King of Seas | Recensione dell'action rpg italiano

King of Seas è un action-rpg a tema piratesco sviluppato dall'italiana 3DClouds. Molte navi per stili di gioco diversi e un'ampia personalizzazione.

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a cura di Martina Fargnoli

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King of Seas è un action-rpg per novelli pirati, sviluppato dall'italiana 3DClouds che ha abbandonato le piste e i circuiti di All-Star Fruit Racing e Xenon Racer per solcare nuove acque e avventurarsi in territori inesplorati. L’idea romantica di una vita fatta di incredibili avventure e di quel senso di libertà che solo l’infinita distesa azzurra del mare ti sa dare, fa sempre molta presa nell’immaginario. I videogiochi l’hanno rielaborata in moltissimi generi e modi: dai più recenti Sea of Thieves e Furious Seas, ai leggendari Monkey Island e Pirates! la cui fama è pari a quella dei più grandi capitani della storia. King of Seas si pone nella scia proprio del gioco creato da Sid Meier e, di conseguenza, di Windward, action-adventure RPG di qualche anno fa ambientato in un mondo generato proceduralmente proprio come promette di fare King of Seas.

A differenza del sandbox orientato alla modalità cooperativa di Tasharen Entertainment, il titolo di 3DClouds è un’esperienza interamente single-player, dove tra una missione storia e l’altra si potranno accettare secondarie, conquistare porti, fare battute di pesca, dedicarsi al commercio ma soprattutto ingaggiare i velieri delle altre fazioni presenti in scontri all’ultima cannonata. L’incipit narrativo di King of Seas coincide con il più classico dei tutorial che introduce i comandi di base per mantenere l’imbarcazione a galla sfruttando sapientemente la direzione dei venti. Quella che però sembrava una tranquilla e ordinaria missione di routine si trasforma nel più nefasto degli eventi: il Re dei Mari viene assassinato da un potente rito Voodoo e al nostro ritorno la colpa viene fatta ricadere su di noi, i legittimi eredi al trono. Cacciati e fatti affondare dalle forze della marina militare, veniamo trascinati dalla corrente e salvati da un gruppo di pirati.

All’arrembaggio

Da qui ha inizio la nostra nuova vita, segnata metaforicamente anche dal passaggio alla maggiore età. Nei panni di Marylou o Luky – non fa differenza con quale personaggio scegliamo di giocare – dovremo far luce sull’accaduto sopravvivendo a tutte le minacce che tenteranno di ostacolarci. Al comando di un agile Sloop muoveremo i primi passi e affronteremo fin da subito delle sfide parecchio impegnative. Sia la navigazione che i combattimenti si svolgono con telecamera fissa con vista dall’alto, ciò significa che non è possibile ruotare la telecamera ma al massimo la si può avvicinare per un effetto zoom sulla nostra imbarcazione. In fase di ingaggio non sono presenti né un mirino né le linee di tiro per calibrare il colpo, non aspettatevi quindi la strumentazione di un World of Warships perché non è chiaramente quello l’intento. Ciò su cui si può agire è la velocità e l’orientamento della nave, così da allineare i cannoni di un fianco rispetto a un altro.

A parte l’evidente semplicità con cui i colpi vengono gestiti, ci sono alcuni aspetti strategici che rendono comunque gli scontri interessanti. Ogni veliero è formato da tre principali componenti: vela, scafo e ciurma. L’integrità della vela regola la velocità massima a cui si può andare; una vela danneggiata implica un rallentamento generale della nave. Lo scafo rappresenta la durabilità del mezzo; distrutto lo scafo coleremo a picco. La ciurma è essenziale per gestire i cannoni. Minori uomini a bordo, minore sarà il numero di colpi esplosi. Questi tre fattori andranno sempre regolati per ottenere un vantaggio in battaglia. Come dotazione standard avremo 3 diverse palle di cannone, ciascuna adibita a fare danno o alla vela, o allo scafo o alla ciurma. Ci sono 5 tipologie diverse di navi che potremo manovrare nel corso dell’avventura: Brigantino, Galeone, Sloop, Flute e Fregata. Ognuna ha le sue peculiarità ed è più adatta per un compito rispetto a un’altra, ad esempio il Galeone è perfetto per lanciare bordate sugli avamposti mentre la Fregata è un buon compresso tra potenza e velocità.

Tutte le navi sono altamente personalizzabili con il loot ottenuto sconfiggendo avversari, depredando vecchi relitti o acquistato presso I carpentieri presenti in ogni porto. Potremo selezionare Vele, scafo, polena, proiettili, scegliere abilità uniche per ogni tipologia di nave e persino arruolare la ciurma che preferiamo. Ogni oggetto equipaggiabile ha una serie di statistiche numeriche e un livello, peccato però che non sia presente una sorta di glossario per gli attributi, avrebbe aiutato a capire meglio alcune statistiche. Tutte le modifiche che apportiamo hanno diretto effetto in gioco, influenzando il ben realizzato modellino della nave, anche se per osservarne bene tutti i dettagli dovremo zoomare il più possibile. L’aspetto RPG si completa con l’albero dei talenti che si dirama in tre principali categorie: navigazione, battaglia e voodoo. Come suggeriscono i nomi, possiamo andare a migliorare l’efficienza in combattimento aumentando danni dei proiettili, riducendo i tempi di cooldown o potenziando le abilità voodoo. Nel ramo della navigazione potremo anche influenzare l’economia di gioco ottenendo più esperienza o più oro a seconda delle necessità.

