I lavoratori specializzati in ruoli hi-tech si sentivano al sicuro fino a poco tempo fa, ma ora stanno affrontando licenziamenti di massa più che in altri settori. Succede per diversi motivi: l'uso e l'abuso di intelligenza artificiale c'entrano qualcosa, ma c'entra anche il fatto che le aziende a un certo punto hanno assunto senza criterio, mettendo a libro paga più persone del necessario.
Nel solo mese di ottobre 2025, secondo l'analisi della società di consulenza Challenger, Gray & Christmas, le aziende tech hanno tagliato 33.281 posti di lavoro, il numero più elevato tra tutti i settori economici e quasi sei volte superiore rispetto ai 5.639 licenziamenti registrati solo un mese prima. Dall'inizio dell'anno, i tagli complessivi nel comparto hanno raggiunto quota 141.159 unità, in crescita rispetto ai 120.470 dello stesso periodo del 2024.
L'accelerazione dei licenziamenti assume proporzioni particolarmente significative se contestualizzata nel ciclo economico degli ultimi due decenni. I dati di ottobre rappresentano il picco più alto dall'inizio della pandemia di COVID-19, quando una breve recessione aveva colpito l'economia globale nel 2020. Più preoccupante ancora, l'intensità dei tagli supera persino quella registrata durante la crisi finanziaria del 2008-2009, suggerendo una ristrutturazione profonda del mercato del lavoro tecnologico piuttosto che una semplice correzione ciclica.
Challenger, Gray & Christmas attribuisce questa ondata di ridimensionamenti a una combinazione di fattori strutturali che vanno oltre la narrativa dominante dell'intelligenza artificiale come unica responsabile. La società identifica come cause principali la correzione dopo il boom delle assunzioni pandemiche, l'adozione crescente di sistemi di AI, il rallentamento della spesa sia consumer che corporate e l'aumento generalizzato dei costi operativi. Questi elementi hanno spinto molte aziende verso politiche di contenimento dei costi e al blocco delle assunzioni.
Amazon ha annunciato il taglio di circa 14.000 posizioni nei propri uffici corporate la scorsa settimana, con la prospettiva di ulteriori riduzioni nei prossimi mesi. Durante l'estate, Microsoft aveva eliminato 9.000 posti di lavoro, con il CEO che aveva suggerito ai dipendenti appena licenziati di rivolgersi ai chatbot di AI per "ridurre il carico emotivo e cognitivo che accompagna la perdita del lavoro".
La situazione risulta particolarmente complessa per le coorti di laureati in informatica che hanno seguito per anni il consiglio di "imparare a programmare" come garanzia di stabilità occupazionale. Un decennio di iscrizioni record ai corsi di computer science ha generato un'offerta di competenze che ora si scontra con una domanda drasticamente ridotta, creando un mismatch strutturale nel mercato del lavoro qualificato.
Le previsioni per il breve termine non offrono segnali di inversione di tendenza. Sebbene i tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve e eventuali performance positive nei risultati trimestrali potrebbero teoricamente incentivare una ripresa delle assunzioni nel quarto trimestre, Challenger, Gray & Christmas esprime esplicito scetticismo: "A questo punto non ci aspettiamo un ambiente di assunzioni stagionali forte nel 2025".
Emerge tuttavia un interrogativo critico sulla reale capacità dell'intelligenza artificiale di sostituire migliaia di lavoratori qualificati, una narrativa che i vertici aziendali hanno interesse materiale a mantenere. Le evidenze empiriche suggeriscono che l'AI stia sostanzialmente fallendo nel migliorare i flussi di revenue, l'obiettivo primario per cui vengono eseguiti questi tagli.
Mentre alcune realtà come Amazon potrebbero effettivamente aver sovradimensionato gli organici durante la fase espansiva pandemica, la retorica dell'automazione come sostituto diretto del lavoro umano appare più un elemento di comunicazione strategica che una realtà operativa consolidata.
La portata dei licenziamenti futuri rimane una variabile dipendente dalle decisioni strategiche di una ristretta cerchia di vertici aziendali, sollevando questioni sistemiche sulla sostenibilità del modello di crescita del settore tecnologico. La combinazione tra sovrabbondanza di competenze tech sul mercato, pressioni sui margini operativi e incertezze sull'effettiva produttività dei sistemi di intelligenza artificiale configura uno scenario di riequilibrio che potrebbe protrarsi ben oltre il ciclo economico corrente, ridefinendo profondamente le dinamiche occupazionali di un settore considerato fino a poco tempo fa immune dalle tradizionali logiche recessive.