Alla (ri)scoperta di... Mad Max!

Ricordate il gioco Mad Max del 2015? Una piccola perla firmata Avalanche Studios, che forse avrebbe meritato di più. (Ri)scopriamola insieme!

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a cura di Michele Pintaudi

Editor

Ci sono
titoli destinati a rimanere nella storia dei videogiochi, capaci grazie a tanti piccoli elementi di lasciare un segno indelebile nella mente e nel cuore di chi li incrocia sul proprio cammino. Accanto a questi capolavori esistono poi centinaia e centinaia di opere non perfette, ma comunque degne di nota per moltissimi punti di vista: molte di queste, ahinoi, finiscono troppo spesso col finire nel dimenticatoio davvero, ma davvero troppo in fretta.

In questa rubrica abbiamo parlato più volte di prodotti del genere, e oggi vi racconteremo la storia di un titolo che molti hanno colpevolmente sottovalutato durante la scorsa generazione: Mad Max, un divertente action-adventure targato Avalanche Studios. Ve lo ricordate? Vi rinfreschiamo noi la memoria, iniziando come spesso facciamo con un salto indietro nel tempo. Torniamo dunque al 2015, più precisamente a metà del mese di maggio…

Mad Max: il cammino verso Fury Road

Dopo una produzione durata moltissimi anni (il concept originale risale addirittura agli anni Novanta, fattore che rilegò il progetto a un vero e proprio development hell) i fan di tutto il mondo riuscirono, finalmente, ad ammirare Mad Max: Fury Road. La pellicola di George Miller, con un cast eccezionale capeggiato da Tom Hardy e Charlize Theron, riuscì nell’impresa di superare ogni più rosea aspettativa. Sotto ogni punto di vista.

A livello qualitativo siamo infatti di fronte a un capolavoro senza tempo, che nel giro di pochi mesi riuscirà a guadagnarsi il quantomai meritato status di film cult: un fenomeno che verrà premiato dall’Academy con ben 6 Premi Oscar, a coronare il grande ritorno del personaggio di Max Rockatansky. Il grande successo porterà infatti nuova linfa vitale in un franchise che, dopo aver ammaliato milioni di spettatori negli anni Ottanta, era poco alla volta sparito dai radar dell’intrattenimento mondiale.

Mentre il film spopolava nelle sale, Avalanche Studios stava terminando i lavori su un nuovo videogioco dedicato al franchise: i creatori di Just Cause investirono molto tempo e risorse nel progetto, che vide finalmente la luce nel mese di settembre 2015. Il gioco, prequel di Fury Road, ci mette ovviamente nei panni di Max catapultandoci nel terribile e spettacolare mondo che tutti noi abbiamo imparato a conoscere. Uno scenario pre-distopico dominato da un deserto infinito e dove Scabrous Scrotus, uno dei figli di Immortan Joe, ha appena distrutto la V8 Interceptor del nostro protagonista. Il nostro viaggio ha inizio proprio da qui, e ci porterà a esplorare tutte le Wastelands per ricostruire, un pezzo alla volta, quell’auto così leggendaria. Come si può immaginare la trama è quantomai semplice, ma non per questo il gioco non riesce a intrattenere con modi e tempi giusti. Tutt’altro.

Max vivrà la sua avventura alla guida della Magnum Opus, un veicolo assemblato con materiali di scarto che andremo poco alla volta a potenziare con tante chicche tutte da scoprire. L’esperienza della guida in sé, seppur basilare, risulterà soddisfacente e capace di divertire sotto molti aspetti: a colpire sono soprattutto i combattimenti con le altre vetture, fondamentali per accaparrarci tutte le risorse necessarie a sopravvivere nelle terre desolate. Dal canto suo, anche il combattimento corpo a corpo appare incredibilmente soddisfacente nel suo essere grezzo e violento: nonostante i controlli possano risultare qui un po’ troppo legnosi, si tratta comunque di un aspetto secondario all’interno dell’esperienza di gioco complessiva.

