Violare un iPhone è impossibile anche per la stessa Apple

Apple dichiara di fronte a un giudice di non avere i mezzi tecnici per accedere ai dati conservati su un iPhone aggiornato. Restano accessibili quei dispositivi, il 10% circa, che non sono passati ad iOS 8 o successivi, ma Apple preferirebbe non vedersi obbligata a leggerne i dati.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Leggere i dati di un iPhone aggiornato è impossibile, ma Apple ha la "capacità tecnica" di aiutare gli investigatori con i dispositivi più datati. Questo è quanto hanno detto i rappresentanti dell'azienda a un giudice di Brooklyn, New York. Il togato aveva richiesto all'azienda di collaborare per accedere a un iPhone sequestrato.

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La risposta di Apple è stata, appunto, che accedere ai dati di un iPhone protetto è impossibile per quei dispositivi che hanno iOS 8 o superiori. Da tale versione del sistema operativo, infatti, i prodotti iOS integrato una protezione crittografica totale che non si può scavalcare senza il necessario codice.

Parliamo, secondo Apple, del 90% dei dispositivi in circolazione. Per tutti gli altri Apple può fare qualcosa per aiutare gli inquirenti - fortuna vuole che il dispositivo nelle mani del giudice rientri tra il 10% non aggiornato. L'azienda però ha anche chiesto formalmente di non forzare la richiesta.

"Obbligare Apple a estrarre i dati in questo caso potrebbe minacciare il legame di fiducia tra Apple e i suoi clienti, e sostanzialmente danneggiare il marchio Apple", hanno scritto gli avvocati della Mela morsicata.

Riguardo la possibilità di obbligare Apple, o qualsiasi altra azienda, a estrarre i dati da un dispositivo, il giudice James Orenstein ha qualche dubbio, perché il Congresso e il Ministero non hanno ancora emanato norme specifiche sull'argomento - le grandi aziende hi-tech stanno cercando di fare muro per impedire che passi una legge simile. Il giudice ha quindi evitato di pronunciarsi fino che Apple avesse dato una risposta sulla fattibilità tecnica dell'estrazione, che è giunta lunedì scorso. Si attende ora un pronunciamento per venerdì.

Ciò che risulta rilevante ora riguarda tuttavia la crittografia applicata da Apple ai propri dispositivi, che li rendono particolarmente resistenti tanto a eventuali criminali quanto alle legittime richieste delle autorità. Che Apple lo abbia dichiarato di fronte a un giudice rende l'affermazione molto più solida, e anche se non è mai possibile escludere del tutto la presenza di backdoor governative (anche all'insaputa della stessa Apple), questa vicenda conferma quanto detto recentemente da Tim Cook (AD Apple).

"Non faremo concessioni in nome dell'esperienza utente. Crediamo che si possano avere entrambe. Crediamo che la crittografia sia obbligatoria nel mondo moderno. L'assenza di backdoor è un obbligo. Non si può avere una backdoor che sia solo per i buoni. Ogni backdoor è una porta che i cattivi possono usare. Nessuno dovrebbe dover decidere su privacy o sicurezza. Dovremmo essere abbastanza intelligenti da fornire entrambi"

Il che rimanda inevitabilmente all'idea della privacy come selling point, cioè un aspetto che può far decidere un consumatore tra l'uno e l'altro dispositivo. Da questo punto di vista in effetti Apple può vantare qualche carta in più rispetto a Google, che con Android ha appena reinserito con cautela la crittografia. 

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