Il problema dei videogiochi Pokémon

Chi compra e apprezza i giochi Pokémon viene spesso additato come fanboy o come vittima della nostalgia. Ma c'è dell'altro?

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a cura di Andrea Baiano Svizzero

Dall'arrivo di Pokémon Leggende Arceus, il web si è diviso ancora una volta sulla qualità dell'esperienza offerta. Da un lato abbiamo chi distrugge il titolo in ogni suo aspetto, soprattutto tecnico, dall'altro chi ne incensa la qualità e rivoluzione, pur ammettendone i suoi limiti. Questo scontro ha preso forma anche nelle recensioni della stampa specializzata, con delle fluttuazioni di voto piuttosto importanti. Se la verità sta nel mezzo, possiamo dire che Pokémon Leggende Arceus intrattiene e diverte, pur con degli evidenti limiti di design e una componente tecnica mediocre. Bene, tutto risolto? Non proprio, perché il dibattito circa la qualità della serie Pokémon è in realtà molto vecchio. Ha origini lontane, segno che in questi anni non è mai cambiato davvero qualcosa, se non l'intensità del dibattito e la sua importanza.

Anche Pokémon Zaffiro e Rubino erano tecnicamente inferiori allo standard per l'epoca, ma la percezione della pixel art, e la totale assenza di concorrenza, permettevano a Game Freak di cavarsela con poco. Le sue qualità erano altrove, e il pubblico di riferimento non aveva gli strumenti né l'interesse di esprimere un giudizio in tal senso. Con l'avvento del 3D, soprattutto su una console ibrida in HD come Switch, le cose sono drasticamente cambiate.

Spada e Scudo vengono spesso utilizzati come metro di paragone negativo, a causa della sua arretratezza e delle spoglie Terre Selvagge. Il confronto viene facile, anche rispetto a titoli della stessa Nintendo. Un dibattito acceso, che ha portato tantissimo clamore sui social e nelle community internazionali. C'è chi si è addirittura spinto al boicottaggio, con la volontà di mandare un messaggio forte e deciso a Game Freak e The Pokémon Company.

Com'è andata? Decisamente bene, visto che Spada e Scudo sono ancora oggi due million sellers della libreria di Nintendo Switch. Facili ironie a parte, la questione vendite viene spesso citata quando si parla di Pokémon e del rapporto che i fan hanno con la serie. Una community apparentemente scontenta e lamentosa, ma che non riesce proprio a rinunciare al nuovissimo titolo in uscita. Si punta subito il dito alla nostalgia, da sempre unica nemica in queste circostanze. I fan pokémon sono troppo nostalgici, sono legati ad un passato fatto di pomeriggi estivi spesi sul Gameboy, magari in compagnia di amici o cugini. Potrebbe essere vero, almeno in parte, ma in questo genere di discorsi si pecca spesso di egocentrismo. Anzi, di una visione limitata del mercato.

Pokémon non vive solo nostalgia e ricordi, ma è anche un prodotto che viene vissuto da una nuova utenza. I nuovi piccoli allenatori di oggi ci sono e sono tantissimi, ed hanno accesso a diversi contenuti che fruiscono anche al di fuori della console. Spacchettamenti di carte, abbigliamento, merchandise e videogiochi. Le nuove leve, proprio come noi che imbracciavamo un Gameboy per la prima volta, non hanno alcun interesse in merito alla componente tecnica né alla formula di gioco. Stanno comprando e vivendo un universo specifico, che ha una riconoscibilità e un carisma ancora molto forti.

Del resto anche Fortnite non sfoggia una grafica realistica, ma riesce ad essere riconoscibile ed iconico per altri aspetti. Pur prendendo con le pinze questo paragone, vista l'expertise e la cura riposta da Epic Games nel suo motore grafico, può essere utile a mettere a fuoco l'idea che sì, al di fuori della nostra bolla c'è un'utenza variegata e gigantesca.

