Call of Cthulhu Recensione, la follia è il sentiero verso i Grandi Antichi

Il Mito di Lovecraft nella sua opera più famosa torna con Call of Cthulhu, un’avventura investigativa che racconta una storia inedita che ci ha portati alla follia.

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a cura di Massimo Costante

Senior Editor

Il richiamo di Cthulhu è l’angosciante racconto di H.P. Lovecraft che ha appassionato intere generazioni di lettori del genere horror e fantascienza, da cui sono stati ispirati fumetti, film, giochi di ruolo e l’ultimo videogioco sviluppato da Cyanide. Call of Cthulhu si presenta come una classica avventura investigativa che promette un autentico viaggio nella follia dell’uomo, scoprendo i poteri di antichissime divinità. La nostra recensione prova che noi non abbiamo ceduto all’oscurità…

La lotta tra la ragione e la vastità dell’universo lovecraftiano, con creature antichissime in grado di sottomettere la nostra mente, è uno dei temi principi dell’opera dello scrittore di Providence affrontato in tutto il Ciclo di Cthulhu e anche in questo nuovo titolo sviluppato inizialmente da Frogwares – il team responsabile della serie di videogiochi su Sherlock Holmes – e successivamente portato a termine da Cyanide Studio, noto anche per la serie di Styx. In Call of Cthulhu viene raccontata una storia inedita, seppur con qualche libera ispirazione al famoso gioco di ruolo del 1981 e l’ovvio leitmotiv che caratterizza l’intera produzione letteraria.

L’antieroe e la Bestia

Boston 1924, Edward Pierce è il solito investigatore privato, reduce della prima Grande Guerra, e sotto scacco da alcol e pillole: una figura piuttosto inflazionata e stereotipata per il genere, ma che restituisce l’immagine dell’antieroe per eccellenza necessaria alla trama. Pierce è in un limbo esistenziale, dove la noia è diventata una componente dominante delle sue giornate, fino a quando un uomo piuttosto ricco e facoltoso gli propone di indagare sulla strana morte della famiglia Hawkins, scomparsa a seguito di un misterioso incendio nella loro villa a Darkwater Island nel Massachusetts.

Per Pierce, l’isola si rivela sin da subito un posto strano e poco ospitale. Marinai in rivolta, antiche superstizioni, la morte di una balena spiaggiata e dilaniata in modo innaturale e misterioso (sì, in questa recensione il lemma misterioso ricorrerà tante volte n.d.r.) e poi c’è Cat, una “signorotta” del luogo che non gradisce il nostro ficcanasare nei suoi affari loschi.

Con un inaspettato aiuto da parte della polizia locale, riusciamo a trovare la Villa degli Hawkins. Qui iniziamo a scoprire delle orrende verità, legate a Sarah Hawkins e ai suoi quadri. Uno di questi dipinti in particolare si rivela un ponte con i Grandi Antichi e con l’Errante, antiche divinità extraterrestri dimenticate terribilmente potenti e pericolose per l’umanità se cadrà nelle mani sbagliate…

La storia narrata scorre piacevolmente e riesce a incalzare sin dai primi minuti di gioco. Tuttavia, dobbiamo riconoscere alcuni buchi narrativi che non vengono colmati nemmeno ultimando l’avventura: alcune azioni non vengono infine giustificate dagli intenti lasciando qualche punto interrogativo, mentre per comprendere il filo di Arianna che lega i vari personaggi – non tantissimi in verità – occorre dare sempre una sbirciata al taccuino degli appunti di Pierce per avere costantemente il quadro completo. Edward Pierce, il nostro protagonista, ha un problema con l’alcol e poco altro ci è dato sapere in assenza di qualunque evoluzione del personaggio in tutta la durata dell’avventura. Sono tratti narrativi che potevano essere meglio approfonditi, in virtù di un contesto in origine interessante e carico di promesse.

Un racconto interattivo

Call of Cthulhu è un’avventura grafica in prima persona strutturata in capitoli, che nonostante si proietti in un genere di stampo investigativo, è ben lontano dallo stile di gioco tipico della serie di Sherlock Holmes. Infatti, il titolo prodotto da Focus Interactive, scorre come un racconto interattivo in modo abbastanza lineare.

