi portata avanti con HOLOCHANGE e MedAcidWarm, punta a comprendere meglio le interazioni tra briozoi e microbioma. «Solo approcci interdisciplinari ci permetteranno di proteggere efficacemente gli ecosistemi marini», conclude Figuerola.