Anonymous all'attacco di Sony: dal Web alla strada?

Gli attacchi degli Anonymous ai siti Sony non sono stati finora di entità rilevante, secondo una fonte interna all'hosting provider. Nel frattempo la protesta potrebbe trasferirsi dal Web alla strada, in particolare nei Sony Store.

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a cura di Manolo De Agostini

Gli attacchi contro i siti di Sony da parte del gruppo di pirati informatici Anonymous sono stati finora "di metà entità" e sostanzialmente dei "piccoli fastidi". Una fonte interna al provider che ospita i siti statunitensi della casa nipponica ha rivelato che fino a questo momento, nonostante le parole belligeranti degli hacker, l'offensiva non è stata poi così difficile da fronteggiare. Va detto però che gli hacker hanno dichiarato di avere grandi sorprese in serbo.

Gli Anonymous si sono avvalsi del LOIC (Low Orbit Ion Cannon), un software che consente di inviare un elevatissimo numero di informazioni a un sito web in modo da creare un cosiddetto attacco denial of service sul larga scala (DDoS). Finora i siti di Sony hanno retto abbastanza bene agli attacchi, anche se alcuni hanno vacillato in diverse circostanze e sonycareers.com non è ancora raggiungibile.

"Hanno infastidito i nostri ingegneri di rete, ma sono stati solamente di media entità", ha dichiarato la fonte intervistata da Arstechnica. Come si spiegano quindi i crolli momentanei che ci sono stati per tutta la settimana?

Secondo la fonte gli attacchi con LOIC arrivavano da un sufficiente numero di indirizzi IP da richiedere del tempo per bloccarli tutti. Ed è proprio in quel frangente un sito può crollare, salvo tornare attivo non appena gli IP sono inseriti in una blacklist.

Non è la prima volta che il provider dell'hosting ha a che fare con gli Anonymous e forse proprio per questo sa come gestire la situazione. In passato il gruppo di hacker ha attaccato i siti di produttori di beni di lusso, come Louis Vuitton.

Secondo la fonte, gli attacchi verso Sony sono più massicci dei precedenti e per questo tutti gli impiegati sono stati allertati su possibili tentativi di accedere ai server sfruttando il cosiddetto metodo dell'ingegneria sociale (social engineering), ovvero ingannando una persona fino a farsi rivelare informazioni cruciali per aggirare delle difese di sicurezza.

Oltre al lavoro del provider dello spazio web, abbiamo appreso nei giorni scorsi che Sony ha firmato un accordo con Prolexic, un'azienda specializzata nella lotta agli attacchi DDoS. Finora l'attività svolta è stata in grado di fermare gli assalti, ma sembra che per tutta risposta l'azienda sia stata inserita tra gli obiettivi degli Anonymous - i quali, come riportato Arstechnica, hanno raccolto informazioni sul fondatore.

Come si esce da questo muro contro muro? Secondo la "gola profonda", basta aspettare e prima o poi gli Anonymous "si annoieranno". Probabilmente finirà così, ma la battaglia potrebbe trasferirsi dal terreno digitale alla realtà.

Su Facebook è stato aperto un gruppo in cui gli Anonymous chiamano a raccolta le persone di tutto il mondo per dare il via a proteste pubbliche all'interno dei Sony Store. L'obiettivo degli Anonymous è punire Sony per quella che è da loro ritenuta una persecuzione legale contro Geohot e Graf_Chokolo, i due hacker che hanno scardinato le difese della Playstation 3, esponendola al pericolo della pirateria.

La pagina su Facebook è stata aperta con il nome "Operation Sony" da un utente che si fa chiamare John Smith. La protesta è fissata per il 16 aprile e si concluderà il giorno seguente a mezzanotte. Nel momento in cui scriviamo si contano oltre 1800 partecipanti, ma non è dato sapere se poi ci saranno per davvero delle proteste pubbliche, in quanto spesso queste cose si dissolvono come bolle di sapone.

Non è inoltre chiaro che cosa dovranno fare i partecipanti a queste sedicenti manifestazioni di protesta. Alzare cartelli? Mettersi la maschera di Guy Fawkes? O portare la loro PS3 e prenderla a martellate davanti ai Sony Store…cosa?