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Trovata una pianta preistorica che rivela il clima del passato

L'acqua subisce trasformazioni peculiari attraverso i fusti dell'equiseto, offrendo indizi preziosi per comprendere gli ecosistemi del passato e del presente.

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Avatar di Patrizio Coccia

a cura di Patrizio Coccia

Editor

Pubblicato il 11/07/2025 alle 14:07

La notizia in un minuto

  • Gli equiseti, piante primitive sopravvissute per 400 milioni di anni, processano l'acqua attraverso i loro fusti segmentati alterandone così profondamente la composizione isotopica da renderla simile all'acqua meteoritica
  • Questa scoperta risolve un enigma scientifico di lunga data, spiegando dati anomali sui campioni d'acqua di piante e animali del deserto che non corrispondevano ai modelli di laboratorio
  • I fitoliti fossili degli equiseti preistorici potrebbero fungere da paleo-igrometri naturali, permettendo di ricostruire l'umidità e le condizioni climatiche dell'epoca dei dinosauri
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.
Nel deserto del Nuovo Messico, lungo le sponde del Rio Grande, cresce una pianta che custodisce segreti antichi quanto i primi animali terrestri. Gli equiseti
, comunemente noti come code di cavallo, stanno rivoluzionando la comprensione degli scienziati sui sistemi idrici del nostro pianeta attraverso una capacità straordinaria: distillare l'acqua fino a renderla quasi irriconoscibile come terrestre. Questi organismi, sopravvissuti per oltre 400 milioni di anni, potrebbero contenere la chiave per decifrare i misteri climatici del passato e spiegare fenomeni che da tempo confondono i ricercatori.

Un laboratorio naturale dai tempi dei dinosauri

Zachary Sharp dell'Università del Nuovo Messico ha scoperto che questi vegetali primitivi possiedono una struttura unica nel regno vegetale. I loro fusti cavi e segmentati funzionano come sofisticati sistemi di distillazione naturale, processando l'acqua in modo così intenso da alterarne profondamente la composizione isotopica. "È un cilindro alto un metro con un milione di fori equidistanti. È una meraviglia ingegneristica", ha spiegato Sharp durante la conferenza di geochimica Goldschmidt a Praga. "Non potresti creare nulla di simile in laboratorio".

La ricerca ha rivelato che mentre l'acqua sale attraverso ogni segmento del fusto, subisce ripetuti processi di evaporazione che concentrano gli isotopi pesanti dell'ossigeno. Questo meccanismo naturale produce rapporti isotopici talmente estremi da risultare più simili all'acqua meteoritica che a quella terrestre normale.

Il puzzle degli isotopi risolto

Per anni, gli scienziati hanno faticato a spiegare alcune osservazioni sui campioni d'acqua prelevati da piante e animali del deserto. I dati raccolti non corrispondevano alle previsioni dei modelli basati su letture di laboratorio, creando un enigma che sembrava irrisolvibile. Gli isotopi dell'ossigeno nell'acqua - atomi con otto, nove o dieci neutroni - cambiano i loro rapporti in modo prevedibile durante l'evaporazione, permettendo agli scienziati di tracciare la storia di un campione d'acqua.

Tuttavia, la rarità degli isotopi pesanti rendeva difficile ottenere dati affidabili, lasciando inspiegati numerosi fenomeni. Sharp e il suo team hanno campionato l'acqua in diversi punti lungo il fusto degli equiseti lisci (Equisetum laevigatum), scoprendo che alla sommità della pianta i rapporti isotopici raggiungono valori "folli" mai osservati in natura sulla Terra.

L'acqua degli equiseti somiglia più a quella meteoritica che terrestre

Guardiani del clima preistorico

Le implicazioni di questa scoperta si estendono ben oltre la botanica contemporanea. Gli equiseti fossili, che nell'antichità raggiungevano altezze di 30 metri - molto superiori ai loro discendenti moderni - potrebbero aver prodotto rapporti isotopici ancora più estremi. Questi giganti preistorici rappresentano potenziali archivi climatici di valore inestimabile per comprendere i sistemi idrici e le condizioni atmosferiche dell'epoca dei dinosauri.

All'interno dei fusti degli equiseti si trovano piccoli granelli simili alla sabbia chiamati fitoliti, che possono sopravvivere fino ai giorni nostri. Questi microscopici testimoni del passato conservano firme isotopiche diverse a seconda dell'umidità dell'aria, poiché questa influenza direttamente la quantità di evaporazione che avviene nella pianta.

Un igrometro naturale per il passato

Con le misurazioni degli equiseti, Sharp e il suo team sono riusciti a calcolare come cambiano i rapporti isotopici dell'acqua in condizioni quasi perfette, integrando questi valori nei loro modelli per renderli più accurati. Quando hanno riesaminato i dati delle piante del deserto con i modelli aggiornati, le loro osservazioni sono diventate improvvisamente comprensibili.

Il ricercatore ritiene che questi valori potrebbero spiegare anche altre osservazioni difficili da interpretare, specialmente negli ambienti desertici. "Possiamo usare questo come un paleo-igrometro, il che è davvero interessante", ha affermato Sharp, aprendo nuove prospettive per la ricostruzione dei climi antichi attraverso l'analisi di questi straordinari sopravvissuti del regno vegetale.

Fonte dell'articolo: www.newscientist.com

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