Meta multata per, circa, 6 milioni di Euro dall'AGCOM

Meta Platforms, società madre di Facebook e Instagram, è stata multata per 5,85 milioni di euro dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM)

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a cura di Andrea Maiellano

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Meta Platforms, società madre di Facebook e Instagram, è stata multata per 5,85 milioni di euro dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), in Italia, a causa della sua violazione delle norme italiane sulla pubblicità del gioco d'azzardo.

Questa sanzione evidenzia le sfide regolamentari, affrontate dalle grandi aziende tech, nell'adattarsi a rispettare le diverse leggi sulla pubblicità nei vari paesi del Mondo, oltre che a mostrare le poche differenziazioni che vengono fatte quando si tratta di advertising.

L'intervento dell'AGCOM rappresenta un rafforzamento delle misure volte a controllare la pubblicità del gioco d'azzardo nel territorio italiano. La multa è stata emessa per via di contenuti promozionali legati a scommesse o giochi con premi in denaro presenti su piattaforme come Facebook e Instagram, gestite per l'appunto da Meta.

Questo caso, però, si inserisce in un contesto molto più ampio e che ha coinvolto numerose società tech, delle quali molte sono ancora sotto scrutinio, per delle violazioni analoghe in materia di pubblicità.

Recentemente, infatti, altre piattaforme digitali come YouTube e Twitch sono state penalizzate in Italia per aver violato le stesse normative sulla pubblicità del gioco d'azzardo.

YouTube è stata multata per 2,25 milioni di euro, mentre Twitch ha ricevuto una sanzione di 900.000 euro. Entrambi questi interventi da parte dell'AGCOM mettono in evidenza la determinazione dell'agenzia nel regolare, e contrastare, le pubblicità del gioco d'azzardo nel settore dei social network e delle piattaforme di streaming digitale.

Nonostante la rilevante sanzione finanziaria, Meta Platforms non ha ancora risposto ufficialmente al verdetto definito dall'AGCOM. Il mancato commento da parte dell'azienda, ha sollevato alcuni interrogativi sulla sua consapevolezza, e soprattutto volontà di aderire, alle politiche pubblicitarie vigenti in Italia. 

Questo silenzio potrebbe preludere a ulteriori contenziosi regolamentari mentre le grandi aziende tech continuano a confrontarsi con le varie normative pubblicitarie nei diversi paesi in cui operano.