Apple, lettera aperta dopo decisione UE

Tim Cook nega le accuse e sostiene che non è mai esistito alcun accordo di favore con il governo irlandese. L'azienda avrebbe rispettato le leggi locali, facendo quello che fanno tutti: sfruttare al meglio ogni possibilità di risparmiare sulle tasse. Apple e il governo irlandese faranno appello.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Apple ha replicato alla decisione  della Commissione Europea sulle tasse non versate in virtù di un "trattamento speciale" ottenuto dal governo irlandese. La risposta è stata assegnata a una lettera aperta firmata dall'amministratore delegato Tim Cook.

Non è quindi una risposta ufficiale, di quella s'incaricheranno gli avvocati, quanto piuttosto un messaggio ai clienti Apple, alla comunità per usar la parola scelta da Tim Cook. Parole che, sembra, vogliono tranquillizzare chi potrebbe sentirsi tradito da un'azienda che ama e rispetta.

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Cook Ci ricorda come la prima sede irlandese di Apple fu aperta nel 1980 in un'area in grandi difficoltà economiche. Oggi l'azienda dà lavoro a 6.000 persone, la maggior parte delle quali ancora a Cork, città dove cominciarono le operazioni. Cook sottolinea anche come "innumerevoli multinazionali hanno seguito le orme di Apple e investito a Cork, e oggi l'economica locale è più forte che mai". L'attività in Irlanda sarebbe il propellente che ha spinto la crescita di Apple in tutta Europa: Cook afferma che tra dipendenti Apple e indotto si parli di 1,5 milioni di persone.

"Siamo anche orgogliosi contribuenti delle economie locali in tutta Europa", scrive Cook affrontando il tema fiscale. "Siamo diventati il maggior contribuente in Irlanda, negli Stati Uniti e nel mondo".  "Negli anni abbiamo ricevuto istruzioni dalle autorità fiscali irlandesi su come rispettare la loro legge fiscale – lo stesso tipo di aiuto che può avere qualsiasi azienda che faccia affari sul posto. In Irlanda e in ogni paese dove opera, Apple rispetta la legge e paghiamo tutte le tasse dovute".

A questo punto Cook affronta la questione della sanzione:

"La Commissione Europea ha avviato un'azione che vuole riscrivere la storia di Apple in Europa, ignorando la legge fiscale irlandese e modificando la normativa fiscale internazionale", scrive l'AD di Apple. E poi l'affermazione più forte, secondo cui "non abbiamo mai chiesto, né abbiamo avuto alcun accordo speciale".

E quindi "ci troviamo ora nell'insolita condizione in cui ci viene richiesto di pagare tasse aggiuntive retroattivamente, a un governo che sostiene di non avere alcun credito nei nostri confronti oltre a quello che abbiamo già pagato".

Cook aggiunge un commento su come la Commissione Europea stia interferendo con la legislazione locale, cercando di "sostituirla con ciò che ritiene che sarebbe dovuto essere la legge". Il dirigente di Apple parla poi di "un colpo devastante alla sovranità degli stati membri EU riguardo le questioni fiscali" e del "principio di certezza della legge in Europa".

Apple in ogni caso farà appello, così come il governo irlandese. Questo è solo il prologo di una storia che di certo non finirà presto. "In fondo", dice Cook, "il caso non riguarda quanto paga Apple in tasse. Riguarda quale governo debba incamerare il denaro".

E di certo è vero che "le tasse per le aziende multinazionali sono complesse" ma, secondo Cook, deve restare valido il principio secondo cui i profitti di una società vanno tassati nel paese dove è stato creato il valore. Questo secondo Apple significa California, luogo dove si progettano oggetti e servizi.

Cook si avvia alla conclusione citando rischi per l'economia europea, perché dopo questa decisione saranno meno quelli che vorranno creare un'azienda in Europa. E aggiunge che Apple è favorevole alle riforme fiscali, ma non retroattive.