Il sistema stellare più vicino alla Terra sta rivelando segreti che potrebbero cambiare la nostra visione dei pianeti abitabili nell’universo. Alpha Centauri A, la stella più luminosa del trio celeste a soli 4 anni luce da noi, sembra ospitare un mondo gassoso proprio nella zona abitabile: quella fascia ideale di distanza dove l’acqua liquida potrebbe esistere. Si tratta di un risultato tecnico eccezionale nel campo dell’osservazione diretta degli esopianeti, ancora oggi dominato da scoperte ottenute per vie indirette.
Una sfida tecnologica senza precedenti
Individuare visivamente pianeti nella zona abitabile è una delle sfide più ardue dell’astronomia moderna. Il bagliore della stella madre sovrasta ogni segnale proveniente da un corpo in orbita, come cercare di vedere una lucciola accanto a un faro. Ma la vicinanza di Alpha Centauri e le capacità del telescopio spaziale James Webb hanno permesso di raggiungere la risoluzione necessaria, filtrando la luce stellare con strumenti sofisticati.
Aniket Sanghi, del California Institute of Technology, e il suo team hanno utilizzato MIRI (Mid-Infrared Instrument) e una “maschera coronografica” per oscurare la stella, simulando un’eclissi artificiale e rivelando così il debole segnale del pianeta.
Un anno di verifiche per confermare l’impossibile
Alla prima osservazione, Sanghi è rimasto senza parole: “Ero completamente stupito. Ho dovuto fermarmi un momento per realizzare quello che vedevo.” Ma l’entusiasmo ha lasciato subito spazio alla prudenza: per un anno intero, i dati sono stati analizzati e verificati per escludere errori o artefatti strumentali.
Alla fine, ogni controllo ha confermato la stessa conclusione: quella macchia luminosa era davvero un pianeta. Come ha dichiarato il ricercatore, “Non riuscivamo a farlo sparire.”
Un primato nella ricerca di mondi lontani
Questa scoperta si distingue nettamente dal solito approccio indiretto basato sulle oscillazioni della stella madre. Il nuovo pianeta potrebbe detenere il record di vicinanza alla propria stella per un oggetto osservato tramite imaging diretto, offrendo un’occasione unica per studiare da vicino la dinamica e la formazione dei sistemi stellari.
I risultati, che verranno pubblicati su The Astrophysical Journal Letters, dimostrano che l’osservazione diretta di mondi nella zona abitabile è già possibile con le tecnologie attuali, se abbinata alla fortuna di avere sistemi vicini. Questo precedente apre la strada a missioni mirate allo studio delle atmosfere e alla ricerca di biosignature su pianeti simili alla Terra.