La nuova e potenziata versione di Siri, presentata con grandi aspettative come fulcro di "Apple Intelligence" durante la Worldwide Developers Conference (WWDC) del 2024, non arriverà prima del 2026. La conferma arriva direttamente dai vertici di Apple, che in una serie di interviste a margine della WWDC di questa settimana hanno fatto luce sulle ragioni di una decisione sofferta ma, a loro dire, inevitabile: la tecnologia non era ancora all'altezza degli standard qualitativi dell'azienda.
Già a marzo, Apple aveva annunciato un rinvio per l'atteso upgrade del suo assistente vocale, ammettendo che "ci vorrà più tempo di quanto pensassimo" per offrire le funzionalità promesse. Ora, Craig Federighi, Senior Vice President of Software Engineering, e Greg Joswiak, Senior Vice President of Worldwide Marketing, hanno offerto un quadro più dettagliato della situazione, spiegando che la scelta è stata dettata dalla ricerca di un'affidabilità "assoluta", un traguardo non ancora raggiunto.
In una conversazione con Joanna Stern del The Wall Street Journal, Federighi ha rivelato che, sebbene il software mostrato durante la conferenza dello scorso anno fosse reale e funzionante, Siri "non è confluita, dal punto di vista della qualità, nel modo in cui ne avevamo bisogno". L'obiettivo di Apple era renderla "davvero, davvero affidabile. E non siamo stati in grado di raggiungere tale affidabilità nei tempi che pensavamo".
Le funzionalità promesse erano ambiziose: una Siri in grado di comprendere il contesto personale dell'utente, consapevole di ciò che appare sullo schermo e capace di eseguire azioni complesse all'interno delle app. Un assistente proattivo e profondamente integrato nell'ecosistema del dispositivo. Tuttavia, nonostante i "risultati iniziali molto promettenti e le prime versioni funzionanti", il team di sviluppo è giunto alla conclusione che il prodotto "semplicemente non funziona in modo abbastanza affidabile per essere un prodotto Apple".
A chi, come la Stern, ha chiesto perché un'azienda con le immense risorse di Apple non sia riuscita a centrare l'obiettivo, Federighi ha risposto con onestà, inquadrando la sfida in un contesto più ampio:
"Quando si tratta di automatizzare le capacità sui dispositivi in modo affidabile, nessuno al momento lo sta facendo davvero bene. Volevamo essere i primi. Volevamo farlo al meglio."
Greg Joswiak ha rafforzato il concetto, sottolineando l'importanza della fiducia del cliente.
"Guardi, non vogliamo deludere i clienti," ha affermato. "Non lo facciamo mai. Ma sarebbe stato più deludente distribuire qualcosa che non rispettasse i nostri standard di qualità, che avesse un tasso di errore che ritenevamo inaccettabile. Quindi abbiamo preso quella che pensavamo fosse la decisione migliore. E la prenderei di nuovo".
La nuova finestra di lancio è stata chiarita durante altre interviste. Parlando con Mark Spoonauer di Tom's Guide e Lance Ulanoff di TechRadar, Joswiak ha precisato che la precedente dichiarazione di Apple, che indicava un'uscita "nel corso del prossimo anno", si traduce concretamente nel 2026.
La trasparenza dei due dirigenti mira a gestire le aspettative di un pubblico e di un mercato sempre più attenti ai progressi nel campo dell'intelligenza artificiale. La decisione di posticipare, sebbene rappresenti un intoppo nella tabella di marcia, viene presentata come un'incrollabile adesione ai principi fondanti dell'azienda: offrire prodotti rifiniti, intuitivi e, soprattutto, impeccabilmente funzionanti. La corsa all'IA è in pieno svolgimento, ma per la Siri di nuova generazione, Apple ha scelto di percorrere la maratona, non lo sprint, convinta che la qualità dell'esperienza finale ripagherà l'attesa.