I videogiochi vi trasformano in venditori migliori

Motivazione, raggiungimento degli obiettivi, misurabilità dei progressi, apprendimento più veloce, team building sono tutti vantaggi derivati dall'uso dei videogiochi per la formazione dei venditori.

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a cura di Elena Re Garbagnati

I videogiochi sono fondamentali per formare bravi venditori. Altro che perdita di tempo e adrenalina sprecata: il divertimento e la competizione favoriscono in maniera più efficace l'apprendimento di tecniche di vendita complesse e lunghe da spiegare. Già, perché se da una parte il lavoro non è un gioco, ci sono sistemi alla base dell'attività ludica e della vendita che convergono. E che stimolano di più rispetto a lunghe e noiose riunioni e sessioni di aggiornamento soporifere.

Call of Duty

Venditori in competizione

"I meccanismi del gioco si basano su obiettivi, problematiche da risolvere, ricompense e classifiche" spiega Giancarlo Novara, numero uno di Lebu, una piattaforma dedicata al social learning che trasforma le tecniche di gaming da sempre rivolte ai consumatori in uno strumento per la formazione aziendale.

Più in dettaglio sono state prese a esempio le dinamiche dei multiplayer più popolari, come Call of Duty. Ogni azione compiuta sulla piattaforma si trasforma in un punteggio: lezioni, quiz, stimoli, attività, domande e risposte permettono di acquisire punti e di migliorare la propria posizione in classifica. Così facendo si favorisce la partecipazione delle persone, che per indole tendono a fare di più per essere "migliori" degli altri. In più le classifiche sono movimentate da contest con premi dedicati che accelerano la fruizione di contenuti.

Call Of Duty: Advanced Warfare Call Of Duty: Advanced Warfare
Call Of Duty (COD): Ghosts Call Of Duty (COD): Ghosts
Call Of Duty (COD): Black Ops II Call Of Duty (COD): Black Ops II
Call Of Duty: Modern Warfare 3 Call Of Duty: Modern Warfare 3

"La leva data dal divertimento è il più forte motivatore esistente, perché biologicamente produce effetti sul cervello che non hanno paragone con nient'altro" - argomenta il sociologo Antonio Meridda. Secondo Meridda "l'uso del gioco per insegnare è da sempre il metodo più semplice, non a caso tutti i mammiferi lo utilizzano per apprendere. Nel gioco si affinano le strategie e le abilità che poi si applicheranno in altri contesti".

E non è tutto, perché "giocando si perfezionano molte capacità che altrimenti sarebbero difficili da maturare, come i rapporti sociali complessi - saper vincere e saper perdere ad esempio - e le strategie più avanzate per ottenere obiettivi concreti. Sfruttare il gioco è quindi una propensione naturale che può migliorare nettamente qualsiasi tecnica rendendo divertente e quindi motivante l'apprendimento".

Che giocare faccia bene era già emerso da precedenti studi. Adesso sappiamo che ne giova anche il lavoro: partitone in pausa pranzo?