Trasformare il piombo in oro: il sogno degli alchemisti ora è possibile

Un meccanismo rivoluzionario all'LHC realizza l'antica aspirazione alchemica della metamorfosi, seppur in quantità infinitesimali.

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a cura di Giulia Serena

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L'antica ambizione alchemica di trasformare il piombo in oro, che ha affascinato generazioni di studiosi medievali, trova oggi una sorprendente conferma scientifica grazie alla fisica delle particelle contemporanea. Ciò che per secoli è rimasto nel regno dell'impossibile e della superstizione, si rivela ora tecnicamente realizzabile attraverso strumenti di straordinaria complessità. Tuttavia, la realtà di questa trasformazione è ben lontana dai sogni di ricchezza che animavano gli alchimisti del passato, rivelando invece nuove comprensioni dei meccanismi fondamentali della materia.

Presso il CERN di Ginevra, l'esperimento ALICE ha documentato un fenomeno fisico che realizza l'antico sogno alchemico attraverso vie completamente diverse da quelle immaginate nei laboratori medievali. Quando nuclei di piombo vengono accelerati in direzioni opposte fino a sfiorare la velocità della luce nell'acceleratore LHC, lungo ben 27 chilometri, si verificano interazioni elettromagnetiche di straordinaria intensità. Questi campi elettromagnetici sono capaci di strappare dal nucleo di piombo fino a tre protoni e almeno un neutrone, innescando così una trasmutazione elementare.

Foto di Pixabay da Pexels
Pila Di Monete D'oro Rotonde - Image

Il risultato è sorprendente: il piombo, caratterizzato da 82 protoni nel suo nucleo, può effettivamente trasformarsi in oro, che ne contiene 79. Lo stesso meccanismo può generare altri elementi come tallio o mercurio, qualora i protoni sottratti siano rispettivamente uno o due. La misurazione di questo fenomeno è stata possibile grazie ai calorimetri a zero gradi, dispositivi di alta precisione sviluppati dai gruppi italiani dell'INFN di Torino e Cagliari.

Secondo le stime degli scienziati, nel periodo compreso tra il 2015 e il 2018, l'acceleratore LHC ha prodotto circa 86 miliardi di nuclei d'oro attraverso questo processo. Un numero che appare impressionante ma che, tradotto in termini di massa, corrisponde a soli 29 milionesimi di milionesimi di grammo. La trasmutazione avviene dunque su scala quantistica, ben lontana dalle necessità pratiche di produzione dell'oro come metallo prezioso.

Ad aggiungere ulteriore complessità al fenomeno, i nuclei d'oro così generati hanno un'esistenza effimera: collassano immediatamente frammentandosi in protoni, neutroni e altre particelle subatomiche, in un tempo infinitesimale. La loro vita è così breve che risulta impossibile raccoglierli o utilizzarli in qualsiasi applicazione pratica che ricordi l'oro come lo conosciamo quotidianamente.

Questa scoperta, pur rappresentando un'affascinante conferma di possibilità teoriche, non realizzerà mai il sogno di ricchezza che animava gli alchimisti. Il processo richiede infatti infrastrutture colossali, consuma enormi quantità di energia e produce risultati microscopici e istantanei. La trasmutazione elementare rimane così un fenomeno di grande interesse scientifico, ma privo di applicazioni economiche pratiche nel campo della produzione di metalli preziosi.

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