Molto importante sarà la personalizzazione, sia del nostro protagonista che ovviamente del veicolo: ci troveremo a potenziare di tutto, dal motore agli scarichi fino all’assetto anche estetico della vettura. Il tutto per renderla ovviamente sempre più potente e pronta ad affrontare le mille insidie che incontreremo sul nostro cammino. Non manca qualche elemento di gioco di ruolo, che ci consentirà di lavorare sulla crescita di Max sbloccando tante abilità interessanti.

Il tutto senza dimenticare quanto sia fondamentale, in un contesto del genere, la sopravvivenza. Ogni nostra azione dovrà infatti tenere conto delle risorse in nostro possesso, evitando di sprecarne e facendo il possibile per recuperarne sempre di nuove. A fare da sfondo troviamo poi un’ambientazione pressoché perfetta, capace di rievocare alla perfezione tutte quelle atmosfere che hanno reso la saga cinematografica così celebre e amata in tutto il mondo. La mappa presenta infatti dimensioni davvero notevoli ed è completamente esplorabile, chiaramente a vostro rischio e pericolo.

Quale futuro per Mad Max?

Le premesse per un gran gioco, insomma, c’erano tutte. Come mai, allora, ne stiamo parlando all’interno di questa rubrica? Iniziamo sottolineando come il titolo riuscì a ottenere un buon riscontro di critica e pubblico, con vendite più che soddisfacenti decretate perlopiù dal grandissimo successo di Mad Max: Fury Road. Coloro che hanno avuto il piacere di vivere il titolo di Avalanche si sono trovati di fronte a un’esperienza ricca, con una storia della durata di una ventina di ore che possono addirittura raddoppiare qualora si volesse esplorare l’immensa mappa di gioco.

Allo stesso tempo la stampa di settore mosse alcune critiche legittime, ma sotto certi aspetti anche discutibili. La prima è legata alla storia, con Mad Max che offre una trama dal ritmo basso e senza particolari colpi di scena: non vi nasconderemo che sì, questa è proprio la verità. È però vero che un’esperienza di questo genere in particolare non è, per definizione, dettata dalla bontà della propria trama. Si tratta infatti di un viaggio in una terra dove ciò che conta è sopravvivere, facendo tutto il possibile per raggiungere quest’unico obiettivo.

Oggetto di critica furono anche parte dei controlli, in particolare quelli legati al combattimento corpo a corpo: una dinamica questa forse un po’ troppo macchinosa, ma che d’altra parte riguarda come detto un aspetto di minore importanza. La maggior parte del gioco si svolge infatti alla guida, e qui ci troviamo di fronte a qualcosa che appare realizzato con cura sotto ogni aspetto.

Alla luce di tutti questi aspetti, sia positivi che negativi, resta il fatto che Mad Max è un videogioco in grado di intrattenere: l’esperienza complessiva non sarà forse tra le più profonde e indimenticabili, ma senza ombra di dubbio vi regalerà qualche ora di puro divertimento senza pretese. Parlando di videogiochi, quale futuro attende la saga di George Miller?

Mentre la saga si appresta ad arricchirsi di un nuovo capitolo, con lo spin off Furiosa che dovrebbe vedere la luce il prossimo anno, dal mondo del gaming non si hanno news di alcun genere. Un sequel del titolo del 2015 non è a onor del vero così improbabile, anche e soprattutto alla luce dei buoni risultati in termini di vendita. Va però fatta una doverosa riflessione: il precedente titolo dedicato al franchise, uscito nel 1990 su NES, poteva contare su un capolavoro immortale come Mad Max 2: Interceptor. Un videogioco del tutto nuovo riuscirebbe a sostenersi da sé anche senza un grande film a supporto?

Solo il tempo ci dirà se e come si muoverà qualcosa, nel frattempo vi vogliamo lasciare con un semplice consiglio: prendetevi qualche ora e, appena possibile, recuperate questa piccola perla della scorsa generazione. Non si tratta probabilmente di un capolavoro, ma Mad Max vi farà trascorrere diverse ore immersi in quello spietato e spettacolare mondo nato dalla mente di George Miller.