I videogiochi sono il male per il regista di Gomorra

Il regista e attore di Gomorra parla a tutto tondo dei videogiochi, affermando che facciano più male ai ragazzi rispetto alle serie TV o i libri.

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a cura di Alessandro Adinolfi

Ancora una volta, i videogiochi finiscono nel mirino da parte di una figura ben conosciuta e apprezzata in Italia e all'estero. Questa volta a parlare in maniera negativa del nostro hobby preferito ci ha pensato Marco D'Amore, conosciuto ai più con il nome di Ciro, attore di Gomorra e regista della quinta stagione del fortunato serial prodotto da Sky e distribuito in tutto il mondo.

D'Amore, classe 1981 è diventato famoso proprio grazie a Gomorra, serie TV dove lui interpreta Ciro Di Marzio, orfano dopo il terremoto dell'Irpinia, al soldo della famiglia Savastano. E durante un'intervista ad opera di Beatrice Bertuccioli, comparsa su uno dei giornali pubblicati dal marchio Quotidiano Nazionale, dove la giornalista ha chiesto all'attore e regista cosa ne pensasse di chi accusa Gomorra di alimentare atteggiamenti violenti e ostili, quasi emulando la stessa serie. La risposta, da parte dell'attore, non si è fatta attendere ed ha tirato in ballo, appunto, i videogiochi.

"Mi sembra davvero immorale accusare Gomorra di provocare emulazione quando basterebbe conoscere i videogiochi con i quali passano il tempo i ragazzi", comincia D'Amore. Poi va avanti e accusa il settore, affermando che i giochi sono ambientati in futuri distopici in cui i ragazzi sono chiamati ad ammazzare, sventrare e violentare, esaltandosi di tutto ciò. Si tratta, ovviamente, di un'uscita abbastanza infelice, che denota anche un bel po' di disinformazione in merito ad un intero settore.

Per D'Amore, Gomorra non sarebbe paragonabile ai videogiochi (almeno per quanto riguarda l'emulazione nella vita reale) poiché si parla ddi fascinazione narrativa. "IO sono cresciuto iddolantrando i miti ddella letteratura efferata ma non è che sono diventato un omicidda, perché alle spalle avevo un certo contesto familiare e sociale", ha concluso l'attore. Contesto che forse potrebbe applicarsi anche ai videogiochi, ma probabilmente la mancata conoscenza di questo argomento non permette all'attore e regista di provare a fare un parallelismo simile.

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