Così come ci saranno diversi velieri da utilizzare, ce ne saranno diversi da affrontare, ognuno con le proprie caratteristiche. Temibili Comandanti della Marina accompagnati da navi di scorta, navi del tesoro, contrabbandieri, galeoni fantasma e persino illustri pirati da sfidare. Più volte nel corso della storia, però, siamo stati rallentati dai requisiti di una missione, o perché ci richiedeva un livello che ancora non avevamo raggiunto, o perché l'obiettivo era effettivamente al di fuori della nostra portata. Il grind di per sé non è un problema quando ci sono attività secondarie anche piacevoli da portare a termine, tuttavia non è il caso di King of Seas. Le missioni secondarie si possono per lo più riassumere in fetch quest del tipo scorta una nave verso un altro luogo, consegna un carico da un porto a un altro o elimina un obiettivo che tendono a ripetersi sempre uguali, Non aiuta molto neanche il fatto che i personaggi si assomiglino tra di loro. Ne abbiamo svolte molte per salire di livello almeno fino a quando non abbiamo trovato potenti abilità di alto grado che hanno stravolto le sorti della partita e il nostro modo di giocare. Nel complesso il bilanciamento dell’esperienza ci è parso migliorabile, perché una volta in possesso del migliore equipaggiamento è stato divertente affrontare gli avversari.

Assalti e rotte commerciali

Dopo essere avanzati a sufficienza nella storia, si sbloccherà anche una mini componente gestionale che oltre ad assaltare le navi ci coinvolgerà nella conquista e mantenimento dei porti che fungeranno anche da punti di salvataggio da cui ripartire. A quel punto il gioco assumerà un diverso dinamismo. Ogni porto conquistato andrà rafforzato spendendo denaro nella forza militare, nell’accrescere la popolazione e nell’aumentare le ricchezze perché le forze nemiche tenteranno di riconquistare il porto. Un avviso in gioco ci informerà quando avverrà l’attacco alle nostre roccaforti e potremo difenderle, oppure ci informerà di quali porti si stanno indebolendo per tentare la conquista. Spesso, totalmente concentrati sulla storia principale, non abbiamo fatto in tempo a raggiungere i luoghi sotto attacco e li abbiamo persi, o non abbiamo trovato navi a guidare l’assalto. Anche quando abbiamo mosso degli attacchi di nostra iniziativa c’è stato poco supporto da parte delle navi alleate e ci siamo ritrovati da soli contro navi della marina, cacciatori di pirati e le torri di difesa. Sicuramente impegnativo e che mette a dura prova le nostre strategie di combattimento, ma anche un po’ frustrante a causa dello scarso supporto.

Le battaglia navali sono quindi al centro dell’esperienza di gioco, ma anche l’esplorazione svolge un ruolo importante perché ogni partita è resa diversa dalla generazione procedurale. L’esplorazione non completerà automaticamente la mappa come in altri titoli, ma per avere una chiara posizione dei diversi elementi di gioco sarà necessario acquistare la mappa di un’area da un cartografo. Dato che i contorni che può delineare sono limitati, ci saranno molte mappe da acquistare. La gestione del denaro sarà quindi un’altra componente fondamentale e potremo acquisirne molto nelle nostre scorribande via mare, ma in particolar modo dedicandoci al commercio. Ogni porto ha un mercato nel quale possiamo vendere le merci raccolte e sta a noi trovare la città portuale che paga meglio un determinato bene. Il metodo più veloce per fare soldi però, è vendere il loot obsoleto o in eccesso al carpentiere.

Il nostro tempo in mare è stato accompagnato, oltre che da una colonna sonora energica, da alcuni spunti interessanti che hanno reso le scorribande un po’ meno statiche come l’introduzione di un ciclo di giorno e notte per variare i pericoli incontrati nelle acque o il meteo variabile e le eruzioni vulcaniche che ci hanno colti alla sprovvista e ci hanno costretti a rivedere la rotta. I mostri marini, attualmente rappresentati da un tentacolo che fuoriesce dall’acqua, sono solo dei punti sulla mappa da dover evitare, non ci sono ancora epiche lotte contro ciò che si agita nelle profondità dell’oceano. Gli sviluppatori hanno già delineato una roadmap e uno degli aggiornamenti futuri riguarderà proprio i mostri marini. Non abbiamo ancora dettagli ma un pizzico maggiore di eventi casuali o nuove tipologie di missioni è ciò che sicuramente farà bene al titolo che soffre di ripetitività a lungo andare.

La versione per PC, come anche segnalato nella pagina del negozio di Steam, non gode attualmente del pieno supporto a mouse e tastiera ed è infatti totalmente consigliato di giocare con un controller in particolare per muoversi all’interno dei menu. A parte questo problema risolvibile con un futuro update, il gioco non ha presentato lacune tecniche né rallentamenti negli scontri più concitati con molte navi e abilità in uso. La forma artistica scelta da 3DClouds, ambienti low poly con colori molto accesi, si sposa bene con lo stile leggero dell’avventura che alterna dialoghi e personaggi illustrati dai tratti caricaturali. La terra ferma, anche se non esplorabile a piedi, è comunque ben curata e presenta dettagli che rendono i vari luoghi piacevoli da scoprire.