La nascita dell'universo rappresenta ancora oggi uno degli enigmi più affascinanti per la scienza moderna. Mentre la teoria del Big Bang continua a dominare il dibattito scientifico, numerose domande rimangono senza risposta, soprattutto riguardo ai primissimi istanti successivi a quell'evento esplosivo. Un gruppo di ricercatori spagnoli e italiani potrebbe aver individuato una chiave di lettura radicalmente nuova per comprendere quei momenti cruciali che hanno determinato tutto ciò che è venuto dopo.
Lo studio, recentemente pubblicato sulla rivista Physical Review Research, propone un modello alternativo che sfida l'ortodossia scientifica consolidata negli ultimi decenni. Attraverso sofisticate simulazioni computerizzate, gli scienziati hanno messo in discussione la teoria dell'inflazione cosmica, secondo cui l'universo avrebbe subito un'espansione straordinariamente rapida in una frazione infinitesimale di secondo dopo la sua nascita. Questa teoria tradizionale si basa su molteplici variabili interconnesse che devono allinearsi perfettamente perché il modello funzioni.
La proposta avanzata dal team internazionale si distingue per la sua semplicità teorica. Secondo questa nuova visione, le onde gravitazionali previste dalla relatività generale potrebbero essere il vero motore della formazione dell'universo, responsabili della nascita di galassie, stelle, pianeti e, in ultima analisi, della vita sulla Terra. Il modello si collega a un concetto matematico noto come spazio di De Sitter, dal nome del matematico olandese Willem De Sitter, che negli anni Venti del secolo scorso collaborò con Albert Einstein nell'indagine sulla struttura del cosmo.
Il concetto di onde gravitazionali affonda le sue radici nella storia della fisica. Le prime intuizioni risalgono al 1893 e al 1905, quando Oliver Heaviside e Henri Poincaré formularono idee correlate. Fu Albert Einstein nel 1916 a sviluppare compiutamente questa teoria, descrivendo le onde gravitazionali come increspature nel tessuto dello spazio-tempo all'interno della sua teoria della relatività generale. Questi fenomeni possono originare da eventi cosmici di immensa potenza: supernovae, fusioni di buchi neri e collisioni tra stelle di neutroni.
La debolezza intrinseca di queste onde rende la loro rilevazione estremamente complessa, richiedendo strumenti di sensibilità eccezionale. Solo nel settembre 2015 gli scienziati del Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory, con le sue strutture nello stato di Washington e in Louisiana, riuscirono a ottenere la prima conferma sperimentale della loro esistenza, quasi un secolo dopo la previsione teorica di Einstein.
Il dottor Raúl Jiménez, che studia scienze sperimentali e matematica presso l'ICREA in Spagna e firma come coautore la ricerca, ha sottolineato l'importanza della svolta metodologica. "Per decenni abbiamo cercato di comprendere i primi istanti dell'universo utilizzando modelli basati su elementi che non abbiamo mai osservato", ha dichiarato lo scienziato. Ciò che rende entusiasmante questa proposta è la sua verificabilità: invece di aggiungere elementi speculativi, i ricercatori dimostrano come gravità e meccanica quantistica possano essere sufficienti a spiegare come si sia formata la struttura del cosmo.
L'approccio presentato nel nuovo studio elimina la necessità di invocare fenomeni mai osservati direttamente, riconducendo l'origine dell'universo a forze e leggi fisiche già confermate sperimentalmente. Questa semplificazione teorica rappresenta un potenziale cambio di paradigma nella cosmologia, offrendo un percorso alternativo per comprendere quegli eventi primordiali che hanno plasmato tutto ciò che ci circonda. Carl Sagan rifletteva sul legame profondo dell'umanità con il cosmo affermando che siamo fatti della stessa sostanza delle stelle, un modo per l'universo di conoscere se stesso.
Forse non scopriremo mai con certezza assoluta come sia nato l'universo e quali processi abbiano reso possibile la nostra esistenza. Tuttavia, ricerche come questa offrono strumenti più solidi per avvicinarci a quella comprensione, riducendo la distanza tra speculazione teorica e realtà osservabile. Le scoperte che gli scienziati realizzeranno nei prossimi anni e decenni sull'origine del cosmo rimangono imprevedibili, ma ogni passo avanti nella conoscenza rappresenta un tassello fondamentale per ricostruire il puzzle dell'universo primordiale.