Brexit e videogiochi, gli effetti collaterali sul mercato

Cosa succederà nel mondo dei videogiochi dopo l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea? Scopriamolo in quest'intervista a Stefano Petrullo, ex responsabile delle pubbliche relazioni di Koch Media e Ubisoft e fondatore dell'agenzia di comunicazione Renaissance PR.

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a cura di Roberto Caccia

I cittadini del Regno Unito hanno deciso: la Gran Bretagna uscirà dall'Unione Europea. A quali conseguenze andremo incontro nel mondo dei videogiochi, considerando l'importanza di questa nazione per lo sviluppo e la distribuzione dei giochi nel Vecchio Continente?

Per fare un po' di chiarezza abbiamo deciso di parlare con Stefano Petrullo, ex giornalista di videogiochi che ha deciso di proseguire la sua carriera nel mondo delle pubbliche relazioni videoludiche.

Stefano si è trasferito in Inghilterra nel 2006 e da allora ha coperto il ruolo di responsabile della comunicazione di Koch Media per un anno e mezzo, dopodiché è entrato nella scuderia di Ubisoft come senior PR manager per il Regno Unito. Da circa un anno e mezzo ha deciso di proseguire da solo la sua avventura, aprendo l'agenzia di comunicazione Renaissance PR.

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Ciao Stefano, la prima domanda è volutamente generica e ad ampio respiro: quali conseguenze potrebbe comportare l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, o BREXIT per farla breve, in ambito videoludico?

Stefano PetrulloForse è un po' presto per tracciare quello che potrà succedere sul lungo termine. La reazione qui in Inghilterra è piuttosto negativa. La Sterlina è crollata e una famosa banca inglese ha dichiarato che intende spostare 2000 dipendenti da Londra a Dublino o Francoforte. Anche nel mondo dei videogiochi, come negli altri settori, ci saranno ripercussioni di stampo economico.

La cosa importante è che questo referendum ha evidenziato una forte disparità nella popolazione. Personalmente ero nel fronte di quelli che volevano restare nell'Unione Europea. In queste settimane c'erano due "campagne": Leave e Stay (lasciare l'UE o restare nell'UE - ndr), ora nel mondo dei videogiochi ci sarà una sorta di campagna Leave UK o Stay UK, non come referendum ma a livello pratico.

Sono convinto che per cambiare le cose che non vanno nell'Unione Europea bisognerebbe farlo dall'interno, ma il referendum ha dato il suo risultato e questo risultato, purtroppo, va ascoltato. Forse la domanda da farsi è perché una decisione così importante sia stata presa con un referendum. Questo secondo me è il nodo della questione; penso che la democrazia sia una cosa molto importante ma ci sono decisioni molto complesse da prendere, come quella di restare o meno nell'Unione Europea.

Non è una cosa di cui ci si può istruire in 3-4 mesi, oltretutto con alle spalle una macchina della comunicazione che da entrambe le parti non è stata perfetta. Lavorando in questo settore posso dire di aver visto una sorta di vendita degli ideali, nel senso che entrambe le campagne "vendevano" un'idea, non fatti concreti, e la campagna del Leave non ha lesinato termini da propaganda come sovranità, immigrazioni o padroni a casa nostra. Il Regno Unito è una delle nazioni che nell'Unione Europea ha più potere e "vantaggi" e questo forse si è perso nella campagna per restare nell'UE: spiegare agli inglesi che il Regno Unito era già in una posizione vantaggiosa.

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Entriamo più nello specifico e parliamo delle software house inglesi. Il Regno Unito è infatti una vera e propria fucina di talenti in ambito videoludico, forse molto più che nel resto d'Europa, nonostante la situazione in questi ultimi anni si stia evolvendo anche nel resto del continente. Temi che ci possa essere una fuga di talenti o eventuali problemi per i team che decideranno di continuare a lavorare in UK?

Stefano PetrulloNoi siamo fortunati in quanto le due organizzazioni di settore UKIE e TIGA hanno un rapporto molto buono con il governo. Negli ultimi anni l'industria videoludica inglese ha avuto accesso a finanziamenti e una sorta di trattamento speciale a livello di tasse per gli sviluppatori e le software house. Due cose che hanno permesso all'industria videoludica di rifiorire. Un'altra cosa importante è che il mondo dei videogiochi è un mondo creativo, e quindi ha bisogno di talenti che arrivino da tutto il mondo. L'accesso ai finanziamenti, le tasse ridotte e la possibilità di poter impiegare persone che non siano solo necessariamente inglesi sono i tre pilastri che l'industria dei videogiochi dovrà riuscire a mantenere anche dopo l'uscita dall'Unione Europea, e questo è un parere condiviso anche dagli sviluppatori e dalle persone con cui ho parlato in questi giorni, clienti e non.

