iPhone 6 Plus 128 GB a 1059 euro: considerazioni sul prezzo

Apple l'effetto shock l'ha tenuto in serbo per il finale: mai visti prezzi di listino così alti per smartphone e phablet. I motivi sono tanti, ma è giusta una riflessione.

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a cura di Dario D'Elia

Un iPhone 6 Plus da 128 GB a 1059 euro, di cui 197 euro di tasse ed equo compenso, fa impressione. Poco più di un centinaio di euro e si può avere un MacBook Air oppure un iMac, con 578 euro in meno si compra un iPad Air. È vero che stiamo parlando ti tipologie di prodotto diverse ma c'è uno scarto forse davvero troppo grande.

IDC però ha già rilevato il sorpasso dei phablet ai danni di netbook e notebook, e si aspetta che il prossimo anno scalzino persino i tablet posizionandosi dietro agli smartphone. Quasi a lasciar intendere che siano il nuovo oggetto del desiderio che sostituirà tutti gli altri nel cuore del mass market.

iPhone 6 

La maggioranza dei consumatori ha bisogno di uno strumento per navigare su Internet, accedere ai social network, godersi le foto, guardare filmati, rispondere a mail, giocare e ogni tanto fare qualcosa per il proprio lavoro. Tutto qui. Un phablet, considerate le dimensioni, è più che adeguato. Inoltre consente le telefonate e fa riprese e scatti con prestazioni sempre migliori.

Ora, è evidente che uno smartphone più grande che condivide le stesse funzioni di un tablet possa costare di più. Ma è giustificata la soglia raggiunta da Apple?

Analizziamo i numeri. L'iPhone 6 16 GB costa 729 euro (di cui 136 euro per IVA ed equo compenso), la versione 64 GB costa 839 euro (157 euro per IVA, e.c.) e quella 128 GB ben 949 euro (177 euro per IVA, e.c.). Cito IVA ed equo compenso perché è un fardello che non dobbiamo mai dimenticare, e riguarda tutto il mondo hi-tech.

Intanto è scomparsa la versione da 32 GB che probabilmente avrebbe attirato la maggioranza degli acquirenti. L'entry-level è per chi vuole l'oggetto ma anche spendere poco; rischia però di ritrovarsi con poca memoria per app e contenuti multimediali. Il 64 GB è l'ideale ma guardando la concorrenza si potrebbe risparmiare moltissimo. Per di più Samsung, LG e HTC tendono a ritoccare al ribasso i prezzi nel tempo, mentre Apple di solito tiene duro per quasi un anno. Con effetto benefico sull'usato, ma è una soddisfazione relativa per chi vuole tenersi il bene a lungo o per chi deve finire di pagarlo.

iPhone 6 e iPhone 6 Plus

La convenienza non è la caratteristica che contraddistingue i prodotti Apple, ma è anche vero che se si desidera iOS non ci sono alternative. Sì, i sostenitori di Android considerano questa scelta una follia, ma nessuno può negare che la piattaforma Apple risulta ancora oggi una fra le più semplici e immediate da usare – una qualità primaria per il grande pubblico.

In secondo luogo si paga il marchio. Bisogna accettarlo: come succede nei settori abbigliamento, detersivi, automotive e tanti altri il marketing ha peso. Le aziende investono centinaia di milioni di euro, se non miliardi, per costruirsi un'identità riconoscibile al pubblico. Una serie di attributi che per proprietà transitiva vengono trasmessi ai rispettivi prodotti. Così nasce il mito della qualità industriale tedesca o dello stile italiano. Anche sei poi magari si produce in Cina e ci si limita a marchiare.

Apple sotto questo aspetto è fortissima, e lo fa pagare.

L'iPhone 6 Plus è il prodotto forse più studiato negli uffici marketing. Al netto delle questioni tecniche – schermo da 5,5 pollici, dimensioni e qualche marginale dettaglio – è il prezzo quello che colpisce di più. 839 euro (157 euro per IVA, e.c.) per il 16 GB, 949 euro (177 euro per IVA, e.c.) per il 64 GB e appunto 1059 euro per il 128 GB (197 euro per IVA, e.c.). In pratica l'entry level costa come la versione più consigliabile dell'iPhone 6.

Apple di fatto risponde alla richiesta e al trend di mercato che vuole terminali sempre più grossi, ma a modo suo. Se lo vuoi strapaghi. E così avrai non solo un nostro prodotto ma un vero status symbol, come potrebbe esserlo un SUV di fascia alta. Grosso, imponente e costoso. Per altro un concorrente spietato per lo stesso iPad Mini da 7,9 pollici – che però "non può" telefonare.

La chicca finale è che i nuovi iPhone 6 e 6 Plus si possono prenotare, in Italia, dal 26 settembre ma la data di consegna non è stata comunicata. Quasi come se fosse un'auto sportiva: ti metti in lista, paghi e prima o poi arriverà. Da lasciar basiti poi la scelta di presentare l'Apple Watch in quasi tutti i suoi dettagli e poi comunicare che sarà disponibile un giorno nel lontano 2015.

Non ne abbiamo le prove ma la sensazione è che tutte le indiscrezioni che parlavano di problemi di consegna, magagne industriali e correzioni ingegneristiche fossero vere. Deve esserci stato qualche intoppo, ma d'altronde quando ordini 70/80 milioni di unità per riempire i magazzini da qui alla fine dell'anno pare inevitabile. L'anno scorso Apple ordinò circa 60 milioni di iPhone 5 e 5S, ed erano anche "più facili" da produrre. Giusto la scorsa settimana TechCrunch scriveva che Apple ha messo in crisi i vettori FedEx e UPS in Cina: potrebbero subire ritardi persino le consegne dei prodotti concorrenti.

A questo punto è lecito chiedersi se Apple si sia spinta troppo oltre, soprattutto considerato il periodo di crisi che attanaglia il mercato europeo. In linea di massima è risaputo che il maggior traino alle vendite è dato dagli accordi con gli operatori mobili. Persino la pagina dei finanziamenti Apple è attualmente in tilt: per 500 euro da restituire in 24 mesi fa pagare il 21% di TAEG (Tasso annuo effettivo globale) mentre per 1000 euro il 15,20%.

Insomma, con offerte a pacchetto mettere mano sugli iPhone 6 potrebbe essere meno traumatico. Però stiamo pur sempre parlando di 40 euro al mese per quasi tre anni, e di una versione media o entry level. Che tempi.