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EA Sports PGA Tour | Recensione: si torna sul green in maniera non perfetta

La nostra recensione di EA Sports PGA Tour, il nuovo gioco di GOLF di Electronic Arts pronto a soddisfare le aspettative degli appassionati.

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Avatar di Mario Petillo

a cura di Mario Petillo

Contributor

Pubblicato il 13/04/2023 alle 11:00

Un tempo c'era Tiger Woods, considerato come uno dei migliori golfisti di tutti i tempi, grazie alla vittoria in 15 diversi major, che ne fanno il giocatore più titolato della storia. C'era Tiger, con tutta la sua storia, la sua leggenda, gli insegnamenti arrivati da Earl, suo padre, e Kultida, sua madre, thilandese di nascita e attenta a insegnare al figlio quella regola aurea che permette a ogni golfista di tramutarsi da amatoriale a professionista: ogni palla ha una storia a sé.

C'era lui, che nel 2012 era lo sportivo più pagato al mondo con un guadagno di 83 milioni di dollari all'anno, ma che poi nel 2017 ha visto iniziare la propria caduta. Tiger è tornato alle competizioni l'anno scorso, in occasione del Masters di Augusta, ma senza riuscire a imporsi. È stata la fine di quel Tiger Woods PGA Tour di Electronic Arts che era l'emblema dei giochi di golf, sostituito da uno sparuto tentativo di mutuare il personaggio di Woods in Rory Mcllroy, il talentuoso nordirlandese attualmente terzo nel ranking mondiale e vincitore di 4 major. L'appeal non era lo stesso, non tanto per i professionisti che vedono in Mcllory un ottimo golfista, ma quanto per il grande pubblico, che era troppo più legato a Tiger Woods.

Perso il supporto della Tigre del green, EA sembrava essersi ritirata dalla competizione golfistica, lasciando spazio a PGA Tour 2K di HB Studios. Quest'anno, però, l'intenzione è stata quella di tornare in pompa magna, con un nuovo titolo, per conquistare il mercato internazionale, anche in concomitanza della Ryder Cup, l'attesa competizione che mette Stati Uniti ed Europa l'una contro l'altra e che quest'anno farà anche tappa, per la prima volta nella sua storia, a Roma. Per un evento unico. E quindi, quale occasione migliore per tornare sul green con EA Sports PGA Tour?

Una semplicità più arcade

EA Tiburon si è fatta carico dello sviluppo, inseguendo una strada di pura semplicità, ma allo stesso tempo in grado di esaltarsi per quella che è la resa spettacolare, quasi arcade di uno degli sport più pregno di dettagli e più necessari di una simulazione possibile. Partiamo con un paragone dovuto, perché PGA Tour 2K23 si era concentrato molto su una gestione basata sulla pressione di tre diversi tasti per avviare lo swing, invece EA punta su quella immediatezza arcade che ci permette di gestire tutto con la levetta analogica sinistra (destra, nel caso in cui vogliate modificare le impostazioni). In base all'ampiezza del vostro movimento andrete a selezionare la potenza dello swing, mentre con la croce direzionale potrete muovere il colpo e con lo stick destro regolare l'effetto in base al punto in cui andrete a colpire la pallina e tenendo anche conto del vento.

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Una meccanica del genere può essere sicuramente utile sul tee shot e sulle buche da par 5, dove esagerare con la potenza potrebbe addirittura esservi utile, a patto di non finire in second cut o nel bunker, ma diventa macchinosa dinanzi a un approccio, soprattutto con i chip shot. Nei colpi di precisione, infatti, l'ideale sarebbe evitare di dover dosare tutto col movimento dell'analogico, ma avere un altro tipo di gestione, che vi permetta di non rovinare un putt che - come si sa - potrebbe valere migliaia di dollari nella vita vera. Tra l'altro PGA Tour vi butta subito nella mischia, perché in attesa dell'installazione completa verrete lanciati sul campo dell'Augusta Masters, che vi farà sì da tutorial, ma senza un chiaro e preciso intento di fare pratica, bensì di mettervi già nella condizione di portare a casa un doppio boogey alla prima buca. Un altro elemento negativo che evidenzio è l'impossibilità di selezionare a proprio piacimento il ferro da usare, ma di doversi limitare a una selezione di essi. Questo vi impedirà di eseguire un putt al di fuori del green e rischiare, quindi, di oltrepassare la buca perché vi dovrete affidare a un pitch per coprire una distanza di dieci metri.

Il fascino dei quattro Major

Al di là di questi aspetti, EA Sports PGA Tour offre dal punto di vista dei contenuti un'ampia scelta di modalità e di attività da svolgere. La carriera vi permette di andare a creare il vostro golfista personale, caratterizzandolo in tutte le movenze e ovviamente anche la mano di gioco: con un sistema a livello che vi permetterà anche di sbloccare determinate abilità, finirete per essere risucchiati dall'esperienza che vi farà partire dai tornei amatoriali e lentamente salire di major in major, a patto di qualificarvi. Questo è anche l'aspetto vincente di EA Sports, che si porta a casa le licenze dei quattro major ufficiali, con tutti i percorsi ufficiali a disposizione. Si tratta di uno dei fiori all'occhiello di Electronic Arts, sempre in grado di raggiungere l'obiettivo di aggiudicarsi le licenze giuste per ricreare una simulazione degna di questo nome e avere dei contenuti che la concorrenza non sempre riesce ad aggiudicarsi.

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Ricreati con un'attenta fotogrammetria, così da poter avere la sensazione di essere realmente sul campo dell'Augusta Masters o del PGA Tour, ogni buca si trasformerà in un'esperienza realistica. Il Frostbite non è spinto a livelli incredibili come è accaduto con Fifa 23, ma siamo dinanzi a un'esperienza che nel complesso è gradevole, affascinante e che restituisce l'emozione di un faraway sconfinato e ben curato, arrivando anche a godere del diverso taglio dell'erba tra il first cut e il second cut. Molto gradevole, a livello registico, l'esaltazione di un colpo che sta per andare in buca con un birdie non eseguito col putt, ma anche di uno swing eseguito in maniera perfetta tra potenza e impatto con la pallina: il Frostbite attiva uno slow-motion che renderà l'attesa di dove sta per cadere la palla ancora più briosa e indimenticabile, tanto da volerla subito registrare per renderla immortale.

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L'aspetto che più stupisce, però, in questa ampia scelta di contenuti è legato al fatto che i menù di gioco risultano estremamente lenti e che richiedano dei caricamenti prolissi. Nella modalità carriera, ma anche nel resoconto dei risultati, finirete per annoiarvi di quanta attesa dovrete prestare per passare da una schermata all'altra. Per il resto, al di là della Carriera, avrete diverse occasioni per confrontarvi con le Quick Play, le classiche partite veloci, fino ai tornei catalogati sotto Competitive, che permettono fino a 16 giocatori di scendere in campo e mettere in piedi un matchmaking con le vostre regole. Tutta l'esperienza sarà accompagnata, poi, dalla telecronaca di Frank Nobilo e Rich Lerner, entrambi figli di Golf Channel: i testi sono solo in inglese, sia nel parlato che nello scritto, essendo totalmente assente la localizzazione in italiano.

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