Crisi scongiurata per gli iPhone 5 ma il titolo Apple precipita

Un articolo del New York Times rivede i numeri sui tagli della produzione degli iPhone 5 e smentisce la paventata crisi delle vendite. Intanto scendono in campo gli analisti, che incolpano gli speculatori e mettono sul tavolo ipotesi senza dati certi a supporto.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Apple in crisi. Macché, è tutta una montatura. A dirlo è Mark Moskowitz, un analista noto per sfornare previsioni rigorosamente ottimistiche sull'azienda di Cupertino.

Tutto parte da un articolo del Wall Street Journal secondo cui Apple avrebbe tagliato della metà gli ordini di componenti per l'iPhone 5. Qualche ora più tardi il New York Times ha corretto il tiro e pubblicato la notizia che i numeri erano gonfiati. Un taglio delle ordinazioni in effetti c'era stato, ma con una proporzione decisamente più modesta di quella indicata.

iPhone 5 al tramonto?

Nel frattempo però le speculazioni si erano moltiplicate alla velocità della luce e le azioni della Mela hanno fatto un sonoro capitombolo in Borsa. Il titolo ha chiuso la giornata di ieri a 501,75 dollari, in calo di 18,55 dollari, dopo essere sceso al di sotto dei 500 dollari per la prima volta da quasi un anno.

Moskowiz di JP Morgan e Maynard Um di Wells Fargo sono scesi in campo per difendere la propria credibilità, dato che avevano fatto previsioni più che ottime su Apple. Ovviamente devono anche tutelare i loro investitori, che probabilmente puntano sull'azienda di Tim Cook beneficiando per primi delle speculazioni.

La nota è cristallina: c'è stata un'errata interpretazione delle relazioni dei fornitori. E hanno dato chiavi di lettura positive della notizia.

Come avevamo già scritto su Tom's Hardware, gli analisti hanno sottolineato che la voce riportata dal WSJ potrebbe essere stata messa in circolazione da investitori che cercano di manipolare il valore azionario per comprare azioni a prezzo stracciato (si fa per dire) per poi rivenderle quando il titolo riprende quota.

Le azioni Apple

L'opzione della speculazione è sicuramente da tenere in considerazione, anche se le azioni di Apple stanno scendendo dalla metà di settembre, ossia da quando hanno toccato il massimo storico superando i 700 dollari.

Moskowitz propone una seconda chiave di lettura: le riduzioni delle ordinazioni ai fornitori potrebbero essere la banale conseguenza di una gestione ottimizzata delle forniture. In altre parole, Apple potrebbe avere ordinato grossi quantitativi di pezzi all'inizio della produzione per strappare prezzi molto bassi, e ora non avere bisogno di altro.

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L'ultima ipotesi, francamente la meno credibile, è che Apple abbia in programma l'annuncio di un nuovo iPhone prima del previsto, magari proprio il modello low cost di cui si parla ultimamente. Se così fosse sarebbe già in corso un rallentamento della produzione dei modelli attuali.

L'unica certezza che emerge dalle note di JP Morgan e Wells Fargo è che nemmeno gli analisti hanno informazioni di prima mano sui programmi di Apple. Brancolano anche loro nel campo delle ipotesi come tutti: meglio non farci troppo affidamento.