Quando abbiamo aperto la porta della stanza in cui avremmo dovuto partecipare all'ennesimo appuntamento della Gamescom 2025 non ci aspettavamo sicuramente di trovare ad accoglierci niente meno che Tim Schafer. E invece, nel bel mezzo di una giornata fitta di incontri e corse tra un padiglione e l’altro, ci siamo ritrovati a parlare con il celebre game designer, a cui dobbiamo alcune delle più belle avventure grafiche di sempre, oltre che ovviamente tutte le produzioni Double Fine.
Argomento dell’incontro a porte chiuse è stato ovviamente Keeper, ultima fatica dell’estrosa software house che vedrà la luce il prossimo 17 ottobre. Un’opera che pare davvero magnifica da vedere e che Tim ci ha raccontato con grande cura, mostrandoci pure diversi frammenti di gameplay. Purtroppo non vi è stato modo di provarlo con mano, ma quanto visto ci ha comunque concesso di capire un po’ meglio natura e meccaniche di questa peculiare esperienza.
Un mondo da esplorare
Tim ci ha raccontato Keeper come un’opera capace di trasmettere un’atmosfera strana ma tranquilla, una sorta di ossimoro che si sposa benissimo con quanto abbiamo avuto modo di vedere. Il mondo di gioco che si spiega sotto i piedi del nostro faro è infatti oltremodo peculiare e colmo di stranezze, ma per qualche motivo riesce anche a emanare tranquillità.
Nei video di gioco che ci sono stati mostrati abbiamo infatti avuto modo di osservare delle ambientazioni evocative colme di vita e particolari, dove piccoli esseri scorrazzavano in allegria ed enormi creature sullo sfondo riposavano placide. Un mondo che reagisce attivamente al nostro passaggio e che pare essere un vero e proprio piacere da esplorare e ammirare, con ogni anfratto che sembra nascondere una scena degna di nota o qualche dettaglio che sarebbe un peccato perdersi.
L’idea alla base del tutto, come raccontatoci sempre dal fondatore di Double Fine, è quella di raccontare un mondo post-apocalittico dove la natura riprende il controllo e comincia pian piano a sanare il mondo. Un qualcosa che abbiamo visto in parte tutti noi durante la pandemia di COVID-19 del 2020, ma che in Keeper è ovviamente portato a un livello ancora superiore. Senza la razza umana le piante si sono infatti impadronite delle strade, mentre strane creature hanno cominciato ad abitarne la superficie. Emblematico in tal senso è come nell’interezza di Keeper non vi sia neanche una singola linea di dialogo, perfetto esempio di come una giusta atmosfera valga più di mille parole. Un obiettivo, che almeno da questo hands-off, parrebbe proprio essere stato centrato dalla software house.
Se delle ambientazioni abbiamo già tessuto le lodi, vi farà poi decisamente piacere sapere che anche la direzione artistica e il sound design paiono particolarmente riusciti e vanno così a contribuire alla creazione di un’atmosfera tanto unica quanto ammaliante. Anche solo vedere il nostro faro muoversi, sentendo la pesantezza di ogni suo singolo passo, è stato davvero bello e ci siamo fatti trascinare dalla sua curiosità, cercando di non perderci neanche un’oncia della bellezza del mondo di Keeper.
Strani uccelli ed enigmi da risolvere
Keeper è ovviamente un videogioco e, oltre ad ammaliare dal punto di visto di ambientazioni e atmosfera, deve ovviamente proporre qualcosa anche sul piano meramente ludico. In base a quanto ci è stato mostrato a Colonia, le meccaniche di gioco si basano sull’esplorazione e sul risolvere degli enigmi ambientali.
A tale riguardo, a nostro supporto fin dal principio vi è un simpatico pennuto, che sta per la maggior parte del tempo appollaiato sulla cima del faro. Puntando la luce verso un oggetto è però possibile farlo spostare, per tirare ad esempio una leva o per attivare qualche meccanismo. Potremmo poi portare con noi anche vari oggetti, da usare successivamente per completare dei puzzle o per farci aprire delle strade aggiuntive da qualche potente entità.
Non avendolo potuto provare direttamente, non ci è quindi ancora totalmente chiaro come Keeper funzioni pad alla mano, ma vederlo in azione ci ha decisamente soddisfatto. Se ci sia altro oltre all’esplorazione, che pare però davvero fantastica, e agli enigmi è quindi ancora presto per capirlo. La qualità di quanto messo in piedi da Double Fine è in ogni caso evidente e siamo pronti a scommettere che difficilmente ci deluderà.
Keeper: in conclusione
Il nostro primo incontro con Keeper ci ha mostrato un’opera che, con il suo mix di esplorazione, enigmi e un'estetica post-apocalittica fuori dagli schemi, sembra voler dimostrare che la narrazione può passare anche attraverso le immagini, i suoni e le sensazioni, oltre che dalle parole. Un faro che vuole illuminare una strada inesplorata nel panorama videoludico, regalandoci sensazioni ed emozioni completamente nuovi. Purtroppo senza averlo potuto provare direttamente non possiamo esporci oltre, ma l’ultima fatica di Double Fine sembra decisamente avere tutte le carte in regola per rivelarsi una piccola perla.