La remastered di Oblivion (acquistabile su Instant-Gaming) sta cambiando radicalmente la prospettiva dei fan della saga di The Elder Scrolls, portando molti giocatori a riconsiderare le proprie convinzioni sul confronto tra i due capitoli più celebri della serie.
Ciò che emerge da questo rinnovato interesse non è solo una rivalutazione delle meccaniche di gioco, ma anche una profonda riflessione sulle scelte narrative e politiche che caratterizzano l'universo creato da Bethesda. La riscoperta di Cyrodiil ha spinto numerosi appassionati a mettere in discussione decisioni prese nell'ambientazione norrena di Skyrim, rivelando quanto il contesto storico e l'esperienza diretta possano influenzare la percezione dei conflitti politici, anche in un mondo virtuale.
L'arrivo della versione rimasterizzata di The Elder Scrolls IV: Oblivion ha scatenato un fenomeno interessante tra i fan della saga. Pur essendo Skyrim il titolo che ha raggiunto la maggiore popolarità commerciale negli ultimi anni, molti giocatori stanno riscoprendo le qualità superiori del suo predecessore. Il sistema magico più articolato, il bilanciamento dei livelli e persino l'assenza di alcune meccaniche poi introdotte in Skyrim vengono ora riconosciuti come punti di forza di Oblivion, non come limitazioni.
Tuttavia, l'impatto più sorprendente della remaster si manifesta nella riflessione politica. Molti giocatori stanno rivalutando le proprie decisioni prese durante la guerra civile di Skyrim, uno dei dilemmi narrativi più importanti del quinto capitolo. La scelta tra schierarsi con i ribelli Manto della Tempesta o con la Legione Imperiale appare ora sotto una luce diversa dopo aver trascorso tempo nell'Impero di Cyrodiil.
Un utente del subreddit dedicato a Oblivion ha condiviso la sua esperienza: "Inizialmente supportavo i Manto della Tempesta per il classico cliché della ribellione contro il presunto fascismo. Dopo vari playthrough, però, ho iniziato a simpatizzare per l'Impero, considerandolo una preparazione per la prossima Grande Guerra", ha spiegato. "Curiosamente, giocando alla remaster di Oblivion, ho notato quanto nobili, leali e motivati siano i soldati e i cittadini dell'Impero."
Il momento cruciale che ha cambiato la sua prospettiva è stato l'arrivo delle guardie imperiali in soccorso di Kvatch, una sequenza particolarmente amata dai fan. "Pur riconoscendo che l'Impero in Skyrim (sotto la dinastia Mede) non è lo stesso dell'Impero Septim, è bello vedere come era e come potrebbe tradursi in ciò che potrebbe essere", ha continuato il giocatore. "Oblivion esemplifica ciò che la civiltà può offrire sotto una società unificata, e questo rafforza ulteriormente la mia decisione riguardo alla guerra civile in Skyrim."
Non tutti concordano con questa analisi, evidenziando la complessità morale intrinseca nell'universo di The Elder Scrolls. "Come in ogni fazione, ci sono aspetti positivi e negativi", ha commentato un altro utente. "L'intero punto della storia della guerra civile è mostrare che nessuna delle due parti è completamente buona né completamente cattiva. I veri antagonisti dichiarati sono i Thalmor, che fomentano la guerra e creano conflitti tra i due eserciti."
Questa rivalutazione politica dimostra quanto i videogiochi possano stimolare riflessioni complesse sui temi della governance, dell'identità culturale e della resistenza. Le scelte dei giocatori, inizialmente guidate da semplici reazioni emotive o pregiudizi, evolvono attraverso una comprensione più profonda del contesto storico e delle motivazioni dei diversi gruppi in conflitto.
La riscoperta di Oblivion non rappresenta quindi solo un'occasione per apprezzare nuovamente un classico del gaming, ma anche un'opportunità per riconsiderare le proprie convinzioni politiche all'interno dell'universo di gioco. Se c'è un punto su cui tutti i giocatori sembrano concordare, indipendentemente dalle loro simpatie politiche, è che i Thalmor rappresentano una minaccia da non sottovalutare per tutti i popoli di Tamriel, siano essi imperiali o norreni ribelli.