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Pressione alta, testata con successo una nuova pillola sperimentale

Il farmaco baxdrostat ha mostrato miglioramenti davvero significativi nei pazienti non rispondenti alle terapie tradizionali.

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a cura di Patrizio Coccia

Editor

Pubblicato il 02/09/2025 alle 13:06

La notizia in un minuto

  • Il baxdrostat rappresenta una svolta nel trattamento dell'ipertensione resistente, agendo direttamente sulla produzione di aldosterone anziché sui sintomi, con risultati clinici che mostrano una riduzione pressoria di 9-10 mmHg superiore al placebo
  • Lo studio su 800 pazienti ha dimostrato che quattro pazienti su dieci raggiungono livelli pressori normali, contro meno di due su dieci del placebo, con effetti benefici persistenti fino a 32 settimane
  • Con le nuove linee guida europee che abbassano l'obiettivo terapeutico a 130/80 mmHg, il farmaco potrebbe beneficiare mezzo miliardo di persone a livello mondiale e 10 milioni solo nel Regno Unito
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

Il meccanismo d'azione del baxdrostat si distingue nettamente dagli approcci terapeutici tradizionali. Mentre la maggior parte dei farmaci antipertensivi agisce sui sintomi, questa molecola interviene direttamente su una delle cause principali dell'ipertensione resistente: la disregolazione dell'aldosterone. Questo ormone, prodotto dalle ghiandole surrenali, regola l’equilibrio di sale e acqua nei reni, ma quando è presente in eccesso porta a trattenere sodio e liquidi, generando un aumento pressorio difficile da controllare.

La ricerca ha inseguito per decenni una soluzione capace di bloccare la produzione eccessiva di aldosterone. Il professor Bryan Williams dell'UCL Institute of Cardiovascular Science, che ha guidato lo studio internazionale, sottolinea come questo risultato segni un passo avanti decisivo nella comprensione delle cause dell'ipertensione difficile da trattare.

Risultati clinici che cambiano le prospettive

Lo studio BaxHTN, condotto su quasi 800 pazienti in 214 cliniche di tutto il mondo, ha superato le aspettative. Dopo dodici settimane di trattamento, i pazienti che hanno assunto baxdrostat hanno registrato una riduzione della pressione arteriosa di 9-10 mmHg superiore al placebo. Quattro su dieci hanno raggiunto livelli pressori nella norma, contro meno di due su dieci del gruppo placebo.

Una riduzione di 10 mmHg può salvare milioni di vite

I risultati, presentati al Congresso della Società Europea di Cardiologia a Madrid e pubblicati sul New England Journal of Medicine, mostrano come questa riduzione pressoria sia legata a un calo sostanziale del rischio cardiovascolare. Gli effetti benefici sono persistiti fino a 32 settimane, senza eventi avversi inattesi, confermando sicurezza ed efficacia nel lungo periodo.

Un'epidemia globale in trasformazione

La distribuzione geografica dell'ipertensione è cambiata radicalmente. Se in passato erano i paesi ad alto reddito a registrare i tassi più elevati, oggi l’epicentro si è spostato in Asia e nei paesi a basso reddito. La riduzione del consumo di sale in Occidente ha contribuito a questo ribaltamento, mentre in Asia la diffusione resta altissima: oltre la metà dei malati di ipertensione vive lì, con 226 milioni di casi in Cina e 199 milioni in India.

Questa migrazione geografica della malattia rende ancora più urgente lo sviluppo di terapie innovative come il baxdrostat, che potrebbe migliorare la vita di oltre mezzo miliardo di persone nel mondo.

Nuovi standard per il controllo pressorio

L’importanza della scoperta è amplificata dalle linee guida europee aggiornate nel 2024, che hanno abbassato l’obiettivo terapeutico da 140/90 mmHg a meno di 130/80 mmHg. Milioni di pazienti che in precedenza erano considerati “controllati” necessitano ora di un trattamento più efficace.

Secondo Williams, questa revisione rende conservativa perfino la stima del 50% di pazienti con ipertensione non gestita. Solo nel Regno Unito, fino a 10 milioni di persone potrebbero beneficiare del baxdrostat, un’opzione terapeutica in grado di ridefinire gli standard per il controllo della pressione arteriosa.

Fonte dell'articolo: www.sciencedaily.com

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