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6G, la rete che userà l’intelligenza artificiale: cos’è e quando arriverà

Il 6G è già nelle primissime fasi di sperimentazione. Scopriamo cos'è e quando arriverà il futuro standard di rete che utilizzerà l'intelligenza artificiale.

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Avatar di Lucia Massaro

a cura di Lucia Massaro

Pubblicato il 22/03/2020 alle 15:17

L’implementazione del 5G è ancora in atto ma il mondo delle telecomunicazioni pensa già al futuro. Stiamo parlando del 6G, la tecnologia mobile di sesta generazione che dovrebbe rappresentare una naturale evoluzione e consolidamento delle prestazioni assicurate dal 5G. Il futuro standard di rete – che allo stato attuale è ancora nelle primissime fasi sperimentali – si spingerà oltre spianando la strada a nuove applicazioni e intensificando quelle approcciate dalla quinta generazione.

Per capire quali aspetti il 6G intende migliorare, bisogna fare un passo indietro e individuare le caratteristiche principali del 5G. Larghezza di banda, bassissima latenza con conseguenti tempi di risposta più veloci e maggior numero di dispositivi connessi a una sola antenna: sono questi i principali vantaggi del 5G. Da qui deriva anche il principale limite del nuovo standard di rete: la gestione efficiente dell’enorme traffico dati generato dalla grande quantità di dispositivi connessi. In pratica, non è semplice garantire i “vantaggi” se non si gestisce efficientemente e tempestivamente la mole di dati che vengono generati in un millisecondo.

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È su questi aspetti che dovrebbe intervenire il 6G. Dunque, cos’è il 6G? Non è facile definire cosa esattamente sarà. Come abbiamo detto, la ricerca è ancora nelle prime fasi sperimentali di sviluppo. Il Professor Matti Latva-aho, direttore del 6G Flagship dell’Università di Oulu in Finlandia che ha pubblicato il primo libro bianco dedicato, sintetizza così: “alla fine il 6G è tutta una questione di dati. Il modo in cui i dati vengono raccolti, elaborati, trasmessi e consumati all'interno della rete wireless dovrebbe favorire lo sviluppo del 6G”.

L’intelligenza artificiale giocherà un ruolo determinante nella buona riuscita della rivoluzione 6G. La speranza dunque è quella di applicarla alle connessioni di rete. Al fine di evitare la congestione della rete, sarà compito dell’AI smistare tra i vari nodi della rete l’enorme quantità di dati che verranno trasmessi tra i numerosi dispositivi. Grazie all’AI si dovrebbero abilitare connessioni su larga scala tra dispositivi intelligenti in grado di effettuare calcoli complessi e risolvere immediatamente eventuali problemi.

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Il 6G dovrà garantire capacità più elevate e latenza molto più bassa. Per intenderci, si parla di una velocità massima compresa tra 8.000 gigabit o 1 Terabit per secondo, 0,1 ms di latenza e un’efficienza energetica di 10 volte superiore a quella del 5G. Per fare un confronto, le reti di quinta generazione non devono superare una latenza di 4ms e dovrebbero raggiungere valori di picco di ben 20 Gbps anche se quella attuale si attesta a poco più di 1 Gbps.

La velocità di connessione sarà quindi decisamente superiore a quella che dovrebbe garantire il 5G e i dispositivi comunicheranno tra di loro istantaneamente con tutti i vantaggi che questo comporta. Un esempio che ci aiuta a capire in maniera concreta di cosa stiamo parlando ci viene fornito dalle auto a guida autonoma.

Ora, immaginate un mondo in cui le auto dovranno ricevere e inviare costantemente informazioni relative alla propria posizione, al traffico, al tragitto, ai semafori, alle altre vetture e a molto altro per far sì che la circolazione avvenga rapidamente e in tutta sicurezza. Per gestire questo enorme traffico dati non basteranno la velocità e la latenza assicurata dal 5G. Sarà compito del 6G vincere questa sfida ingegneristica e computazionale.

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Una delle difficoltà del 5G diventerà ancor più determinante nello sviluppo delle reti della generazione successiva. Il 6G infatti potrebbe utilizzare onde radio ad altissime frequenze che superano i 300 Ghz sfruttando addirittura le frequenze TeraHertz. Qual è il problema? La portata delle frequenze che diminuisce man mano che si sale nello spettro radio. Lo spettro dei TeraHertz copre una distanza di appena 10 metri, troppo corta per garantire una significativa copertura del segnale.

Questo vuol dire che – proprio come sta avvenendo con il 5G – si avrà bisogno di aumentare il numero di celle a disposizione e liberare banda per assicurare il massimo delle prestazioni. Tuttavia, si tratta di un problema non prioritario in questo momento in quanto il 6G non arriverà – secondo i pronostici degli esperti – prima del 2030.

Sulla scorta di quanto detto finora, la prospettiva dunque è di una rete in cui l’intelligenza artificiale sarà onnipresente aprendo la porta a scenari che – in alcuni casi – risultano addirittura avvolti da un alone di fantascienza. Oltre alle auto a guida autonoma, infatti, si immagina un mondo futuro caratterizzato da quella che gli studiosi definiscono Extended Reality (XR), ossia un’AI ubiqua presente praticamente ovunque che porterà a una graduale sparizione dello smartphone per fare spazio a nuove esperienze.

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Insomma, nuove interfacce sensoriali. “La telepresenza sarà resa possibile da immagini ad alta risoluzione e rilevamento dei sensi, display indossabili, robot e droni mobili, processori specializzati e reti wireless di prossima generazione”, hanno dichiarato i ricercatori dell’Università finlandese. Senza dimenticare, infine, il potenziamento nei vari settori già interessati dal 5G quali Internet of Things, Industria 4.0, salute e benessere, e intrattenimento. Tutto ciò non senza affrontare preventivamente questioni legate alla protezione dei dati degli utenti e all’impatto di tali tecnologie sull’ambiente.

Sono già tanti i Paesi e le aziende impegnati nello sviluppo del futuro standard di rete, tra cui il la Finlandia, il Giappone e la Cina, e colossi come Huawei, Ericsson, Nokia, Samsung, Sony, LG e Intel. Come già detto, però, ci vorranno almeno altri 10 anni prima che il 6G cominci a muovere i primi passi ma nel frattempo possiamo farci un’idea del mondo che verrà!

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