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Anno 1800 Recensione

Anno 1800 è il settimo capitolo della saga targata Ubisoft, nel quale il giocatore dovrà fronteggiare i problemi della Rivoluzione Industriale.

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Avatar di Lorenzo Quadrini

a cura di Lorenzo Quadrini

-

Pubblicato il 15/04/2019 alle 12:00
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In sintesi

Anno 1800 è il settimo capitolo della saga targata Ubisoft, nel quale il giocatore dovrà fronteggiare i problemi della Rivoluzione Industriale.

  • Pro
    • - Modalità sandbox densa e praticamente infinita
    • - Grandi passi avanti dal punto di vista grafico e tecnico, gioco fluido e impeccabile sotto ogni punto di vista
  • Contro
    • - La Rivoluzione Industriale è solo un leggero pretesto per il city-building, sarebbe stato più interessante approfondire l'aspetto meta narrativo del gioco
    • - Pochissime infografiche rendono la gestione economica a volte complicata

Il verdetto di Tom's Hardware

8.4

Anno 1800 riesce indubbiamente nell'intento di presentare un city-builder denso di contenuti, eterogeneo, complesso e soprattutto molto divertente. Pescando a piene mani da formule già viste questo nuovo titolo non brilla per originalità ma riesce sicuramente a imporsi per qualità e solidità di gameplay. Unico, piccolo neo è un certo scarso interesse per l'approfondimento dell'ambientazione, che in questo gioco è utilizzata più come un pretesto per nuove features che come vero pilastro descrittivo.


Informazioni sul prodotto

Immagine di Anno 1800

Anno 1800

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Anno 1800 è il settimo titolo della famosa serie di strategici in tempo reale, edita oramai da un decennio da Ubisoft. Si tratta di uno dei filoni più prolifici all’interno della cerchia degli RTS, ottenendo nel corso del tempo l’apprezzamento di utenti e critica. Come chiaramente espresso dal titolo, quest’ultima produzione è ambientata nel 1800, nel pieno della rivoluzione industriale. Il gioco, si vedrà, mantiene tutte le promesse in fatto di gameplay, peccando forse solo per quel che concerne il mood evidentemente fiacco rispetto alle potenzialità del periodo storico considerato.

Rivoluzione Industriale senza drammi

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Il titolo propone una campagna che funge all’inizio anche da (fastidioso) tutorial, durante la quale il giocatore può prendere le misure con il rinnovato gameplay. Nelle fasi iniziali, Anno 1800 mostra non tanto le sue potenzialità, quanto i suoi pochi difetti. Verremo coinvolti in micragnose attività di raccolta del legname, ritrovamento di animali lungo le strade della città, inseguimento di navi, il tutto inserito in un sistema studiato evidentemente per tutt’altro. Il gioco, insomma, non si presta per nulla ad un approccio pseudo-ruolistico, risultando troppo legnoso e impostato per poter essere gradevole in queste situazioni. Fortunatamente, superate le prime ore, la campagna inizia a prendere una piega più ragionevole, lasciando spazio alla vena gestionale e commerciale, cuore pulsante del videogioco. Qui Anno 1800 si schiude come un fiore primaverile, offrendo un’esperienza che certo non può definirsi rivoluzionaria, ma che è piacevolmente solida e godibile.

Tralasciando i risvolti di trama con i quali vengono giustificate le diverse attività richieste per risolvere gli obiettivi imposti dalla campagna (che rimane un buon allenamento per la modalità sandbox), Anno 1800 sembra voler prendere il meglio dai più recenti competitors, riproponendo il tutto in un amalgama curato ed equilibrato. Fulcro principale del sistema di gioco è la componente di city-building, con la quale pianificare la crescita e la struttura del nostro centro cittadino. Come sempre, ci muoveremo all’interno di arcipelaghi pieni di isole, ognuna caratterizzata da diverse risorse - fertilità di determinate piante a discapito di altre, presenza di particolari minerali e via discorrendo - collegate via mare da navi e porti. Le città, quindi, crescono con l’avanzare dei beni offerti ai cittadini, divisi in classi sociali ma tutti ugualmente utili alla causa. Qui si notano le prime differenze rispetto alle serie classiche del genere (un primo pensiero va sicuramente a Caesar).

