Un laboratorio naturale dai tempi dei dinosauri
Zachary Sharp dell'Università del Nuovo Messico ha scoperto che questi vegetali primitivi possiedono una struttura unica nel regno vegetale. I loro fusti cavi e segmentati funzionano come sofisticati sistemi di distillazione naturale, processando l'acqua in modo così intenso da alterarne profondamente la composizione isotopica. "È un cilindro alto un metro con un milione di fori equidistanti. È una meraviglia ingegneristica", ha spiegato Sharp durante la conferenza di geochimica Goldschmidt a Praga. "Non potresti creare nulla di simile in laboratorio".
La ricerca ha rivelato che mentre l'acqua sale attraverso ogni segmento del fusto, subisce ripetuti processi di evaporazione che concentrano gli isotopi pesanti dell'ossigeno. Questo meccanismo naturale produce rapporti isotopici talmente estremi da risultare più simili all'acqua meteoritica che a quella terrestre normale.
Il puzzle degli isotopi risolto
Per anni, gli scienziati hanno faticato a spiegare alcune osservazioni sui campioni d'acqua prelevati da piante e animali del deserto. I dati raccolti non corrispondevano alle previsioni dei modelli basati su letture di laboratorio, creando un enigma che sembrava irrisolvibile. Gli isotopi dell'ossigeno nell'acqua - atomi con otto, nove o dieci neutroni - cambiano i loro rapporti in modo prevedibile durante l'evaporazione, permettendo agli scienziati di tracciare la storia di un campione d'acqua.
Tuttavia, la rarità degli isotopi pesanti rendeva difficile ottenere dati affidabili, lasciando inspiegati numerosi fenomeni. Sharp e il suo team hanno campionato l'acqua in diversi punti lungo il fusto degli equiseti lisci (Equisetum laevigatum), scoprendo che alla sommità della pianta i rapporti isotopici raggiungono valori "folli" mai osservati in natura sulla Terra.
Guardiani del clima preistorico
Le implicazioni di questa scoperta si estendono ben oltre la botanica contemporanea. Gli equiseti fossili, che nell'antichità raggiungevano altezze di 30 metri - molto superiori ai loro discendenti moderni - potrebbero aver prodotto rapporti isotopici ancora più estremi. Questi giganti preistorici rappresentano potenziali archivi climatici di valore inestimabile per comprendere i sistemi idrici e le condizioni atmosferiche dell'epoca dei dinosauri.
All'interno dei fusti degli equiseti si trovano piccoli granelli simili alla sabbia chiamati fitoliti, che possono sopravvivere fino ai giorni nostri. Questi microscopici testimoni del passato conservano firme isotopiche diverse a seconda dell'umidità dell'aria, poiché questa influenza direttamente la quantità di evaporazione che avviene nella pianta.
Un igrometro naturale per il passato
Con le misurazioni degli equiseti, Sharp e il suo team sono riusciti a calcolare come cambiano i rapporti isotopici dell'acqua in condizioni quasi perfette, integrando questi valori nei loro modelli per renderli più accurati. Quando hanno riesaminato i dati delle piante del deserto con i modelli aggiornati, le loro osservazioni sono diventate improvvisamente comprensibili.
Il ricercatore ritiene che questi valori potrebbero spiegare anche altre osservazioni difficili da interpretare, specialmente negli ambienti desertici. "Possiamo usare questo come un paleo-igrometro, il che è davvero interessante", ha affermato Sharp, aprendo nuove prospettive per la ricostruzione dei climi antichi attraverso l'analisi di questi straordinari sopravvissuti del regno vegetale.