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Il tuo iPhone condivide i dati delle foto con Apple, lo sapevi?

"Enhanced Visual Search" in Apple Foto, attiva di default, permette di identificare i luoghi nelle immagini ma, al contempo, condivide dati con Apple.

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Avatar di Luca Zaninello

a cura di Luca Zaninello

Managing Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 30/12/2024 alle 11:30
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Apple, da sempre paladina della privacy degli utenti, si trova nuovamente al centro di un dibattito legato alla gestione dei dati personali. Un recente post sul blog dello sviluppatore Jeff Johnson ha acceso i riflettori su una funzione di Apple Foto, chiamata "Enhanced Visual Search", che, sebbene utile per identificare i luoghi ritratti nelle fotografie, solleva interrogativi sulla reale tutela della privacy degli utenti.

La funzione, introdotta come estensione della preesistente "Visual Look Up" presente da iOS 15 sugli iPhone, permette di identificare punti di interesse, come monumenti o edifici, semplicemente scorrendo verso l'alto una foto e selezionando "Look Up Landmark".  A differenza della funzione precedente, "Enhanced Visual Search" richiede un'autorizzazione esplicita per condividere dati con Apple, al fine di effettuare un confronto con un "indice globale" mantenuto dall'azienda.

Il problema, evidenziato da Johnson è che questa autorizzazione è attiva di default. Molti utenti, ignari di questa impostazione, potrebbero quindi stare condividendo involontariamente informazioni con Apple. Per disattivare la funzione, è necessario accedere alle impostazioni di iOS, selezionare "Foto" e disattivare la voce "Enhanced Visual Search". Su Mac, la procedura è analoga, ma si deve accedere alle impostazioni dell'app Foto.

La descrizione presente sotto l'interruttore di attivazione recita che l'utente autorizza Apple a "abbinare privatamente i luoghi nelle tue foto con un indice globale mantenuto da Apple". Il blog di ricerca sull'apprendimento automatico di Apple, a cui Johnson fa riferimento nel suo post, fornisce ulteriori dettagli sul funzionamento della funzione.

"Il processo inizia con un modello di Machine Learning (ML) integrato nel dispositivo che analizza la foto per determinare la presenza di una 'regione di interesse' (ROI) che potrebbe contenere un punto di riferimento. Se il modello rileva una ROI nel dominio 'landmark', viene calcolato un 'vector embedding' per quella regione dell'immagine".

Questo "vector embedding", una rappresentazione numerica delle caratteristiche dell'immagine, viene poi crittografato e inviato ai server di Apple per essere confrontato con il suo database. Apple offre una spiegazione tecnica, seppur complessa, dei "vector embeddings" in un documento di ricerca, mentre IBM, in termini più semplici, li descrive come una trasformazione di un "dato, come una parola, una frase o un'immagine, in un array n-dimensionale di numeri che rappresentano le caratteristiche di quel dato".

Sebbene Apple non abbia ancora rilasciato commenti ufficiali sulle preoccupazioni sollevate da Johnson, è evidente che l'azienda ha adottato misure per mantenere la privacy dei dati, condensando le informazioni dell'immagine in un formato comprensibile solo a un modello di ML.

Tuttavia, la scelta di rendere la funzione "opt-out", ovvero attiva di default, anziché "opt-in", come avviene per la condivisione di dati analitici o registrazioni di interazioni con Siri, appare in contrasto con la reputazione di Apple di azienda attenta alla privacy.

Gli utenti, spesso inconsapevoli della complessità delle tecnologie impiegate, potrebbero interpretare questa scelta come una violazione della trasparenza e del controllo sui propri dati. Rendere la funzione "opt-in", richiedendo quindi un'attivazione esplicita da parte dell'utente, sarebbe stata una scelta più coerente con i principi di privacy sbandierati da Apple e avrebbe permesso agli utenti di effettuare una scelta consapevole sulla condivisione dei propri dati.

Questo episodio, che segue la controversia sulla raccolta segreta delle interazioni con Siri, rischia di incrinare ulteriormente la fiducia degli utenti nei confronti di Apple in materia di privacy. In un'epoca in cui la protezione dei dati personali è diventata una priorità, Apple deve dimostrare, con maggiore chiarezza e trasparenza, di essere all'altezza della sua reputazione di azienda rispettosa della privacy dei suoi utenti. La questione rimane aperta e sarà interessante seguire gli sviluppi e le eventuali reazioni da parte di Apple.

Fonte dell'articolo: www.theverge.com

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