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Tendenzialmente ogni bene di consumo ha dietro di sé una catena produttiva specifica, a volte condivisa con altre, a volte univoca. All’interno di questa catena sussistono mansioni svolgibili solo da alcune classi sociali. In poche parole, è necessario mantenere alcune zone volutamente povere, per non privarsi di lavoratori fondamentali. Questo sistema è coadiuvato dall’evoluzione manuale delle abitazioni. Una volta costruite le capanne dei lavoratori semplici, soddisfacendo i loro scarsi bisogni, si può notare che gli edifici raggiungono la massima capacità. Una volta raggiunto tale target è possibile, al costo di risorse e denaro, far evolvere la stessa, convertendo gli abitanti al livello sociale successivo (nel nostro esempio gli operai). In tal modo si mantiene il controllo demografico, monitorando le diverse necessità e agendo di conseguenza.

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In poche parole, quindi, Anno 1800 introduce davvero tantissime nuove dinamiche, scordandosi solo di approfondire, dopo aver egregiamente introdotto, quell'ambientazione ottocentesca tanto complessa eppure altrettanto dimenticata dalla produzione. Indubbiamente la Rivoluzione Industriale è più complessa di un "semplice" gioco di incastri produttivi, e questo danneggia in parte il mood del titolo, che ne risulta piuttosto anonimo. Si tratta, però, di elementi che sanciscono il passaggio del prodotto da "ottimo" a "capolavoro" e che non incidono minimamente su un gameplay affidabile e molto divertente.

Anno 1800 impegna, ma con gentilezza

Seguendo la difficoltà normale, questa struttura, pur se complessa, non comporta mai difficoltà enormi, grazie alla possibilità di demolire a pieno rimborso gli edifici e di spostarli gratuitamente. Si tratta di un approccio che favorisce il trasformismo cittadino, eliminando in parte quelle esigenze di pianificazione stringente classiche dei city-builder. Esigenze che invece ritornano prepotentemente scegliendo difficoltà di gioco più elevate. Non si tratta, però, di una mancanza, quanto di eterogeneità della sfida, che anche a livello base rimane avvincente e mai scontata. Alla soddisfazione in termini di beni, infatti, si accompagna quella in termini di felicità e servizi, necessari per far sì che le nostre isole siano piene di lavoratori soddisfatti. Un costo non indifferente, che se non supportato con rotte commerciali, tasse di soggiorno e vendite di prodotti in eccedenza, porta inevitabilmente alla bancarotta.

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Dal punto di vista prettamente gestionale le cose si fanno meno rosee, complice un certo lassismo nella progettazione di alcune features basilari. Innanzitutto il rendiconto di bilancio, praticamente assente pur se fondamentale in un titolo che fa del commercio e delle transazioni il fulcro del sistema di guadagno. Anche dal punto di vista delle rotte commerciali si nota una certa mancanza di infografiche, nonostante le rotte siano facili e comode da impostare. In generale tutto il comparto informativo risulta piuttosto fiacco: nonostante il gioco adotti tutte le precauzioni del caso nel breve periodo, è manchevole di strumenti di analisi adatti alla pianificazione. Un esempio: ogni edificio, se evidenziato, colorerà in verde le strade ad esso collegate, indicando in pratica il suo raggio d’azione. Raggio d’azione, però, che non è possibile vedere nel complesso delle strutture dello stesso tipo, vanificando i tentativi del giocatore di strutturare in maniera più omogenea i diversi quartieri delle proprie isole.

Nonostante questo, però, Anno 1800 è talmente denso di contenuti da far dimenticare anche i propri difetti, immergendo il fruitore in un’esperienza a tratti frenetica, pur se spesso non troppo complicata. Un altro elemento di interesse è la colonizzazione del nuovo mondo, anch’esso gestibile su mappa ma non collegato visivamente all’Europa. Qui il gioco tende a complicarsi, essendo necessario produrre nelle colonie quanto fondamentale per le città europee, per poi affidare il tutto al trasporto navale, stando anche attenti ai nemici presenti su mappa. Nemici che, con i dovuti accordi commerciali, possono sempre trasformarsi in amici, almeno nelle esperienze sandbox.

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Dal punto di vista tecnico Anno 1800 svolge un lavoro egregio. Pur non urlando al miracolo, e sebbene non ispirato come in produzioni precedenti (Anno 1404 primo fra tutti), il gioco rende abbastanza bene il mood del diciannovesimo secolo, restituendo al fruitore un’esperienza visiva indubbiamente gradevole. Lo si ripete: si sente spesso una certa ripetitività nelle strutture e nelle ambientazioni, in parte anche a causa di una certa standardizzazione dei modelli, ma nel complesso non si può che apprezzare il colpo d’occhio, la grafica gradevole e, soprattutto, la grande fluidità di gioco. Per quel che concerne il comparto audio, invece, non si possono spendere troppe parole: l’interpretazione delle poche sessioni narrative è scialba, le musiche a volte fin troppo serie e poco in linea con il mood comunque allegro della produzione.

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