La vendita di Electronic Arts a un consorzio di investitori guidato dal fondo sovrano saudita sta sollevando questioni cruciali sul futuro creativo di uno dei colossi mondiali dell'industria videoludica. L'operazione, annunciata alla fine di settembre, vedrà il Public Investment Fund dell'Arabia Saudita, Silver Lake e Affinity Partners acquisire il controllo totale della società, in quella che è destinata a diventare la più grande acquisizione privata interamente in contanti della storia quando si concluderà nei prossimi sei-nove mesi.
Il nodo centrale della vicenda riguarda l'indipendenza creativa dello studio. In un documento di domande frequenti distribuito ai dipendenti e successivamente condiviso dalla testata Game File, EA ha voluto rassicurare il proprio personale affermando che manterrà il controllo creativo anche dopo il passaggio di proprietà. L'azienda ha sottolineato come la propria eredità di libertà creativa e i valori incentrati sui giocatori rimarranno intatti nonostante il cambio di proprietà.
La composizione del consorzio acquirente ha attirato particolare attenzione mediatica. Il fondo sovrano saudita è guidato dal principe Mohammed bin Salman Al Saud, mentre Affinity Partners è stata fondata da Jared Kushner, genero dell'ex presidente americano Donald Trump. Il Public Investment Fund, che già deteneva una partecipazione in EA, la trasferirà nell'operazione consolidando la propria posizione all'interno del nuovo assetto proprietario.
Secondo quanto dichiarato dall'azienda, gli investitori credono fermamente nella visione strategica di EA e nella sua leadership. "Il Consorzio crede nella nostra visione, nella nostra leadership e nel nostro focus sulla creazione di giochi", ha affermato la società nel documento interno. L'enfasi è stata posta sulla capacità di EA di sviluppare giochi, storie e contenuti che riflettono una gamma diversificata di esperienze, distribuendoli alla comunità globale di giocatori.
EA ha respinto con decisione le speculazioni su eventuali difficoltà finanziarie alla base della vendita. La partnership, secondo l'azienda, rappresenta piuttosto un'opportunità per accelerare i processi decisionali e sbloccare nuove possibilità su scala globale. Per quanto riguarda l'impatto immediato sui dipendenti, la società ha garantito che non ci saranno cambiamenti immediati relativi a posti di lavoro, team o attività quotidiane.
La continuità al vertice appare assicurata. Andrew Wilson rimarrà nella posizione di amministratore delegato e non sono previste modifiche al team dirigenziale. EA ha ribadito che la propria missione, i valori aziendali e l'impegno verso giocatori e fan in tutto il mondo restano invariati nonostante il cambio di proprietà.
L'operazione non è passata inosservata alle autorità e ai sindacati americani. La scorsa settimana, il presidente della Communications Workers of America (CWA) ha scritto alla Federal Trade Commission e al Committee on Foreign Investment negli Stati Uniti, chiedendo una revisione approfondita dell'acquisizione. La richiesta sottolinea le preoccupazioni legate all'ingresso di capitali esteri, in particolare provenienti dall'Arabia Saudita, in un settore strategico come quello dell'intrattenimento digitale e dei videogiochi.
L'acquisizione di EA rappresenta l'ennesimo capitolo della crescente influenza dei fondi sovrani del Golfo nell'industria videoludica globale. Negli ultimi anni, l'Arabia Saudita ha intensificato gli investimenti nel settore come parte della strategia Vision 2030, che mira a diversificare l'economia del regno riducendo la dipendenza dal petrolio. Il settore dei videogiochi è considerato cruciale in questa transizione, con investimenti miliardari in studi di sviluppo, publisher ed eventi eSport.