Attacco al PSN: Sony punta il dito contro Anonymous

Sony risponde a una lettera del sottocomitato per il commercio citando Anonymous come probabile colpevole dell'attacco al Playstation Network. La casa nipponica ha trovato un file che sembrerebbe inequivocabile, ma il gruppo hacker smentisce nuovamente ogni addebito.

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a cura di Manolo De Agostini

Potrebbero essere stati gli Anonymous a rubare i dati degli utenti Playstation Network e Sony Online Entertainment. La casa nipponica ha risposto alle domande poste dalla sottocomitato per il commercio, come anticipato ieri, pur non partecipando all'audizione sul tema "Il pericolo del furto di dati per i consumatori statunitensi".

"Abbiamo scritto al sottocomitato che in occasione di questo cyber attacco abbiamo seguito i nostri quattro principi chiave: agire con attenzione e cautela, offrire rilevanti informazioni al pubblico quando sono state verificate, prendersi la responsabilità in base agli obblighi che abbiamo con i nostri clienti e lavorare con le autorità di polizia".

Sony ha inoltre aggiunto di essere stata vittima di un "attacco criminale attentamente pianificato e altamente sofisticato" e di aver trovato su uno dei server di Sony Online Entertainment un file chiamato "Anonymous" con le parole "We Are Legion". Il grido d'assalto del gruppo hacker, per chi non lo conoscesse, è proprio "We are Anonymous. We are Legion. We do not forgive. We do not forget. Expect us".

Sony ha aggiunto che la prova della sottrazione dei dati dai server è arrivata nel primo pomeriggio del 20 aprile, appena prima del prendere la decisione di spegnere il PSN. Un team per l'analisi forense è stato ingaggiato immediatamente, un secondo il 21 aprile e l'FBI è stata contattata il 22 aprile. Il 23 aprile i due team hanno confermato che il sistema era stato compromesso e gli hacker avevano provato a coprire le loro tracce.

Sony ha inoltre affermato che il 25 aprile i team preposti all'analisi forense sono stati in grado di confermare la sottrazione dei dati personali, mentre non sono stati in grado di escludere il furto delle carte di credito. Il 26 aprile Sony ha reso pubbliche le informazioni sull'intera vicenda.

"A oggi le principali aziende del settore delle carte di credito non hanno riportato alcuna transazione fraudolenta che riteniamo possa essere il diretto risultato di questo cyber attacco". Le altre risposte al sottocomitato sono già note e il succo si può leggere in questa notizia: Playstation Network pronto a tornare, Sony si scusa.

La citazione degli Anonymous è un vero colpo di scena. Il gruppo aveva minacciato Sony e attaccato i siti Web e i servizi (tra cui il PSN) dell'azienda nipponica. Successivamente si era verificato un mezzo dietrofront, ovvero la decisione di non colpire il servizio online della PS3 per non infastidire i clienti di Sony, che sarebbero diventate vittime inconsapevoli della loro guerra.

Subito dopo il fattaccio gli Anonymous hanno negato qualsiasi coinvolgimento nel furto dei dati sul Playstation Network e solo pochi giorni fa Sony ha dichiarato pubblicamente che non c'era l'evidenza che fossero stati loro.

Ora la casa nipponica ha cambiato posizione, o almeno così fa intuire. Perché? Non lo sappiamo, ma è chiaro che Sony non è ancora riuscita a capire chi sia il vero colpevole dell'atto criminale. Creare un nemico può servire a spostare l'attenzione dal problema e tenere a bada i politici smaniosi di fare la voce grossa.

I dirigenti di Sony si sono scusati pubblicamente

Nel frattempo il portavoce di Anonymous Barrett Brown, ha ripetuto che il gruppo di hacker non ha assolutamente niente a che fare con il furto dei dati. "Anonymous non ha una storia nel furto di carte di credito e se lo avessimo fatto l'FBI ci avrebbe già preso".

Secondo Brown la colpa è probabilmente di criminali professionisti, forse dell'Europa dell'Est, che avrebbe sfruttato la diatriba tra Anonymous e Sony per fugare eventuali sospetti. "Ogni ladro tanto abile sarebbe in grado di lasciare un documento che incolpa qualcun altro. Siamo tutti disorientati da questa vicenda. Tutti pensano che sia stato qualche gruppo criminale, ma non siamo stati noi".

Il portavoce non esclude inoltre la possibilità che i colpevoli siano membri siano vicini al governo federale o all'intelligence. "Siamo sotto attacco, tante persone vorrebbero screditarci".

In queste ore Eric Schneiderman, procuratore capo dello Stato di New York, ha emesso un mandato di comparizione per tre divisioni di Sony - SCEA, SNE e SOE - richiedendo informazioni su come protegge i dati personali dei clienti.

Patrick Seybold, direttore senior delle comunicazioni corporate di Sony, ha dichiarato che l'azienda "valuterà e risponderà alla richiesta, continuando a collaborare con le autorità".