La trasformazione della medicina moderna potrebbe passare attraverso una rivoluzione silenziosa: il riconoscimento clinico dello stress come parametro vitale da monitorare sistematicamente. George Slavich, psicologo clinico dell'Università della California a Los Angeles, ha vissuto sulla propria pelle questo paradosso quando, dopo la morte improvvisa del padre, ha dovuto constatare come il sistema sanitario ignorasse completamente la valutazione del suo trauma emotivo. Nonostante decenni di ricerca abbiano dimostrato il legame diretto tra stress cronico e patologie cardiovascolari, oncologiche e disturbi respiratori, la medicina clinica fatica ancora ad affrontare questo nemico invisibile.
L'evoluzione contro la modernità
Il meccanismo di fight-or-flight che per millenni ha garantito la sopravvivenza umana si trova oggi a confrontarsi con sfide per cui non è stato progettato. David Almeida, psicologo dello sviluppo alla Pennsylvania State University, spiega come esista un "disallineamento evolutivo" tra le nostre risposte biologiche ancestrali e le pressioni della vita contemporanea. Il traffico, il cyberbullismo, i debiti e l'incertezza sociale rappresentano stimoli che mantengono costantemente attivo un sistema pensato per emergenze temporanee.
Quando il corpo percepisce una minaccia, il cortisolo invade il flusso sanguigno, i muscoli si contraggono, il cuore accelera e i vasi sanguigni si dilatano per distribuire ossigeno extra. Questo processo diventa patologico quando l'organismo perde il controllo dell'interruttore on-off, reagendo eccessivamente a situazioni non letali o prolungando la risposta oltre il necessario.
La misura dell'invisibile
Le attuali valutazioni dello stress si basano principalmente su sintomi auto-riferiti come ansia e disturbi del sonno, integrate occasionalmente da misurazioni di pressione sanguigna, livelli di cortisolo o frequenza cardiaca. Tuttavia, questi parametri risultano insufficienti: un valore elevato di cortisolo potrebbe dipendere dall'esercizio fisico o semplicemente da "quella tazza di caffè appena bevuta", osserva Almeida.
La ricerca di Slavich ha rivelato che l'espressione di oltre 1.500 geni, particolarmente quelli coinvolti nelle risposte infiammatorie e antivirali, può modificarsi dopo appena 10 minuti di stress sociale. Questo dato apre prospettive rivoluzionarie per comprendere come praticamente tutto l'organismo reagisca allo stress, coinvolgendo sistemi nervoso, respiratorio, digestivo, cardiovascolare, immunitario, circadiano ed endocrino.
La tecnologia al servizio del benessere
La pandemia di COVID-19 ha accelerato lo sviluppo di dispositivi per la raccolta semplificata di campioni biologici e di wearables sempre più sofisticati. Questi strumenti possono monitorare continuamente attività fisica, sonno, frequenza cardiaca, variabilità del battito cardiaco, equilibrio vestibolare e risposta galvanica cutanea. Sensori in fase di sviluppo mirano a rilevare in tempo reale i livelli di cortisolo attraverso il sudore.
Wendy Berry Mendes, psicologa di Yale, evidenzia tuttavia i limiti attuali: "Molte misurazioni fisiologiche che i dispositivi indossabili possono rilevare sono semplicemente facili da ottenere piuttosto che essere le più informative riguardo stress o salute". Nonostante ciò, l'ottimismo è elevato per quanto riguarda l'utilità di questi strumenti nell'aumentare la consapevolezza individuale.
Interventi personalizzati per sfide individuali
La buona notizia è che esistono già diversi interventi efficaci, supportati da studi clinici rigorosi. La terapia cognitivo-comportamentale, gli esercizi di respirazione, il supporto sociale, l'attività fisica e il tempo trascorso nella natura possono contrastare lo stress negativo modificando il modo in cui una persona pensa, agisce e risponde fisiologicamente.
Una meta-analisi del 2023 sulle tecniche di reframing dello stress ha concluso che possono fornire un piccolo ma significativo miglioramento delle prestazioni in una gamma di compiti, in particolare quelli che coinvolgono valutazioni sociali come presentazioni aziendali. Esistono inoltre strumenti farmacologici: i beta-bloccanti possono attenuare il sistema nervoso simpatico, i farmaci anti-infiammatori possono calmare un sistema immunitario iperattivato, e persino gli acidi grassi omega-3 possono modulare la risposta allo stress.
La sfida futura consisterà nel personalizzare il trattamento per ogni individuo. Le ricerche degli ultimi anni hanno rivelato quanto gli impatti dello stress varino in base alla biologia, alle esposizioni passate e alle circostanze presenti. Uomini e donne tendono a differire nelle loro risposte: gli uomini mostrano maggiori risposte di cortisolo a stress legati alle prestazioni, mentre le donne potrebbero reagire più intensamente a stressor interpersonali. Anche il microbioma intestinale gioca un ruolo cruciale, con persone il cui equilibrio batterico è compromesso che possono sperimentare risposte esagerate allo stress.