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OpenAI, bufera dal Giappone: copyright a rischio con Sora 2

Editori giapponesi come Bandai Namco e Square Enix chiedono che Sora 2 non venga più addestrato sulle loro opere creative.

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Avatar di Antonello Buzzi

a cura di Antonello Buzzi

Senior Editor

Pubblicato il 03/11/2025 alle 17:00

La notizia in un minuto

  • CODA, associazione giapponese che rappresenta colossi come Bandai Namco e Square Enix, ha chiesto a OpenAI di cessare immediatamente l'addestramento di Sora 2 usando opere protette senza autorizzazione
  • Il sistema opt-out di OpenAI contrasta con la legislazione giapponese che richiede consenso preventivo per l'uso di materiale protetto da copyright, rendendo invalido il modello di business americano in Giappone
  • La controversia si inserisce in un contesto globale di crescente tensione tra industria creativa e società AI, con cause miliardarie in corso e interrogativi sulla liceità dell'uso di opere protette per addestrare modelli generativi
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

L'intelligenza artificiale generativa si trova nuovamente al centro di una controversia internazionale sul diritto d'autore. Questa volta protagonista è CODA, l'associazione giapponese che tutela la distribuzione dei contenuti oltre confine, che ha deciso di alzare la voce contro OpenAI e il suo strumento di generazione video Sora 2. L'organizzazione, che rappresenta alcuni dei più importanti nomi dell'industria dell'intrattenimento nipponica, ha pubblicato una dichiarazione ufficiale in cui chiede alla società americana di smettere immediatamente di addestrare la propria intelligenza artificiale utilizzando opere creative protette da copyright senza autorizzazione preventiva.

La questione ruota attorno a un principio fondamentale che separa l'approccio giuridico giapponese da quello adottato da OpenAI. Mentre la società di Sam Altman ha implementato un sistema di opt-out, che prevede l'utilizzo automatico delle opere protette a meno che i titolari dei diritti non richiedano esplicitamente di essere esclusi, la legislazione giapponese sul copyright funziona in modo diametralmente opposto. Nel sistema legale del Sol Levante, infatti, è necessario ottenere il consenso prima di utilizzare materiale protetto, seguendo dunque un modello di opt-in.

CODA ha sottolineato con fermezza questa incompatibilità nelle sue richieste a OpenAI. L'associazione non si è limitata a chiedere la cessazione dell'uso non autorizzato delle opere dei suoi membri, ma ha anche preteso che la compagnia risponda in modo trasparente e sincero a tutte le richieste di chiarimenti relative a possibili violazioni del copyright riscontrate nei contenuti generati da Sora 2.

Il sistema opt-out viola la legislazione giapponese sul copyright

L'organizzazione ha inoltre evidenziato un aspetto cruciale del contenzioso: secondo il diritto giapponese, non esiste alcun meccanismo che permetta di evitare la responsabilità per violazione del copyright attraverso obiezioni presentate successivamente all'utilizzo. In altre parole, il modello di business di OpenAI, che presume il consenso fino a prova contraria, non ha alcuna validità legale nel contesto normativo nipponico.

Il peso specifico di CODA nel panorama dell'industria creativa giapponese è considerevole. Tra i suoi membri figurano colossi come Bandai Namco, publisher di franchise miliardari come Elden Ring e Dark Souls, Square Enix, casa madre di Final Fantasy e Dragon Quest, oltre a Cygames e Toei Animation. L'associazione si occupa non solo della tutela del copyright attraverso la lotta alla pirateria, ma anche della distribuzione legale a livello mondiale di videogiochi, film, musica, programmi televisivi e animazione giapponesi.

La presa di posizione di CODA si inserisce in un contesto più ampio di crescente tensione tra l'industria creativa e le società che sviluppano modelli di intelligenza artificiale generativa. OpenAI non è l'unica azienda del settore ad affrontare sfide legali: Anthropic, società concorrente specializzata in AI, ha accettato di versare la cifra astronomica di 1,5 miliardi di dollari ad autori e scrittori per chiudere una causa per violazione del copyright intentata all'inizio di quest'anno.

Il numero di contenziosi legali in corso contro le compagnie di intelligenza artificiale continua a crescere, coinvolgendo creatori di contenuti di ogni tipo: scrittori, artisti visivi, musicisti e produttori di media. La questione fondamentale che attraversa tutti questi casi riguarda la liceità dell'utilizzo di opere protette da copyright per addestrare modelli di AI senza compensare i creatori originali o richiedere il loro permesso esplicito.

Per il pubblico italiano, abituato a un sistema di tutela del diritto d'autore storicamente forte e radicato nella tradizione giuridica europea, la posizione di CODA risulta particolarmente comprensibile. Anche nel nostro ordinamento vige il principio secondo cui i diritti d'autore devono essere rispettati e l'utilizzo di opere protette richiede autorizzazione preventiva. La battaglia legale che si sta consumando tra l'industria creativa giapponese e le società tecnologiche americane rappresenta un precedente significativo che potrebbe influenzare futuri sviluppi normativi anche in Europa.

La tecnologia di generazione video tramite AI rappresentata da Sora 2 costituisce uno dei fronti più avanzati dell'intelligenza artificiale generativa. Questi strumenti sono in grado di creare video realistici partendo da semplici descrizioni testuali, ma proprio questa capacità solleva interrogativi etici e legali complessi quando i modelli vengono addestrati su contenuti di cui non si possiedono i diritti.

Fonte dell'articolo: www.eurogamer.net

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