Pokémon ha davvero concorrenza?

Lasciando da parte l'utenza giovane e ritornando ai "nostalgici", è chiaro che nelle sue mediocrità e mancanze, Pokémon riesca ancora ad offrire qualcosa. Su tutti, un'esperienza di monster collecting unica ed una componente competitiva che non ha eguali. Quest'ultima è profonda e profondamente radicata in una community a sé, grazie al circuito torneistico ancora oggi affermato e seguito in tutto il mondo. Questi due elementi sono spesso il cavallo di troia con cui Pokémon si insinua e vince, anche grazie ad una concorrenza che tale non è, almeno mai fino in fondo.

Negli anni sono stati diversi i titoli che hanno tentato questo approccio, da Yo-kai Watch a TemTem, passando per i più recenti Monster Hunter Stories e Coromon. Ognuno di questi titoli, in un modo o nell'altro, ha tentato di declinare l'esperienza Pokémon ricercando un'identità forte e specifica. L'unico ad aver davvero proposto un'alternativa convincente di recente è stato proprio il gioco Capcom, che grazie all'iconico immaginario di Monster Hunter è riuscita a confezionare un'esperienza di monster collecting divertente, profonda e adatta a tutti. Eppure, comunque non sufficiente a scalfire lo strapotere pokémon.

Ma è davvero solo comfort zone? Nonostante delle idee molto simili, Monster Hunter Stories propone un battle system differente, più incentrato su sistemi di carta, forbice, sasso che sullo stratificato sistema di Pokémon. La stessa cattura e breeding sono qui differenti, in qualche modo semplificati e concettualmente meno vividi da un punto di vista dell'immaginario. Si pone ancora una volta come un'esperienza jRPG semplificata, ma comunque molto legata a quei canoni ed aspettative.

Lo stesso avvenne con Yo-kai Watch, l'unico brand ad essere riuscito (anche solo per breve tempo) ad acquisire un grande successo mediatico. Un'esperienza comunque diversa, ma che riusciva con intelligenza a proporre il monster collecting con originalità. Fece impazzire i giapponesi, al punto da mandare più volte sold out il curioso orologio cattura Yo-kai del protagonista.

Eppure Pokémon è ancora qui, perché quel suo immaginario a base di allenatori, pokéball e creature da collezionare, allevare e far competere è ancora troppo forte. Troppo unico e attraente da poter essere ignorato o addirittura dimenticato, da chi in quei mondi si è perso da giovane e a cui ancora non vuole rinunciare. Un brand perfettamente inserito nella cultura pop, che non genera mai reale concorrenza ma "cloni" che aspirano a far meglio. Chi è abbastanza intelligente da capire che l'idea del clone pokémon ti pone già alla sua ombra, sceglie una strada parallela. Di fatto, precludendosi in partenza anche solo il tentativo di detronizzare Pokémon.

Più spirito critico, meno tossicità

Le creature di Game Freak hanno ancora una forza e un fascino unico, così come i sistemi e l'universo che li vede protagonisti. Divertirsi o apprezzarli non è un crimine, nonostante le spigolosità. Ma è anche importante approcciarsi alla serie con spirito critico, quando è il momento. Si può apprezzare e voler vivere quel tipo di esperienza anche ammettendone le criticità. D'altro canto, si può anche scegliere di non giocare o supportare la serie, senza per questo denigrare i gusti e le scelte altrui.

Pokémon si è sempre basato sulla cooperazione e la sfida, due facce della stessa medaglia. Due lati che come community, se incanalate nel modo giusto, possono solo far bene alla serie nel suo complesso. Lo ha dimostrato Leggende Pokémon Arceus, nonostante tutto, e potrebbero (o anche no) farlo anche Scarlatto e Violetto.

Com'è che si dice: non c'è mai solo il bianco o il nero nella vita, ma anche le sfumature di grigio. Un po' come le diverse versioni dei giochi Pokémon, no?