L’esplorazione degli scenari – principalmente Darkwater Island con l’area portuale, la Villa degli Hawkins, un sanatorio e poco altro che non osiamo svelarvi – prevede tutte azioni preordinate, con un inventario che non verrà mai richiamato per la sua scarsa utilità e pochi hotpoint sparsi lungo la scena. Con alcuni di essi si possono rinvenire e raccogliere libri di medicina o imparare nuove nozioni delle arti occulte, tutto necessario per incrementare le caratteristiche del nostro investigatore, con dei punti che acquisiremo durante il gioco, proprio come un gioco di ruolo. Forza, Occultismo, Medicina, Eloquenza, Investigazione sono i punti principali che permettono di aprire delle serrature – con Forza appunto; oppure di sbloccare delle domande contrassegnate da un lucchetto nel corso dei dialoghi o di comprendere lo status di un cadavere a terra rispettivamente con le doti occultismo e medicina.

Se poi siete degli appassionati H.P. Lovecraft apprezzerete molto di più l’intreccio narrativo che si accosta al racconto originale Il Richiamo di Cthulhu (badate che non si tratta di una trasposizione dell’opera originale) e a tutte le opere del canone del Ciclo di Cthulhu, come Dagon, L'orrore di Dunwich e Dagli Eoni, giusto per citarne alcuni. Potrete riconoscere il volto di Lovecraft nei nastri d’ascolto sparsi per il gioco (una finezza destinata agli amatori) e molti altri omaggi di questo tipo. E se ve lo state chiedendo, non mancherà il famosissimo Necronomicon, il Libro dei Morti (uno pseudobiblium creato dallo stesso Lovecraft, per l’esattezza) rilegato in pelle umana e scritto col sangue, un elemento ricorrente in moltissimi dei suoi racconti e anche di alcune pellicole cinematografiche come nella serie de La Casa e nel divertentissimo L’Armata delle Tenebre ideati e diretti da Sam Raimi con un indimenticabile Bruce Campbell.

Il nostro Edward Pierce è un veterano della Grande Guerra e un investigatore privato, eppure non spara praticamente mai, anzi, per non usare la forza bruta riesce a cimentarsi perfino in alcune fasi stealth più o meno riuscite; e a dispetto della caratteristica “Forza”, questa viene utilizzata solo per forzare – voluto il gioco di parole –  qualche serratura, per un titolo votato esclusivamente a un’esplorazione lineare e alla narrazione. Vedrete solo alla fine dell’avventura una serie di sequenze poco riuscite dove Edward sfodera la sua pistola, ma dopotutto non stiamo parlando di uno sparatutto.Gli enigmi non sono tanti e tutti risolvibili con logiche abbastanza canoniche nonostante l’universo narrativo contorto, tranne per un enigma dove abbiamo proceduto semplicemente per tentativi e a forza di Game Over, che non vi anticipiamo per motivi di spoiler.

Non cedere al potere dell’oscurità

Noi siamo sopravvissuti all’Errante e all’oscuro potere degli Antichi, ma pur avvicinandoci alla Verità del Leviatano, siamo convinti che Call of Cthulhu avrebbe meritato una luce maggiore da parte degli sviluppatori. Si tratta di una buona avventura, che abbiamo portato a termine in circa 7-8 ore di gioco con una storia strutturata in 14 capitoli, eppure molte cose potevano essere elaborate con maggior attenzione. Il motore grafico del titolo è il quasi eterno Unreal Engine 4, mal gestito, con modelli poco rifiniti, texture ballerine e animazioni facciali “robotiche”. Poi, è davvero difficile non notare che tutti i personaggi secondari sono praticamente tutti uguali in volto (una fittissima rete genealogica? È da escludere n.d.r.). Un vero peccato, se consideriamo che nelle sequenze filmate è stata dedicata maggior pulizia dei modelli e attenzione ai dettagli.

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In tutta l’avventura regna sovrano il silenzio, con qualche rara musichetta e all’occorrenza spaventosi versi che sembrano provenire dall’inferno; eppure una colonna sonora più ricca e appropriata non avrebbe sicuramente guastato per immergerci ancor di più nell’atmosfera lovecraftiana in buona parte già ricreata. Il doppiaggio è in lingua inglese con sottotitoli in italiano, quindi nessuno di noi incontrerà difficoltà nella comprensione. Con un comparto audio/video appena discreto, siamo rimasti letteralmente basiti dai caricamenti davvero troppo lunghi all’avvio della partita e tra un capitolo all’altro, che per fortuna non ricorrono nelle poche volte che andremo al Game Over o quando lasciamo un’area per entrare in un’altra – in pochissime occasioni, in cui il titolo si comporta come un mini open-world.

Insomma, le premesse per ottenere un ottimo titolo per gli appassionati del genere c’erano tutte, ma sono state disilluse con una mancata cura in dettagli davvero cruciali che avrebbero reso Call of Cthulhu un’avventura imperdibile. La storia è intrigante e il titolo si lascia giocare con piacere, ma se un giorno gli sviluppatori dovranno pensare a un sequel, speriamo che facciano tesoro delle lacune evidenziate.

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