L'Europa si prepara a ridefinire l'assetto delle comunicazioni satellitari mobili con una consultazione strategica che potrebbe segnare una svolta nell'integrazione tra reti terrestri e spaziali. La Commissione europea ha pubblicato il report conclusivo della consultazione mirata sui Mobile Satellite Services (MSS) nella banda 2 GHz, raccogliendo 64 contributi da operatori, regolatori e industria per delineare il futuro dello spettro dopo la scadenza delle licenze attuali nel 2027. La posta in gioco è alta: definire chi controllerà una delle risorse più preziose per la connettività del prossimo decennio, in un momento in cui il paradigma "space-to-phone" promette di trasformare radicalmente l'ecosistema delle telecomunicazioni.
La consultazione, svolta tra il 28 maggio e il 30 giugno 2025 con il coordinamento del Comitato delle Comunicazioni (Cocom), evidenzia un consenso quasi unanime sulle applicazioni prioritarie: comunicazioni Direct-to-Device (D2D), servizi governativi sicuri, connettività in volo (IFC), e soprattutto Internet of Things (IoT) satellitare. Quest'ultimo rappresenta il vero banco di prova tecnologico, con soluzioni Machine-to-Machine (M2M) che richiedono uno spettro ottimizzato per servizi narrowband a bassa latenza. La convergenza tra 5G e reti Non-Terrestrial Network (NTN) trasforma il satellite da infrastruttura complementare a componente nativo dell'architettura mobile europea.
Sul fronte della segmentazione dello spettro, il dibattito si concentra su quattro opzioni proposte dalla Commissione. L'Option A, che prevede due operatori con allocazioni da 2×15 MHz ciascuno, raccoglie il favore degli incumbent che puntano su servizi broadband ad alta capacità. Tuttavia, l'Option D – due licenze principali da 2×15 MHz e 2×10 MHz più un segmento condiviso da 2×5 MHz – attira l'interesse dei fornitori IoT e dei nuovi entranti che vedono nello spectrum sharing una porta d'accesso al mercato. La scelta finale determinerà non solo l'efficienza spettrale ma l'intera architettura competitiva del settore MSS europeo.
Il tema della condivisione dello spettro divide nettamente la community tech. Gli operatori di servizi broadband considerano lo spectrum sharing tecnicamente rischioso a causa delle interferenze tra tecnologie diverse, specialmente quando si combinano sistemi legacy e standard 3GPP NTN. Al contrario, per i servizi narrowband IoT la condivisione è ritenuta non solo praticabile ma auspicabile, con modelli di accesso dinamico che potrebbero massimizzare l'efficienza della risorsa spettrale. La maggioranza dei partecipanti sostiene che dedicare la banda alle tecnologie 3GPP Non-Terrestrial Network garantirebbe interoperabilità nativa con le reti terrestri 5G e futura compatibilità con i sistemi 6G.
Sul fronte regolatorio, quasi l'80% dei partecipanti ha espresso posizioni sulla questione del rinnovo delle licenze attuali, con opinioni profondamente frammentate. Da un lato, gli operatori storici rivendicano il diritto al rinnovo per ammortizzare gli investimenti infrastrutturali e garantire continuità operativa; dall'altro, potenziali nuovi entranti e fornitori di tecnologie NTN chiedono una riapertura competitiva del mercato. C'è consenso trasversale, tuttavia, sulla necessità di aggiornare i criteri di selezione dell'articolo 6(1) della Decisione 626/2008/EC, considerati obsoleti rispetto alle priorità della Digital Decade europea: sovranità digitale, sicurezza delle comunicazioni, efficienza spettrale e resilienza delle reti.
La posizione italiana, espressa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), rappresenta un interessante equilibrio tra continuità e innovazione. Roma sostiene con forza l'Option D per la segmentazione, vedendo nella quota condivisa da 2×5 MHz un meccanismo per abbassare le barriere d'ingresso senza compromettere la stabilità degli operatori consolidati. Il MIMIT propone una roadmap in due fasi: fino al 2032, focus su armonizzazione normativa e garanzia dei servizi esistenti; entro il 2045, integrazione completa dei MSS nell'architettura sovrana europea, inclusi i programmi IRIS² e i futuri ecosistemi 6G NTN. La posizione italiana incorpora anche il principio "use it or lose it" per prevenire fenomeni di spectrum hoarding.
Dal punto di vista tecnico, l'adozione di standard 3GPP NTN rappresenterebbe un salto paradigmatico paragonabile all'introduzione del VoLTE nelle reti 4G. Le specifiche Release 17 e 18 del 3GPP definiscono già architetture per integrare satelliti GEO, MEO e LEO nelle reti 5G, con meccanismi di handover trasparente tra celle terrestri e satellitari. Tuttavia, la coesistenza nella banda 2 GHz di tecnologie proprietarie legacy e nuovi standard aperti pone sfide concrete in termini di gestione delle interferenze, sincronizzazione temporale e overhead di segnalazione. La latenza intrinseca dei link satellitari – dai 25 ms delle costellazioni LEO ai 250 ms dei sistemi GEO – richiede ottimizzazioni specifiche dei protocolli TCP/IP e delle applicazioni real-time.
Per il mercato consumer, l'evoluzione dei MSS nella banda 2 GHz potrebbe tradursi in smartphone con connettività satellitare nativa entro il 2028-2030, eliminando la dipendenza da reti terrestri per servizi di emergenza e messaggistica di base. Apple e Qualcomm hanno già integrato funzionalità D2D satellitari in chipset flagship, ma l'assenza di uno standard europeo armonizzato limita l'adozione di massa. Sul fronte enterprise, i settori logistica, agricoltura di precisione, monitoraggio ambientale e fleet management potrebbero beneficiare di copertura IoT globale con costi significativamente inferiori rispetto alle soluzioni satellitari dedicate attuali.
Il report evidenzia anche preoccupazioni relative alla sostenibilità economica del modello MSS. I costi di deployment e operativi delle costellazioni satellitari richiedono economie di scala che solo un mercato europeo unificato può garantire. La frammentazione normativa nazionale rappresenta un freno agli investimenti, con operatori che lamentano l'incertezza regolatoria come principale ostacolo ai piani di sviluppo. Diciassette dei 64 contributi sono stati classificati come totalmente o parzialmente confidenziali, suggerendo che discussioni sensibili su pricing, partnership strategiche e roadmap tecnologiche sono in corso sotto traccia.
Dal punto di vista della sicurezza nazionale e della sovranità tecnologica, il controllo della banda 2 GHz MSS assume valenza geopolitica. La Commissione europea punta a ridurre la dipendenza da fornitori extra-UE per servizi di comunicazione critici, in linea con le raccomandazioni del Cyber Resilience Act e del recente regolamento sui sistemi ad alto rischio. L'integrazione con programmi come IRIS² (Infrastructure for Resilience, Interconnectivity and Security by Satellite) posiziona i MSS come componente di un'architettura di comunicazioni sovrane europee, capace di operare indipendentemente in scenari di crisi o conflitto.
Nei prossimi mesi, la Commissione europea e gli Stati membri dovranno trasformare le indicazioni della consultazione in una decisione operativa che bilanci interessi pubblici e privati, innovazione tecnologica e continuità operativa. La sfida è definire un framework che permetta all'Europa di competere con le mega-costellazioni americane (Starlink, Kuiper) e cinesi (Guowang), preservando un ecosistema industriale europeo nel settore spaziale. La banda 2 GHz MSS rappresenta un test cruciale per verificare se il modello di governance europeo dello spettro può davvero accelerare l'innovazione tecnologica mantenendo apertura competitiva e autonomia strategica.