La Commissione europea ha ufficialmente riconosciuto quattro impianti di produzione situati tra Germania, Austria e Italia, conferendo loro lo status speciale previsto dal Chips Act. Si tratta di un'iniziativa che punta a rivoluzionare il panorama produttivo continentale in un settore strategico dominato da decenni da giganti asiatici e americani.
Il regolamento comunitario sui semiconduttori, entrato in vigore nel settembre 2023, ha stabilito un quadro normativo ambizioso per ridurre la dipendenza dell'Unione dalle forniture esterne. L'obiettivo dichiarato è quello di portare la quota di mercato europea dal 10% al 20% della produzione globale entro il 2030, un traguardo che però alcuni esperti considerano già necessitante di revisione.
Tra i progetti selezionati spicca per rilevanza strategica la European Semiconductor Manufacturing Company (ESMC) in territorio tedesco, classificata come Open Eu Foundry. Questa struttura rappresenta un unicum nel panorama europeo: nata da una joint venture che vede protagonista il colosso taiwanese TSMC insieme ai gruppi Bosch, Infineon e Nxp, l'impianto produrrà chip ad alte prestazioni utilizzando la tecnologia FinFet avanzata. La capacità produttiva prevista è di 480mila wafer da 300 millimetri all'anno entro il 2029, con la peculiarità di operare come fonderia aperta disponibile anche per clienti esterni alla compagine societaria.
Sul fronte delle Integrated Production Facilities, la Germania ospita anche lo stabilimento Infineon Technologies Dresden, destinato a realizzare un ampio portafoglio tecnologico che spazia dai circuiti integrati di potenza discreti ai circuiti analogici a segnale misto. In Austria, Ams-Osram svilupperà un impianto integrato specializzato in tecnologie per segnali misti a 180 nanometri, con particolare attenzione alle applicazioni automotive.
Il contributo italiano alla nuova mappa produttiva europea arriva da StMicroelectronics, che realizzerà un impianto all'avanguardia dedicato al carburo di silicio da 8 pollici. Si tratta di una tecnologia finora assente nell'Unione e particolarmente strategica per settori come l'automotive elettrico e le energie rinnovabili, dove la capacità di gestire alte tensioni ed elevate temperature risulta cruciale.
La distinzione tra le due categorie di impianti riflette strategie produttive differenti ma complementari. Le Open Eu Foundries rappresentano strutture che dedicano almeno parte della loro capacità alla produzione per clienti esterni, contribuendo così alla resilienza dell'intera filiera europea. Le Integrated Production Facilities combinano invece verticalmente tutte le fasi della produzione, dalla progettazione iniziale fino al confezionamento finale dei chip.
Il riconoscimento ufficiale da parte di Bruxelles comporta vantaggi concreti per gli impianti selezionati. Questi beneficeranno di un supporto amministrativo prioritario, procedure di autorizzazione semplificate e accesso anticipato alle linee pilota dell'iniziativa Chips for Europe. Tuttavia, il privilegio comporta anche responsabilità: durante periodi di crisi, le strutture riconosciute potrebbero essere obbligate ad accettare e dare priorità a ordini considerati strategici dall'Unione.