L'impatto dei dazi commerciali sulla tecnologia americana sta assumendo proporzioni economiche impressionanti, con Apple che si trova a dover affrontare una spesa aggiuntiva di quasi due miliardi di dollari in soli sei mesi. Durante la più recente conference call sui risultati trimestrali, il CEO Tim Cook ha rivelato cifre che evidenziano quanto le politiche protezionistiche dell'amministrazione Trump stiano pesando sui conti della casa di Cupertino. La questione va ben oltre i semplici numeri, toccando le strategie produttive globali di una delle aziende più influenti al mondo.
Una bolletta da oltre un miliardo di dollari
Le previsioni di Cook per il trimestre che si concluderà a settembre sono chiare: oltre 1,1 miliardi di dollari dovranno essere destinati al pagamento dei dazi, assumendo che le attuali politiche tariffarie rimangano invariate. Questa cifra si aggiunge agli 800 milioni già spesi nel trimestre precedente, creando un totale che supera abbondantemente le aspettative iniziali dell'azienda. "Supponendo che gli attuali tassi, politiche e applicazioni tariffarie globali non cambino per il resto del trimestre e che non vengano aggiunti nuovi dazi, stimiamo che l'impatto aggiungerà circa 1,1 miliardi di dollari ai nostri costi", ha dichiarato Cook.
La differenza rispetto alle previsioni di marzo è significativa: all'epoca, l'azienda aveva stimato una spesa di 900 milioni per il trimestre di giugno, ma la realtà si è rivelata ancora più onerosa. Il CEO ha tuttavia mantenuto un approccio prudente, sottolineando che molti fattori potrebbero cambiare, inclusi i tassi tariffari stessi.
La geografia produttiva di Apple sotto pressione
I dazi di Trump hanno colpito praticamente tutti i dispositivi Apple venduti negli Stati Uniti, ma la distribuzione geografica della produzione offre un quadro interessante delle strategie dell'azienda. La maggior parte degli iPhone destinati al mercato americano viene prodotta in India, mentre Mac, iPad e Apple Watch nascono negli stabilimenti vietnamiti. Questa diversificazione geografica rappresenta già un parziale adattamento alle pressioni commerciali, ma evidentemente non è sufficiente per evitare l'impatto dei dazi.
Il presidente americano non ha mai nascosto le sue intenzioni riguardo Apple, minacciando di imporre "una tariffa di almeno il 25%" su ogni iPhone non costruito negli Stati Uniti. La pressione per riportare parte della produzione in territorio americano è costante, ma i tempi e i costi di un simile trasferimento rendono questa opzione complessa da realizzare nel breve periodo.
L'effetto sui prezzi e sulla competitività
Le indiscrezioni di mercato suggeriscono che Apple stia valutando un aumento di 50 dollari per tutti i modelli della linea iPhone 17, una strategia che permetterebbe di compensare i costi aggiuntivi trasferendoli direttamente sui consumatori. Considerando che i prezzi degli iPhone sono rimasti sostanzialmente stabili negli ultimi anni, un incremento di questa entità potrebbe essere assorbito dal mercato senza particolari resistenze.
Samsung, pur non essendo stata menzionata esplicitamente da Trump, subisce comunque l'impatto dei dazi, anche se in misura minore rispetto al rivale di Cupertino. L'azienda sudcoreana aveva già spostato la produzione dei suoi Galaxy fuori dalla Cina molto tempo fa, dimostrando una lungimiranza strategica che oggi si rivela vantaggiosa.
Quando l'ostacolo diventa opportunità
Paradossalmente, i risultati finanziari eccellenti di Apple dimostrano che l'azienda non solo può assorbire questi costi aggiuntivi, ma potrebbe anche trasformarli in un'opportunità. Con decine di milioni di iPhone venduti ogni trimestre, un modesto aumento dei prezzi non solo coprirebbe la bolletta da due miliardi di dollari dei dazi, ma potrebbe generare profitti aggiuntivi. La fedeltà del pubblico Apple e l'elasticità della domanda per i suoi prodotti premium rappresentano un vantaggio competitivo decisivo in questo scenario.
La capacità dell'azienda di mantenere margini elevati anche in presenza di pressioni esterne conferma la solidità del suo modello di business. Mentre altre aziende potrebbero vedere nei dazi una minaccia esistenziale, Apple sembra aver trovato il modo di trasformare l'ostacolo in leva strategica, dimostrando ancora una volta la sua resilienza in un mercato sempre più complesso e imprevedibile.