Grafica e audio, pregi e difetti

The Bureau: XCOM Declassified è uno sparatutto in terza persona con una forte enfasi sulla tattica e sul gioco di squadra. Sviluppato da 2K Marin, è parte del mondo di X-Com.

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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

Grafica e audio, pregi e difetti

Siamo negli anni sessanta, ambientazioni e audio in stile vintage portano indietro nel tempo. La costruzione dei modelli e delle ambientazioni non delude, e seppur non mi ritengo uno storico esperto dell'epoca, sono abbastanza soddisfatto dell'atmosfera che si respira nel gioco.

Guardando la parte più tecnica, certo i modelli geometrici e le texture non faranno entrare The Bureau nella nostra Top 10 dei giochi graficamente più belli di sempre. La costruzione dei livelli non è particolarmente ricca di dettagli, e forse rendono meglio le ambientazioni esterne. Non male, non benissimo, una giusta via di mezzo, dopo tutto.

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Purtroppo a questo X-COM manca tutta la parte di sviluppo scientifico e della base. È vero che il cuore del gioco è l'azione sul campo, ma la ricerca è un punto di cui questa serie non può fare a meno. Non dico che debba essere come nei titoli strategici, ma solo che non può mancare. Allo stesso modo, permette al giocatore di partecipare un po' di più allo sviluppo della base non sarebbe male.

La gestione tattica dei combattimenti è quasi inesistente. O meglio, esiste, ma è poco efficiente. Bisogna migliorare l'intelligenza artificiale, e poi lasciare al giocatore la decisione su come affrontare uno scontro. Non sono scontento di come avvengono i combattimenti, e forse rendere tutto estremamente strategico renderebbe l'azione frustrante, ma avere la possibilità d'impartire veri ordini ai soldati così da coordinare azioni più spettacolari sarebbe interessante.

I livelli non sono altro che una scusa per portare la squadra in differenti zone in cui ci saranno una serie di nemici da uccidere. L'azione è matematica: sorpassate una linea immaginaria nello schema ed ecco che arriva un'ondata di nemici. Basterebbe rendere l'azione più fluida, mettendo qua e la qualche nemico da fare fuori, tenendo il giocatore sempre sul chi va là.

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La storia è un cliché, visto e rivisto. Però questo è uno dei pochi giochi che mi ha invogliato a investire del tempo per parlare con le persone, ascoltare i nastri e leggere i vari biglietti che si trovano sparsi per gli schermi - anche se verso la fine devo ammettere che ho iniziato a premere “B” per saltare le conversazioni.

Il segreto sta nel fatto che la storia offre alcuni colpi di scena, virando completamente l'attenzione da un momento all'altro, e che gli indizi e le discussioni sono abbastanza veloci da leggere. Inoltre, parlando con i vari personaggi si possono attivare alcune missioni che rendono il gioco un po' più vario. Insomma, niente a che vedere con informazioni che, all'atto pratico, risultano lunghe, noiose e inutili alla fine della trama principale. Gli sviluppatori hanno anche inserito finali multipli.

Gli scontri, seppur con alcuni difetti innegabili, all'atto pratico sono divertenti. Il livello delle battaglie e altalenante, e si passa dal sentirsi invincibili - e quindi fare gli sbruffoni - ad altri momenti in cui si corre sul filo di lana. Il livello di attenzione verso il gioco è sempre abbastanza alto.