iPhone come Android, dati personali come merce

Secondo una ricerca universataria le applicazioni per iPhone hanno accesso a troppi dati sensibili, anche quando non è necessario. Le informazioni raccolte permettono di identificare l'utente, e nella maggior parte dei casi sono trasmesse in chiaro.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Secondo una ricerca della Bucknell Università (Pennsylvania) le applicazioni per iPhone possono raccogliere e trasmettere informazioni personali dell'utente. La notizia giunge proprio pochi giorni dopo il lancio di un'accusa simile in ambiente Android (Android, troppa leggerezza sui dati personali).

Ci s'infila dentro di tutto ...

I dati raccolti sono molto delicati, e includono il nome dell'utente, numero di telefono e locazione. Eric Smith, il ricercatore che ha guidato l'indagine (PDF), ha esaminato 57 delle applicazioni presenti sull'AppStore, scelte a caso, tra cui spiccano alcune dedicate all'home-banking.  

Smith ritiene che i dati raccolti possano servire a identificare con esattezza un utente, e anche a individuarne la posizione geografica. L'idea che queste informazioni che ci riguardano siano in circolazione senza (apparente) controllo è preoccupante.

"Per esempio, l'applicazione Amazon trasmette il nome del proprietario, insieme all'UDID (un codice che identifica univocamente il telefono, NdR), e così Amazon.com. e chiunque intercetti i dati, può identificare l'utente", scrive Smith.

"E con questo potrete conoscere meglio i vostri clienti. Molto meglio"

"Anche se alcuni utenti potrebbe desiderare che i produttori accedano al loro indirizzo, numero di telefono, numero di carta di credito e vero nome, dovrebbero preoccuparsi del fatto che queste aziende possano condividere con altri queste informazioni. C'è qualche ragione per la quale lo sviluppatore di un videogioco dovrebbe conoscere l'indirizzo di casa vostra?", conclude il ricercatore.

Insomma, raccogliere dati personali e farne commercio è piuttosto facile, anche con l'iPhone. Come nel caso di Android non sarebbe corretto criticare direttamente il sistema operativo. Apple e Google, tuttavia, dovrebbero prendere queste notizie come un richiamo all'ordine: sarebbe meglio intervenire presto su questi aspetti, e fare qualcosa per evitare che le applicazioni godano di troppa libertà.