Google cancella AdBlock Plus da Android. Domani Chrome?

Google ha rimosso AdBlock Plus dal Play Store, insieme ad altre applicazioni simili. La ragione ufficiale è una violazione delle linee guida, ma in molti ci vedono un abuso a fini commerciali.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Google ha bloccato del tutto AdBlock plus e altri servizi simili dal Play Store, quindi gli utenti non potranno più scaricare questi servizi. È l'ulteriore passo di una strategia avviata da tempo, e che aveva già fatto discutere il mese scorso, quando Google aveva modificato Android in modo da non far funzionare ADP su Android 4.x.

Ora invece ADP (e altre) è stato rimosso del tutto dal Play Store, ufficialmente perché "interferisce o accede ad altri servizi o prodotti in modo non autorizzato", in violazione dell'accordo con gli sviluppatori (Developer Distribution Agreement, sezione 4.4).

Chi ha già installato ADP sul proprio dispositivo potrà continuare a usarlo, ma non riceverà ulteriori aggiornamenti. Tutti gli altri dovranno vivere senza, oppure installare l'applicazione direttamente dal sito del produttore. Prossimamente, spiegano gli sviluppatori, sarà disponibile anche su negozi alternativi al Play Store.

Secondo Till Faida, cofondatore di AdBlock Plus, Google avrebbe sfruttato il rumore mediatico generato dalla chiusura di Google Reader, l'uscita di Andy Rubin e la presentazione del Galaxy S 4 per evitare che si parlasse troppo di questa novità. Una strategia parzialmente riuscita, ma non completamente.

"Credo che stiano testando la reazione, per vedere se possono liberarsene del tutto. Se gli utenti non si lamentano, credo che probabilmente faranno lo stesso con Chrome", ha aggiunto Faida. Per quanto riguarda il browser, per ora, Google si è limitata a rendere ADP un'estensione più difficile da trovare.

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L'azienda in effetti ha sempre predicato, e praticato, la liberà degli utenti, il libero accesso ai servizi e altri principi; ma quel "don't be evil" che è il loro motto è stato spesso disatteso negli ultimi anni. Se n'è accorta anche la Electronic Frontier Foundation, uno dei più importanti gruppi al mondo nella difesa dei diritti digitali.

L'associazione definisce la scelta di Google "profondamente deludente", perché indebolisce l'impegno di Google verso le piattaforme aperte. "Google si è fatta una reputazione realizzando strumenti che mettono l'interesse degli utenti in primo piano. Questa nuova forma di censura è l'esatto opposto: non tradisce solo i principi di apertura, ma anche la di fiducia che le persone hanno avuto verso Google nel comprare un telefono Android", scrive Peter Eckersley sul blog della EFF. E poi aggiunge un altro dettaglio rilevante, e cioè il fatto che gli strumenti per bloccare sono anche tra i pochi strumenti, se non gli unici, per bloccare il tracking online da parte di terze parti.

In ogni caso, non ci si può sorprendere: dopotutto Google deve alla pubblicità quasi tutti i propri guadagni, e non è tenuta "tenersi in casa" applicazioni che ne minacciano. Una mossa comprensibile quindi, che tuttavia secondo Faida "passa sopra tutto ciò che rende Internet democratica. Le persone dovrebbero essere allarmate da questa mossa".

Difficile non essere d'accordo sui principi espressi da ADP e dalla EFF, e però c'è una domanda a cui rispondere: se a usare AdBlock Plus e simili fossero solo quelli che non vogliono il tracking di terze parti, o quelli che agiscono sulla base dei principi espressi, sarebbe successo tutto questo? O, per metterla in un altro modo, se dal conteggio togliamo tutti quelli che vogliono bloccare la pubblicità per un capriccio o poco più, ADP sarebbe l'estensione più installata al mondo?