Un gioco di sole interfacce
Il vero aspetto della simulazione sta nel modo in cui ogni singolo aspetto dello stato si collega agli altri: ogni icona da informazioni dettagliate su ciò che influenza e ciò da cui viene influenzata, semplicemente spostando il cursore sopra una di esse vedrete frecce verdi o rosse che la collegano a una o più delle altre icone. A seconda del colore e del flusso delle frecce potrete interpretare se i due gruppi si influenzano in modo positivo o negativo. Per i comandi avanzati, in cui potrete effettivamente cambiare le leggi e riallocare i fondi, dovrete cliccare su una delle suddette icone.
Questa azione vi aprirà un menù in cui potrete modificare le leggi che influenzano l'aspetto selezionato. Vi verrà mostrato in dettaglio quali elementi dello stato influenzano l'aspetto selezionato e ovviamente anche di quanto lo influenzano. Per esempio la disoccupazione farà aumentare la povertà.
Un aspetto di estremo rilievo e pertanto di cui discutere è l'interfaccia: in Democracy 3 gli elementi con cui il giocatore può interagire si limitano a pulsanti e icone, non è infatti presente alcun tipo di grafica 3D e le illustrazioni si limitano ai busti dei personaggi.
Questa carenza grafica incide molto sulla valutazione del titolo, soprattutto considerato il costo. Oltre a tutti questi valori che vengono combinati per stabilire l'andamento del paese il gioco non ha molto altro da offrire e il giocatore si accorgerà ben presto che la strategia è più o meno sempre la stessa. L'unica cosa a variare davvero il gioco sono le condizioni iniziali, che essendo diverse ogni volta rendono il gioco una sfida leggermente più ardua. Un altro grosso problema è che non c'è una condizione di vittoria: questo è legato strettamente alla natura del gioco in cui un politico può venire assassinato o non essere rieletto. Quindi alla fine perderete sempre in un modo o nell'altro, potrete solo ritardare tale evento.