Eastward | Recensione, un bizzarro mondo fatto di sentimenti

Eastward si è fatto attendere ma il titolo d'esordio di Pixpil ha ampiamente ripagato l'attesa. Ecco la recensione di un gioco mai banale e con tanto cuore.

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a cura di Martina Fargnoli

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Potremmo aprire questa recensione dicendo che Eastward è un clone di Zelda, ma non staremmo facendo un complimento al gioco d'esordio dello studio cinese Pixpil. Non fraintendeteci, Zelda è un gioco monumentale, una saga incredibile, ma Eastward sa essere speciale a suo modo. È un meccanismo che utilizziamo per ricondurre tutto a qualcosa di familiare, tracciamo paralleli che ci aiutino a catalogare le esperienze ed Eastward ne è consapevole, anzi non ha paura di omaggiare apertamente Zelda, lo studio Ghibli o EarthBound, titolo il cui ascendente si respira in ogni pixel a tal punto che c'è un intero gioco di ruolo giocabile, e di cui tutti parlano in Eastward, chiamato Earth Born.

Non una semplice sorpresa, un easter egg o un’attività secondaria per spezzare l’incedere lento della narrazione, ma una presenza costante nelle vite di molti NPC: uno spiraglio di felicità e gioia, un’attività che unisce fuori e dentro dallo schermo, proprio come fanno con noi i videogiochi. È in dettagli come questo che si vede come Eastward voglia lasciarci qualcosa in più quando spegniamo tutto e torniamo alle nostre vite, come un pensiero su cui riflettere o un sorriso improvviso per via di una storia buffa che abbiamo sentito. C’è mistero, fantascienza e magia che basterebbero per spingerci a giocare, ma Eastward è un gioco che parla soprattutto di comunità, di affetti e di legami. Tre elementi che rendono il suo mondo post-apocalittico così lontano da quelle storie senza speranza, fatte annegare nell’odio e intrise di violenza, con cui il declino della società spesso si rappresenta.

Lavorare in miniera, prestare servizio in fattoria raccogliendo frutti e radunando maiali volanti, o affrontare i bulli che tormentano un compagno di classe, sono tutte missioni che in un qualsiasi altro gioco probabilmente verrebbero relegate a secondarie di scarso impatto, invece in Eastward costituiscono il nucleo centrale, come se gli eventi più tragici fossero sullo sfondo, ma come una bomba a orologeria, fossero solo in attesa di esplodere alla fine del countdown. Come si fa ad avere a cuore un mondo minacciato da un miasma che intende divorarlo se non passando del tempo con i suoi abitanti? Vivere insieme la quotidianità, sentire le loro storie, conoscere tutti i negozi e vederli chiudere e aprire a seconda dell’ora della giornata. Tutto è minuziosamente costruito affinché ovunque noi andremo, non potremo far altro che affezionarci, e al tempo stesso saremo accompagnati dalla paura che ai nostri amici possa accadere qualcosa.

In questa avventura c’è anche molta azione, tuttavia è la parte che presta maggiormente il fianco a critiche a causa di un sistema di combattimento non sempre preciso o stimolante, tuttavia, ancora una volta emerge come le avversità siano superabili mettendo insieme le proprie unicità. I due protagonisti del gioco, John e Sam, sono molto diversi fra loro ma sono legati da un rapporto che ricorda quello padre-figlia. John è taciturno e protettivo e, quando è controllato dal giocatore e i due personaggi stanno camminando insieme, il suo corpo è sempre protratto in avanti come a fare da scudo alla misteriosa bambina. Sam ha poteri magici e una vivacità contagiosa; non vorrebbe mai che accadesse qualcosa a John.

In termini di gameplay, l’uomo è l’unico a poter utilizzare bombe o brandire armi che feriscono, tra cui anche una padella che può utilizzare per cucinare manicaretti che se mangiati offrono un miglioramento alle statistiche o permettono di recuperare salute. L’essere così solare e trasparente di Sam si riflette nella sua abilità di emettere un potere in grado di respingere il miasma o illuminare i livelli. Non può infliggere danno, ma i nemici colpiti dai suoi proiettili di luce vengono momentaneamente bloccati rendendo molto più facile a John colpirli. Molti dungeon sono strutturati su alcuni puzzle da risolvere e se inizialmente non prevedono molta collaborazione, più ci si immerge nell’avventura, maggiori saranno le sezioni in cui i due personaggi dovranno separarsi o in cui è necessario passare da un personaggio all’altro per sfruttarne le abilità.

Nel complesso gli enigmi non sono particolarmente difficili da risolvere, ma a volte la situazione potrebbe diventare problematica a causa dei nemici che cercheranno di ostacolare il duo. John e Sam, infatti, condividono anche la salute e, se non hai con te del cibo, potresti dovertela cavare con un solo cuore. Ci saranno anche scontri con i boss che, tuttavia, non sorprendono più di tanto anche se Pixpil ha cercato di dotarli di pattern di attacco diversi e gli sforzi maggiori si iniziano a vedere nelle fasi più avanzate di gioco. Nonostante qualche imperfezione in termini di precisione degli attacchi e cali di frame rate, il gioco non è mai frustrante e l’ottimo sonoro scandisce bene i ritmi tra la pura esplorazione e l’incalzare della battaglia.