Inoltre bisogna considerare che stiamo parlando di un referendum consultivo, vale a dire senza un valore legale nel confronto del parlamento o dell'Unione Europea. Ovviamente se il 51% degli inglesi ha votato per andare via dall'UE il Governo con tutta probabilità seguirà quanto deciso dalla maggioranza dei cittadini, e io penso che andrà a finire così. Tuttavia sono una persona ottimista e nonostante la doccia fredda di qualche giorno fa penso che le trattative fra il Governo Inglese e l'UE, la diplomazia e quant'altro possa aiutare a fare in modo che questa transizione non sia troppo brusca. Ci saranno dei problemi. Nelle aziende più piccole o quelle che hanno sfruttato le agevolazioni ci saranno grossi problemi a livello di posti di lavoro, se queste agevolazioni non saranno riconfermate. Credo che UKIE e TIGA faranno il loro meglio e penso che anche il Governo abbia tutti gli interessi di fare un ragionamento molto serio, per ciò che riguarda non solo il mondo dei videogiochi ma anche quello dell'intera nazione.

Un ragionamento che presumiamo andrà fatto anche per le aziende che si occupano di comunicazione, distribuzione o localizzazione di videogiochi.

Stefano PetrulloSe parliamo di agenzie di comunicazioni come la mia, che non è da 50 persone, ci saranno sicuramente ripercussioni economiche. Tuttavia spero che le conseguenze non siano troppo gravose, a parte il crollo della Sterlina e una sorta di cambio di prezzi del mercato. Se parliamo di servizi come le aziende che si occupano di localizzazione potremmo vedere meno giochi tradotti, se i fondi dovessero venire a mancare, oppure potremmo assistere a meno uscite. È difficile da prevedere, ma secondo me dobbiamo aspettarci una sorta d'inasprimento delle regole del mercato, perché il crollo della Sterlina porterà delle conseguenze.

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La svalutazione della Sterlina sembra dunque il principale cambiamento a cui assisteremo in seguito all'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. Ci potranno essere vantaggi, o svantaggi, per i giocatori o le aziende europee?

Stefano PetrulloIl discorso è un po' complicato. Ci sono software house che hanno già ammesso che ci sarà una crisi. Questo è inevitabile, bisognerà vedere quanto sarà brutta o pesante. Tuttavia, vorrei anche ricordare che l'Inghilterra ha passato altre crisi. Nel 2007/2008 c'è stata la crisi finanziaria globale che ha causato diversi problemi, ma ci sono esempi di aziende - come software house medio / piccole - che nonostante la crisi oggi sono in ottima salute. Bisognerà analizzare la svalutazione della Sterlina ma anche l'azienda che poi viene colpita, perché ogni imprenditore decide d'investire il capitale in modo diverso. Chiaramente se un'azienda non ha riserve o se ci sono già dei problemi a livello strutturale, purtroppo questa crisi non farà altro che accentuarli. L'altra faccia della medaglia è che con la svalutazione della Sterlina si potrebbe assistere a un'apertura del mercato. Per esempio, gli sviluppatori italiani potrebbero avvalersi di servizi in UK che prima, a causa del tasso di cambio, avevano prezzi proibitivi, mentre con il nuovo cambio può essere più in linea. Non lo chiamerei un lato positivo, ma è comunque il risvolto "meno peggio", se mi passi il termine.

Da come descrivi la situazione sembra che i problemi maggiori saranno legati all'andamento azionario, quindi all'aspetto puramente economico della vicenda.

Stefano PetrulloSì, anche se non sono un esperto di economia posso dire che questo aspetto del discorso influenzerà maggiormente questa situazione, a prescindere dalle mosse dell'industria dei videogiochi. Fortunatamente posso dire che in questi giorni ho avvertito un forte senso di coesione fra gli sviluppatori e le aziende del settore del Regno Unito e secondo me è giunto il momento di sfruttare questa coesione. Bisogna stringere i denti. L'industria dei videogiochi è comunque in salute in Inghilterra ed è in continua crescita. Ci saranno dei problemi, però vorrei far passare il messaggio che non si assisterà a una vera e propria catastrofe. Bisogna essere ottimisti, anche se dopo quanto visto negli ultimi giorni ci sarebbe ben poco da stare allegri.